Premessa 1
Venir spedito nel nulla per
aprire un ambulatorio come primo incarico dopo la laurea e la specializzazione
in ostetricia lo poteva intendere in due distinti ed opposti modi, a seconda
dello stato d’animo e dell’umore.
Nei giorni buoni aveva
trovato lavoro, aveva uno stipendio non alto ma sicuro, non aveva legami e
quindi non aveva lasciato nessuno e, cosa importante, stava facendo esperienza
che gli sarebbe stata utile in futuro.
Nei giorni no invece si
vedeva isolato dal mondo, con una paga da fame, senza alcun contatto con
coetanei e nessuna possibilità di fare esperienza.
Quelle cinque stanze della
delegazione medica, che erano ambulatorio ed abitazione assieme, si trovavano
nel centro di un paese fantasma, tenuto vivo artificialmente non si sa bene per
quale interesse politico dal presidente della Asl del capoluogo che distava
oltre 70 chilometri. L’edificio abitato più vicino era a più di dieci minuti di
scooter, fuori dal centro storico cadente, e ci viveva solo un vecchio
scorbutico che coltivava un piccolo orto ed allevava capre e galline, ed
ovviamente non aveva problemi di salute. Attorno niente. Una volta in settimana
arrivava un furgone con le provviste e la posta. Poi basta. Un pieno dello
scooter gli bastava giusto per andata e ritorno, sperando di non forare o di
non avere guasti. Quindi aveva rinunciato quasi subito all’idea di andare ogni
due o tre giorni nel capoluogo, che in ogni caso offriva poche attrattive ai
suoi occhi abituati alla grande città.
Si malediceva per aver
accettato, ma allo stesso tempo sapeva che era stanco di vivere sulle spalle
dei genitori, che così però aveva praticamente smesso di vedere.
Stava in quel paese
inesistente da più di tre mesi, ed aveva accettato quell’incarico della durata
minima di un anno, eventualmente rinnovabile se le parti convenivano.
Non riceveva segnale per il
cellulare, che quindi era muto e sordo. Non aveva neppure linea telefonica,
quindi niente collegamento in rete. Teoricamente la cosa era possibile con un’antenna
satellitare che però non era mai riuscito a far funzionare. Quindi collegamento
virtuale. Aveva però energia elettrica
ed acqua corrente, cosa preziosa in quella terra arsa da Sole, e poteva lavarsi
ed accendere il computer. Questo
elettrodomestico però serviva solo per gestire i programmi istallati, non per
navigare in rete. Ovviamente non poteva neppure vedere la televisione: niente
antenna, niente segnale.
La prima settimana non finì
mai, la seconda fu eterna, la terza una pazzia di vuoto, la quarta fu come la
prima, e così via, di nuovo dall’inizio.
In breve lesse molti dei
romanzi che si era portato, e rilesse alcuni dei libri sui quali aveva studiato
ed altri di approfondimento su temi diversi, come interventi d’urgenza,
dietetica, malattie infettive e così via. Pensò ad un certo punto di prendere
una seconda specializzazione, lì avrebbe avuto modo di studiare, ma non di
frequentare la clinica universitaria, e lasciò perdere.
Iniziò quindi, e gli sembrò
una cosa utile per iniziare a fare pratica, a stilare referti medici su
pazienti inesistenti e su loro patologie immaginarie.
Premessa 2
Dopo 8 mesi di lavoro
sottopagato in un call center per il gestore di una rete nazionale di gas
naturale, questi pensò bene da un giorno all’altro di delocalizzare il suo
centro per gli utenti in Romania, e lei rimase senza quel misero ma vitale
reddito. Dopo due settimane, mentre stava quasi per dare la testa contro il
muro, ma che le lasciò come ricordo occasionali e forti emicranie appena
sveglia, venne assunta per novanta giorni come cassiera in un discount. Un
contratto a termine.
Stavolta era stata messa a
contato diretto con l’umanità di seconda mano, quella che conosceva bene, e che
raramente faceva notizia, ma che occupava gli spazi vuoti della nostra società
cieca, quelli che non interessavano a nessuno, quelli sempre liberi.
Il suo posto di lavoro era
automatizzato, per evitare ogni inutile perdita di tempo che avrebbe dovuto
essere pagata dal punto vendita assumendo più personale, e quindi alzando i
prezzi. Il codice a barre era stata un'invenzione utilissima, in quest’ottica
di profitto.
