A 10 anni, dopo un’ennesima lite scoppiata perché stanco di
essere preso in giro da uno grosso quasi il doppio di lui, e finendo
puntualmente pestato a sangue, Luciano decide che è ora di finirla di subire. A
casa racconta una storia alla quale nessuno crede, sperando di evitare
spiegazioni, e ci riesce. La madre
vorrebbe sapere, ma il padre, un medico affermato ed assolutamente contrario
alla violenza di ogni tipo è anche un cultore dell’educazione libera, della
necessità cioè che tutti i bambini hanno di imparare da soli, senza guide o
limitazioni, e finge di credere alla sua bugia fermando le domande della
moglie, pronte a sgorgare numerose. Risponde con una frase neutra al figlio,
raccomandandogli solo di fare più attenzione in futuro.
Luciano farà sicuramente più attenzione, ne ha tutte le
intenzioni. Ora deve solo cercare una vendetta adatta, senza rischi, almeno per
lui, e non deve cercarla a lungo, perché l’occasione si presenta pochi giorni
dopo quando l’attaccabrighe che lo ha picchiato sta per incrociarlo in bici su
una stradina deserta. Lui finge di non accorgersi dell’altro che lo sta
raggiungendo e quando è il momento giusto, con una mossa improvvisa si gira e
lo spinge violentemente di lato, facendogli perdere l’equilibrio e mandandolo a
sbattere con la faccia contro un muretto basso. La sua ferocia infantile non si
placa però, e con un bastone raccolto in quel momento gli assesta alcuni colpi
con tutta la forza che ha in corpo alle gambe ed alla schiena, lasciandolo a
terra dolorante e in lacrime, urlandogli che devono piantarla, lui e gli altri,
di dargli fastidio.
Per ora è soddisfatto, anche se non sa ancora che la cosa
non sarà tanto semplice e non è per nulla finita. Infatti passa meno di una
settimana, e, all’uscita di scuola, mentre pensa solo a tornare a casa perché
ha fame, rischia di cadere in un’imboscata alla quale sfugge solo perché è
veloce a correre e riesce ad infilarsi in un negozio che sa avere pure una
uscita secondaria. Con la madre ci è venuto, qualche volta. Riesce ad arrivare
a casa, salvo, ma ora ha paura. Ha riconosciuto i tre che lo aspettavano. Uno è
quello che ha mandato col muso contro il muretto, gli altri sono due suoi amici
che si divertono a dar fastidio a tutti. Gliela faranno pagare, è sicuro. Ma
Luciano è altrettanto sicuro che vuole smettere di aver paura. E medita una
nuova vendetta, stavolta preparata in anticipo, prima di dar loro modo di
prenderlo. Visto che sa dove abitano, si concentra sul più debole dei tre, e
pensa al modo di sorprenderlo da solo, e nell’attesa cerca di essere sempre
accompagnato quando va o torna da scuola.
I suoi sono benestanti, vive in una bella casa, può uscire
da tre punti diversi, se serve, spiazzando eventuali ragazzini appostati ad
attenderlo. È da solo, ma è sempre più arrabbiato per la paura che prova, e
questo lo fa diventare ancora più determinato. Trova uno stratagemma per
isolare il bullo. Un compagno di classe, dalla sua parte, gli farà credere di
aver trovato nella baracca nel giardino di una casa disabitata da alcuni mesi
un paio di casse di fumetti. Lui pensa che poi, se quello si renderà conto che
non ci sono, poco importa; potrebbero sempre essere state portate via nel
frattempo. La trappola scatta come previsto. Il compagno passa la falsa
informazione e la sua parte finisce lì. Il bulletto arriva furtivo, si guarda
attorno, e, da solo, entra nella baracca, che è al buio, senza finestre.
Luciano è pronto, con un grosso manico da scure senza la scure. È abituato al
buio, mentre l’altro viene da fuori, e non vede ancora nulla. Quando riceve il
primo colpo sulla spalla lancia un urlo, poi ne riceve un altro sul fianco, poi
ancora sulla schiena e poi sulle gambe. Nessun colpo in testa. Il ragazzo
rimane quasi senza respiro, e senza parole. Incapace di muoversi vede ora
Luciano che si mette in posizione diversa per farsi vedere, ed è costretto ad
ascoltarlo, mentre quello minaccia di continuare se lui non giura di piantarla
per sempre di dargli fastidio, e di non dire a nessuno quello che gli è
successo, a nessuno, e di raccontare una scusa, inventarsi qualcosa insomma per
i lividi che gli resteranno. Ottenuta la promessa e la resa Luciano abbandona
il manico e fa ritorno a casa.
