martedì 19 novembre 2013

Sillogismo aristotelico


Premessa 1

Venir spedito nel nulla per aprire un ambulatorio come primo incarico dopo la laurea e la specializzazione in ostetricia lo poteva intendere in due distinti ed opposti modi, a seconda dello stato d’animo e dell’umore.
Nei giorni buoni aveva trovato lavoro, aveva uno stipendio non alto ma sicuro, non aveva legami e quindi non aveva lasciato nessuno e, cosa importante, stava facendo esperienza che gli sarebbe stata utile in futuro.
Nei giorni no invece si vedeva isolato dal mondo, con una paga da fame, senza alcun contatto con coetanei e nessuna possibilità di fare esperienza.
Quelle cinque stanze della delegazione medica, che erano ambulatorio ed abitazione assieme, si trovavano nel centro di un paese fantasma, tenuto vivo artificialmente non si sa bene per quale interesse politico dal presidente della Asl del capoluogo che distava oltre 70 chilometri. L’edificio abitato più vicino era a più di dieci minuti di scooter, fuori dal centro storico cadente, e ci viveva solo un vecchio scorbutico che coltivava un piccolo orto ed allevava capre e galline, ed ovviamente non aveva problemi di salute. Attorno niente. Una volta in settimana arrivava un furgone con le provviste e la posta. Poi basta. Un pieno dello scooter gli bastava giusto per andata e ritorno, sperando di non forare o di non avere guasti. Quindi aveva rinunciato quasi subito all’idea di andare ogni due o tre giorni nel capoluogo, che in ogni caso offriva poche attrattive ai suoi occhi abituati alla grande città.
Si malediceva per aver accettato, ma allo stesso tempo sapeva che era stanco di vivere sulle spalle dei genitori, che così però aveva praticamente smesso di vedere.
Stava in quel paese inesistente da più di tre mesi, ed aveva accettato quell’incarico della durata minima di un anno, eventualmente rinnovabile se le parti convenivano.
Non riceveva segnale per il cellulare, che quindi era muto e sordo. Non aveva neppure linea telefonica, quindi niente collegamento in rete. Teoricamente la cosa era possibile con un’antenna satellitare che però non era mai riuscito a far funzionare. Quindi collegamento virtuale.  Aveva però energia elettrica ed acqua corrente, cosa preziosa in quella terra arsa da Sole, e poteva lavarsi ed accendere il computer.  Questo elettrodomestico però serviva solo per gestire i programmi istallati, non per navigare in rete. Ovviamente non poteva neppure vedere la televisione: niente antenna, niente segnale.
La prima settimana non finì mai, la seconda fu eterna, la terza una pazzia di vuoto, la quarta fu come la prima, e così via, di nuovo dall’inizio.
In breve lesse molti dei romanzi che si era portato, e rilesse alcuni dei libri sui quali aveva studiato ed altri di approfondimento su temi diversi, come interventi d’urgenza, dietetica, malattie infettive e così via. Pensò ad un certo punto di prendere una seconda specializzazione, lì avrebbe avuto modo di studiare, ma non di frequentare la clinica universitaria, e lasciò perdere.
Iniziò quindi, e gli sembrò una cosa utile per iniziare a fare pratica, a stilare referti medici su pazienti inesistenti e su loro patologie immaginarie.