Anche quel periodo non
piacevole pur se pagato finì. Lei si trovò di nuovo sulla strada, con un nuovo
e fastidioso prurito sul dorso della mano destra. Quando finalmente le venne
proposto, grazie ad un conoscente, un lavoro da lavapiatti in una pizzeria
gestita da pachistani lei accettò, e capì che ancora una volta era riuscita ad
evitare il ritorno forzato a casa col padre, vedovo, e col fratello, di due
anni più vecchio di lei ma ugualmente sfaccendato come il padre, e violento
allo stesso modo.
L’orario di lavoro le
lasciava tempo libero, il mattino, e questo le diede modo di fare qualche
progetto e di tentare di realizzarlo. Ad esempio mandò domande di supplenza a
molte scuole dell’infanzia ed elementari della sua zona, per sfruttare quel
diploma che sino a quel momento non le era servito a nulla. Si interessò pure
all’attività che alcuni gruppi di ragazzi avevano iniziato a svolgere su
terreni confiscati alla malavita. Sembrava che riuscissero a produrre e ad
avere un mercato. Era una cosa da valutare.
Mentre pensava a queste
cose, pensando di aver raggiunto una relativa calma, il titolare della pizzeria
le fece sapere che per lei iniziava l’ultima settimana da loro. Arrivava dal
Pakistan un loro parente che avrebbe preso il suo posto. Nello stesso momento
un lieve ed impercettibile tic nervoso iniziò a tormentarle l’occhio destro, e
ogni tanto, da quel giorno, ebbe una nuova compagnia.
La sua fortuna però non era
esaurita, ed alla seconda giornata di lavoratrice in cerca di lavoro ricevette
la chiamata per 5 giorni di supplenza presso la scuola per l’infanzia più
vicina alla sua abitazione. Per inciso occorre ricordare che viveva in un
appartamento dove occupava solo un posto letto in una stanza con una ragazza
che non le dava confidenza, ma che in compenso era silenziosa e non
infastidiva. Furono i suoi 5 giorni più belli degli ultimi anni, perché le
piacevano i bambini. Quando finì anche quelli però la stanchezza, la tensione,
il senso di inutilità e tutto il peso del mondo le caddero addosso. Lo stomacò
iniziò a farle male e questo la portò presto a non provare più alcun piacere
nel cibo. Trascorreva il tempo o a letto, oppure fuori, in giro, senza andare da
nessuna parte, e sempre a piedi, per non spendere soldi inutilmente, visto che
ormai le riserve erano quasi esaurite.
Pensò in quel periodo a
suicidarsi, a tornare a casa dei suoi (che non sapevano nulla di lei e non la
cercavano), ad andare all’estero, a fare la prostituta, a chiedere l’elemosina,
a mettersi a rubare e ad altre attività non migliori di queste ultime.
Al limite estremo, quando
ormai si sentiva perduta, il solito angelo, nella veste dello stesso conoscente
che le aveva trovato il posto da lavapiatti, venne a salvarla. Una cooperativa
di giovani, in una sperduta tenuta tutta sassi e rovi, lontana da ogni civiltà,
su un terreno espropriato alla malavita, stava tentando di iniziare a produrre
in modo biologico. Erano in pochi, il lavoro era duro, ma vitto ed alloggio per
un po’ sarebbero stati assicurati, e lui aveva pensato a lei, perché una volta
gli aveva confidato di queste sue fantasie.
Conclusione
(Bastano poche righe ora per
spiegare come andò a finire)
Lui, dopo circa sei mesi da
delegato medico (figura professionale inesistente, come inesistente il paese
dove esercitava tale professione) aveva stilato e catalogato centinaia di
referti medici senza mai aver visitato ed ancor meno curato alcun paziente.
Ogni tanto si concedeva
brevi giri attorno, tanto per vedere il paesaggio, bellissimo e selvaggio,
questo bisognava ammetterlo.
Lei lavorava, soddisfatta
finalmente, a dissodare terreno ed a piantare piccoli alberi, e la sera, dopo
aver mangiato, crollava in un sonno beato e tranquillo. Passava le giornata
quasi sempre da sola, perché con gli altri della cooperativa non legava molto,
erano già accoppiati e si conoscevano da sempre. I due maschi singoli stavano
assieme, quindi lei, ultima aggregata al gruppo, ancora preferiva farsi i fatti
suoi.
Sudava e zappava
quando sulla strada sterrata di fianco alla quale stava lavorando vide
comparire una motoretta che si dirigeva esattamente dove stava lei.
Un giovane uomo, medico
senza pazienti e dedito a curare malattie inesistenti, incontrò così una
giovane donna, diplomata sino ad allora senza molta fortuna, con varie malattie
in via di guarigione ma reali.
Il resto te lo lascio
immaginare, secondo i tuoi gusti.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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