Capita spesso di trovare chi chiede 1 euro, magari quello
che si infila nel carrello, fuori dal supermercato tradizionale o dal discount,
dove magari si va per risparmiare. Spesso sono sempre quelli che occupano
le stesse zone, non di rado organizzati in gruppi, e sono giovani, sani, in
grado di svolgere anche lavori pesanti, quelli che i più fortunati rifiutano,
ma che, al livello più basso della gerarchia sociale ed economica, sono sempre
liberi.
Si trovano mendicanti fuori da chiese, ospedali e cimiteri.
Poveri che su un biglietto scritto in italiano stentato spiegano di avere fame,
figli da sfamare, e che sono senza lavoro.
In questi anni di crisi sempre più forte, ma in condizioni
neppure lontanamente paragonabili a quelle che hanno vissuto i nostri bisnonni,
nonni e genitori nel periodo bellico, è facile credere che tutti questi siano
nuovi poveri, persone che effettivamente hanno bisogno, ma la realtà è talvolta
diversa.
Recentemente a Bolzano l’amministrazione ha messo in atto
una vera lotta contro questa nuova figura professionale: il mendicante. Una
stima arrotonda a circa 100 euro l’incasso giornaliero di queste persone,
probabilmente controllate dalla malavita, trattate forse come schiavi.
A Rovereto in questi giorni un mendicante molesto è stato
fermato dalla Polizia e trovato con 115 euro in tasca, probabile frutto della sua
attività, e nei suoi confronti è stato emesso un provvedimento di espulsione.
Chi ha veramente bisogno quasi mai arriva ad elemosinare, ma
si rivolge ad associazioni, enti pubblici e privati, volontariato laico o
religioso. Le famiglie sulla soglia della povertà sono sempre di più ed oggi, per aiutarle, è
stata anche la giornata della colletta alimentare. Una responsabile mi ha
spiegato che sono oltre 1700 i nuclei sotto il livello di sopravvivenza, nel
solo Trentino, terra ricca al confronto di altre realtà italiane. Ma non sono
questi che chiedono la moneta del carrello.
Neppure gli imprenditori o i disoccupati che si suicidano
chiedono l’elemosina, ma conservano quella dignità che poi li spinge al gesto
tragico.
È la nostra coscienza che mettiamo a tacere, dando questi
pochi spiccioli, invece di fare volontariato serio o donare una spesa
importante o andare in banca per fare un bonifico a chi sappiamo che potrà
usare al meglio il nostro denaro.
Del resto non so che pensare, restando nel campo del
volontariato, di chi si inventa una onlus di solidarietà e da questa ci ricava
da vivere per sé e famiglia, facendo del volontariato il suo primo lavoro. In
Trentino succede pure questo.
E non so neppure che dire, per allargare un po' il discorso, delle iniziative di donare 2 o 5
euro per aiutare la Sardegna in questi giorni, o l’Emilia un anno e mezzo fa, o
la ricerca. Non so, ma preferisco, anche in questo caso, un’operazione
bancaria, donando una somma commisurata alle proprie possibilità, e non 2
miseri euro.
Un’ultima considerazione. Vorrei che non servisse la carità
e la solidarietà in questa forma, ma che fosse lo Stato, con i propri mezzi e
la propria organizzazione, con criteri di giustizia trasparenti, ad aiutare le
persone in difficoltà, riducendo sempre più il peso delle organizzazioni
religiose o di volontariato. Questo tuttavia richiederebbe due cose:
1
- Una seria politica di redistribuzione del reddito.
2
– Una lotta altrettanto seria all’evasione fiscale.
Se qualcuno è troppo ricco, senza assolutamente discutere delle
sue capacità o della sua fortuna personale, da qualche parte ha creato molti
troppo poveri.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
Quello che chiedi in questo momento sembra un sogno, una favola, qualche cosa che i giovani non conoscono. Speriamo la possano conoscere. fatico a crederlo.
RispondiEliminaSogno un mondo più giusto, sì. Non aggiungo altro, non serve, credo...
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