Il freddo penetra attraverso
il giaccone, ma dovrei dire l’umidità piuttosto. Non è il freddo che sento in
Trentino questo, è un freddo che conosco bene, anche se col tempo è cambiato
pure lui, non solo io.
Chissà se il freddo
invecchia e ricorda quando era più giovane, come faccio io.
Ma questo freddo umido mi
piace, non posso negarlo. In casa ci si impiega una vita per riscaldare, perché
i muri rilasciano lentamente il gelo che hanno assorbito in mia assenza, ed un
po’ si vendicano quando ritorno.
Ma se esco allora tutto
diventa diverso.
Camminare in luoghi
familiari e vedere insegne, vetrine, case, strade, alberi.
Ritrovare un certo modo di
vivere che è solo qui.
E non voler vedere nessuno.
Lasciare i vecchi amici nelle loro case, che conosco bene, perché non sempre
desidero riallacciare un discorso continuamente interrotto, per colpa mia,
sicuramente, o per stanchezza.
In realtà è una fuga
continua, innegabile, è l’accettazione di quello che un tempo mi pesava, è la
spinta, e cerca esattamente quelle sensazioni di allora, che non erano per
nulla piacevoli, ma che ora avverto come essenziali.
Ripercorro zone storiche, a
volte a piedi, a volte in bicicletta.
Preferisco a piedi, perché
mi permette di cogliere quasi tutto, anche quella tristezza dovuta al degrado
inarrestabile, o l’assalto di chi viene da altri luoghi e modifica la città e
quello che io porto sempre dentro di me.
Non provo rifiuto per chi
ora occupa spazi prima miei. So che il tempo muta, ovunque, le
mie radici.
Che sembrano in bianco e
nero, se ci penso.
Il ricordo è in bianco e
nero, mentre il presente ha luci e colori.
E come mi manca la nebbia di
quei giorni.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
La nebbia regala un senso di protezione, è come un filtro.
RispondiEliminavedi ciò che riesci, ti nasconde se vuoi.
si, credo sia un'interpretazione corretta...Silvano
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