sabato 16 novembre 2013

perfezione


Il Sole non è tramontato ancora, vale la pena fare due passi verso il centro, a vedere la vita e chi conclude la settimana in questo prodromo di feste natalizie, mentre le casette del Natale dei Popoli sono già al loro posto ma ancora aspettano qualche giorno per aprirsi piene di sciarpe e candele, speck e saponi profumati, statuette e artigianato etnico.
Non so se mi piace tutto questo. Lo registro, semplicemente. 
Comunque camminare mi fa bene, anche se invidio chi ha preso altre direzioni e corre, mantenendosi in forma.


Ma non mi voglio lamentare, potrei fare pure altro, è una scelta, sono decisioni mie.
Vado in biblioteca per restituire un audiolibro, vedo visi noti, ma nessuno col quale fermarmi a scambiare due parole. Non fa nulla, mi piace pure stare solo. Poi esco e mi dirigo in un negozio vicino. Mi interessano alcune scatole metalliche, guardo quelle esposte, ne scelgo un paio e poi con calma mi avvicino alla cassa e le appoggio sul bancone.
La signora è distratta. Malgrado io le sia di fronte non mi vede, ed io non capisco a che cosa pensi. Allora ascolto quello che si stanno raccontando attorno, e la serata muta colore.
Un’altra commessa sta spiegando che poche ore prima sono entrati alcuni ragazzi sui quindici - sedici anni, sette in tutto. Quattro di loro erano neri e tre “normali”. Subito si sarebbero sparpagliati a gruppi di due, ognuno in una zona diversa del negozio, con la chiara intenzione di portare via qualcosa. Lei, con altra gente da servire, non poteva controllarli, ed aveva individuato chi tra loro sembrava essere il capo. Si era avvicinata a questo, e gli aveva chiesto se desiderava qualcosa. Ne era nata una discussione, lui aveva risposto che poteva stare nel negozio quanto voleva e che avrebbe potuto portare via tutto se ne avesse avuto voglia. La seconda dipendente finalmente aveva suggerito di telefonare ai vigili o alla polizia, e solo a questo punto il capo, non senza aver prima spostato con disprezzo alcuni oggetti costosi, aveva condotto fuori i suoi.
Io ascoltando pago, e rimango ancora un po', mentre l’uomo al quale la commessa sta raccontando l’episodio risponde ricordando che non siamo nel Bronx, che bisognava…
Io non sento altro, sono già uscito, e ormai torno verso casa con le mie due scatole metalliche in questo pomeriggio perfetto.

                                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

1 commento:

  1. 1°commento forse banale :non è forse la parentesi "imperfetta" ad esaltare ulteriormente la perfezione di tutto il resto?
    2°commento forse banale :non è forse la perfeione di un pomeriggio a rendere tollerabile una parentesi imperfetta?
    annamaria (annadercole969)

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