Premessa 2

Dopo 8 mesi di lavoro sottopagato in un call center per il gestore di una rete nazionale di gas naturale, questi pensò bene da un giorno all’altro di delocalizzare il suo centro per gli utenti in Romania, e lei rimase senza quel misero ma vitale reddito. Dopo due settimane, mentre stava quasi per dare la testa contro il muro, ma che le lasciò come ricordo occasionali e forti emicranie appena sveglia, venne assunta per novanta giorni come cassiera in un discount. Un contratto a termine.
Stavolta era stata messa a contato diretto con l’umanità di seconda mano, quella che conosceva bene, e che raramente faceva notizia, ma che occupava gli spazi vuoti della nostra società cieca, quelli che non interessavano a nessuno, quelli sempre liberi.
Il suo posto di lavoro era automatizzato, per evitare ogni inutile perdita di tempo che avrebbe dovuto essere pagata dal punto vendita assumendo più personale, e quindi alzando i prezzi. Il codice a barre era stata un'invenzione utilissima, in quest’ottica di profitto.
Anche quel periodo non piacevole pur se pagato finì. Lei si trovò di nuovo sulla strada, con un nuovo e fastidioso prurito sul dorso della mano destra. Quando finalmente le venne proposto, grazie ad un conoscente, un lavoro da lavapiatti in una pizzeria gestita da pachistani lei accettò, e capì che ancora una volta era riuscita ad evitare il ritorno forzato a casa col padre, vedovo, e col fratello, di due anni più vecchio di lei ma ugualmente sfaccendato come il padre, e violento allo stesso modo.
L’orario di lavoro le lasciava tempo libero, il mattino, e questo le diede modo di fare qualche progetto e di tentare di realizzarlo. Ad esempio mandò domande di supplenza a molte scuole dell’infanzia ed elementari della sua zona, per sfruttare quel diploma che sino a quel momento non le era servito a nulla. Si interessò pure all’attività che alcuni gruppi di ragazzi avevano iniziato a svolgere su terreni confiscati alla malavita. Sembrava che riuscissero a produrre e ad avere un mercato. Era una cosa da valutare.
Mentre pensava a queste cose, pensando di aver raggiunto una relativa calma, il titolare della pizzeria le fece sapere che per lei iniziava l’ultima settimana da loro. Arrivava dal Pakistan un loro parente che avrebbe preso il suo posto. Nello stesso momento un lieve ed impercettibile tic nervoso iniziò a tormentarle l’occhio destro, e ogni tanto, da quel giorno, ebbe una nuova compagnia.
La sua fortuna però non era esaurita, ed alla seconda giornata di lavoratrice in cerca di lavoro ricevette la chiamata per 5 giorni di supplenza presso la scuola per l’infanzia più vicina alla sua abitazione. Per inciso occorre ricordare che viveva in un appartamento dove occupava solo un posto letto in una stanza con una ragazza che non le dava confidenza, ma che in compenso era silenziosa e non infastidiva. Furono i suoi 5 giorni più belli degli ultimi anni, perché le piacevano i bambini. Quando finì anche quelli però la stanchezza, la tensione, il senso di inutilità e tutto il peso del mondo le caddero addosso. Lo stomacò iniziò a farle male e questo la portò presto a non provare più alcun piacere nel cibo. Trascorreva il tempo o a letto, oppure fuori, in giro, senza andare da nessuna parte, e sempre a piedi, per non spendere soldi inutilmente, visto che ormai le riserve erano quasi esaurite. 
Pensò in quel periodo a suicidarsi, a tornare a casa dei suoi (che non sapevano nulla di lei e non la cercavano), ad andare all’estero, a fare la prostituta, a chiedere l’elemosina, a mettersi a rubare e ad altre attività non migliori di queste ultime. 
Al limite estremo, quando ormai si sentiva perduta, il solito angelo, nella veste dello stesso conoscente che le aveva trovato il posto da lavapiatti, venne a salvarla. Una cooperativa di giovani, in una sperduta tenuta tutta sassi e rovi, lontana da ogni civiltà, su un terreno espropriato alla malavita, stava tentando di iniziare a produrre in modo biologico. Erano in pochi, il lavoro era duro, ma vitto ed alloggio per un po’ sarebbero stati assicurati, e lui aveva pensato a lei, perché una volta gli aveva confidato di queste sue fantasie.

Conclusione
(Bastano poche righe ora per spiegare come andò a finire)

Lui, dopo circa sei mesi da delegato medico (figura professionale inesistente, come inesistente il paese dove esercitava tale professione) aveva stilato e catalogato centinaia di referti medici senza mai aver visitato ed ancor meno curato alcun paziente.
Ogni tanto si concedeva brevi giri attorno, tanto per vedere il paesaggio, bellissimo e selvaggio, questo bisognava ammetterlo. 
Lei lavorava, soddisfatta finalmente, a dissodare terreno ed a piantare piccoli alberi, e la sera, dopo aver mangiato, crollava in un sonno beato e tranquillo. Passava le giornata quasi sempre da sola, perché con gli altri della cooperativa non legava molto, erano già accoppiati e si conoscevano da sempre. I due maschi singoli stavano assieme, quindi lei, ultima aggregata al gruppo, ancora preferiva farsi i fatti suoi.
Sudava e zappava quando sulla strada sterrata di fianco alla quale stava lavorando vide comparire una motoretta che si dirigeva esattamente dove stava lei.
Un giovane uomo, medico senza pazienti e dedito a curare malattie inesistenti, incontrò così una giovane donna, diplomata sino ad allora senza molta fortuna, con varie malattie in via di guarigione ma reali.

Il resto te lo lascio immaginare, secondo i tuoi gusti.


                                                                                      Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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