Dici
che sia meglio essere normali, e ti sembra di esser normale a dirlo. Io però
dubito della normalità che non dubita a sua volta, e che di tanto in tanto non
sfiora o non cade scompostamente nell’irrazionale pazzia. Tu ogni estate vai al
Lido di Savio, dici, tanto per chiarire la tua posizione, per evidenziare la
tua saggezza? È da par tuo, lo ammetto. Ma non ti salva, e forse non ti
protegge neppure l’apparenza.
Del
resto se io ti confesso di essere pazzo non devi credermi. Se so di esserlo un
po’ non lo sono, ne convieni? E poi il limite tra i due mondi non è tanto
netto, non vi può essere eretto alcun muro, e sono un po’ matti quelli che lo
costruiscono per rinchiudervi altri matti. Ma tra simili si riconoscono, si
cercano, si amano e si odiano, non possono far senza gli uni degli altri. I
primi perché con gli altri ci campano, ed i secondi perché grazie agli altri è
vero che non campano, ma forse un po’ hanno bisogno di un riconoscimento (segno
di interesse) che in altri modi non potrebbero ottenere.
E
poi normalità non c’è, sarebbe anzi estremamente rischiosa. Dal punto di vista
evolutivo serve che ci siano sempre, in ogni popolazione, individui ai limiti
della distribuzione casuale su entrambi gli estremi per ogni aspetto
considerato. Sono la garanzia per la specie di adattarsi a mutamenti
imprevedibili in poche generazioni e non in ere geologiche, sono un
investimento sul futuro, esattamente come dovrebbe essere la scuola in ogni
società lungimirante. Ad esempio, oggi, l’irrazionale rifiuto nei confronti del
diverso mina la nostra stessa capacità di sopravvivere, e ci costringe a rinchiuderci
da soli in una prigione (in una gabbia di matti, detta in altro modo).
Se
leggo la cronaca piena di omicidi inutili e per motivi futili, di femminicidi perpetrati
da chi avrebbe dovuto solo amare, di attentati assurdi e spiegati con
motivazioni mai condivise da tutti, di consumo dell’ambiente che appartiene ai
nostri figli e nipoti, di modifiche ormai irreversibili al clima e di tanto
altro io penso alla pazzia nella quale siamo tutti caduti, in un modo o nell’altro.
Sei pazzo pure tu che ti ritieni sano, lo sono io che so di esserlo, lo siamo
tutti, anche se non in egual misura.
“Cercate di avere sempre un sogno”
mi dice ancora lei. E la sento, la vedo, la tengo con me ovunque vada. Te lo
racconto perché lei aveva ed ha ragione. Ed ogni sogno non deve essere
razionale, deve solo dare una speranza ed un’idea per scegliere la strada
giusta, che conservi una saggia pazzia ed allontani, appena le arriva troppo
vicina, la malinconia per ciò che non è stato ed avrebbe potuto essere. È una
malinconia subdola, sfuggente, non sempre controllabile, ma col suo sogno ho imparato
ad accettarla come pegno e così mi fa compagnia.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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