Resta ancora da sistemare la faccenda con gli altri due, e
non sarà facile, ma intanto ha iniziato a capire che anche chi fa la voce
grossa o il violento può essere ripagato di uguale moneta, basta solo arrivare
prima. E ha pure capito che un aiuto potrebbe fargli comodo, da solo non può
pensare di sistemare la faccenda. Ora vuole arrivare al terzo del gruppetto, ma
è quello più pericoloso, non il più grosso, ma il più cattivo, il più feroce.
Quello gli fa paura sul serio.
Passano i giorni, non succede nulla, anche perché lui è
estremamente prudente, e non si fa vedere in giro, ed anche durante
l’intervallo, a scuola, resta sempre nel campo visivo degli insegnanti.
Oltre a Fabio, che lo ha già aiutato passando la falsa
informazione, conosce un altro ragazzo che potrebbe fare al caso suo. È
Tommaso, ha l’aria di chi non si interessa di nulla, poca voglia di studiare e
molto solitario. È pure abbastanza robusto, cosa che non guasta. Ma non può
avvicinarlo per chiedergli di aiutarlo a pestare un piccolo delinquente, e non
sa come fare per raggiungere il suo scopo. Si avvicina come per caso, ed
attacca discorso per primo, ma è l’altro che lo stupisce subito con una
richiesta che inattesa. Gli chiede se
suo padre è medico, e dopo la risposta affermativa gli chiede se è vero che i
medici hanno libri e fotografie con tante donne nude. Luciano, che ogni tanto
ultimamente e di nascosto va a cercare esattamente quello nei libri di
medicina, scoprendo così una raccolta di pubblicazioni artistiche di nudi
femminili e anche maschili che suo padre tiene in un ripiano defilato
dell’immensa libreria che ha nello studio, provando un piacere nuovo a guardare
quelle immagini, cerca di non arrossire e si rende conto di aver trovato il
modo per raggiungere il suo obiettivo.
Gli promette di invitarlo un giorno a casa per fargli vedere
un libro pieno di foto di donne nude, una più bella dell’altra. Nelle edicole del paese iniziano ad arrivare
le prime riviste per uomini, ma i ragazzini non possono averle, e quello che si
vede dalle poche copertine che si scorgono dietro i vetri serve solo a far
crescere la voglia.
Ora Luciano sa che può tentare di chiedere quello che ha in
mente. Gli propone di dargli una mano a picchiare uno più grande di loro, e se
lo aiuterà lui farà in modo di fargli vedere tutto quello che vorrà.
Ha iniziato a ragionare in modo pericoloso, non più da
ragazzino, e ancora non se ne rende conto, perché la rabbia e la paura lo
spingono a crescere in fretta, mentre il padre volutamente ignora che tipo di
esperienze da il figlio, quasi sempre impegnato fuori casa nell’ospedale della
città vicina, e la madre, invece, che vorrebbe sapere ed è preoccupata, non osa
contraddire il marito, e vive praticamente segregata in casa vedendo raramente
solo la sorella, la zia Norma.
Luciano e Tommaso organizzano come cospiratori l’azione, e
Tommaso si incarica di controllare i movimenti del nemico. Rientra a casa,
quasi sempre puntuale, verso le sette di sera, e l’ultimo tratto del suo
percorso costeggia un piccolo canale di scolo. La zona è poco frequentata, e
molta vegetazione si presta come nascondiglio perfetto.
La sera stabilita entrambi sono pronti, dietro un cespuglio
folto e scuro, entrambi armati con due grossi bastoni che li aspettavano
nascosti da giorni tra le piante. Il ragazzo arriva e sembra che stia
canticchiando, loro saltano fuori, i bastoni in mano, lui si spaventa, malgrado
lo circondi la fama di cattiveria e coraggio, indietreggia, scivola sulla
ghiaia e va a finire dritto nel canale di scolo di testa. Poco sotto il pelo
dell’acqua un grosso sasso lo aspetta, e il ragazzo, battendo il capo, cessa di
vivere all’istante. I due, soddisfatti del risultato ottenuto con poco sforzo e
senza capire esattamente cosa è successo, buttano di nuovo i bastoni tra la
vegetazione e scappano, ognuno a casa propria, senza che nessuno li abbia
notati. Un ragazzo che corre non fa voltare la testa a nessuno, e potrebbe
essere qualsiasi ragazzo a correre a quell’ora per andare a cena.
Il giorno dopo la tragedia è l’argomento principale delle
discussioni in paese. Un ragazzo è scivolato in un canale ed ha battuto la
testa, morendo sul colpo. La famiglia lo ha cercato, visto che non tornava, e
meno di un’ora dopo il fatto lo hanno trovato, con solo la testa sotto il pelo
dell’acqua.
Luciano vomita quando sente la notizia, non se
l’aspettava, non era quello che voleva, la situazione gli è sfuggita di mano, e
gli viene una febbre fortissima.(segue)
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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