Quanto spinge la sete di
potere, la curiosità, il dolore sordo che cerca una via d’uscita, un interesse
che neppure si conosce se onesto o dettato dalla solitudine. “Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare…” cantava
Luigi Tenco, distruggendo “castelli inargentati” e illusioni fantastiche,
tragicamente, troppo sensibile per questa vita, che tuttavia è l’unica.
Mi sono sempre stupito di vedere gli altri come formichine spinte da
piccole e scoperte pulsioni, anche i migliori, anche quelli che meritano
ammirazione e rispetto. Toccato sul vivo, quasi nessuno resiste, e crolla come
ogni cosa umana. E pure io, che osservatore non sono, ma attore e piccolo
insetto come tutti, fingo nobiltà e nascondo miserie, e mi scopro piccolo,
cedendo ruoli antichi che sembravano granitici.
Dovrei accettare umiltà ed “abbassarmi”, perché è il solo modo per
rafforzarmi.
Si può proiettare al di fuori la propria forza, quella che resta, donarla
agli altri, oppure cercare di conservarla perdendola, perché in ogni caso si
perderà, prima o poi. Il cammino iniziato pochi o molti anni prima ha una sola
meta conscia o inconscia, l’inizio di tutto, l’origine. Che sia la nostalgia, o
forse l’innocenza perduta o ancora l’onnipotenza che pian piano, scelta dopo
scelta, si è ridotta all’oggi non saprei dire. Non dovremmo mai interrompere
nessun rapporto, non dovremmo star lontani da alcun luogo, né tornare sui
nostri passi, pena il confronto tra quello che era e quello che è.
Io rimpiango, da stupido, un ristorante di Verona chiuso da anni per
motivi di igiene credo, perché era veramente lurido, e la cucina ad alto
rischio. Eppure quando non l’ho più visto aperto, ed ho visto quei portoni
sbarrati, ho provato infantile scoramento.
Quella spiaggia pochi anni prima libera adesso è occupata da ombrelloni,
col rumore del mare coperto da inutile musica, non è più quel luogo, non esiste
più.
E quelle persone ora non sono come le ricordo ma sono invecchiate. Non le
ho viste per un po’, ed è successo.
In realtà, poi, il discorso può riprendere, se non si sono commessi errori
gravi, se si trova pietà in chi ci ascolta e ci perdona, e sembra di essere
ancora quelli di allora. Ma non è più così.
Il ritorno all’inizio è negato a tutti, possiamo solo andare avanti, e
forse allora i luoghi possono sempre essere nuovi, questo lo capisco, ma non le
persone. Non si sostituiscono le persone. Anche se ci si allontana nessuno ha
il diritto di trovare supplenti, magari più giovani e pieni di vita, portatori
di nuove energie. Si rischia il patetico ed il ridicolo, perché solo le
eccezioni in questo caso risultano vincenti, non certo la maggioranza delle
scelte di questo tipo. Ma poi, in ogni caso, che ho da insegnare io che gli
altri non abbiano già capito ben prima di me…
Foto da: Le fate ignoranti, di Ferzan Özpetek
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.