La mia è una domanda
retorica, ovviamente, perché penso di no.
Alcune professioni non hanno
giornate di riposo ma turnazioni. Parlo di emergenza, informazione, ordine
pubblico, e poche altre. Alcune attività sono tradizionalmente legate ad una
apertura domenicale e ad una chiusura infrasettimanale diversa, penso alle
pasticcerie, alle edicole e così via. E poi ci sono le località turistiche,
dove solitamente gli esercizi sono costretti a mesi di forzata chiusura, nelle
quali durante la “stagione” non si fanno differenze tra festivi e feriali.
La liberalizzazione delle aperture festive nel
settore del commercio non porta a nuovi posti di lavoro né ad un maggior
vantaggio per gli utenti, se non quello limitatissimo di poter evitare di
programmare gli acquisti. La quantità di denaro che si può spendere non aumenta se abbiamo più occasioni di farlo.
Questa liberalizzazione però porta modifiche
sempre più invasive al nostro modo di vivere, penalizzando occasioni di riunioni di famiglia o di gruppi di amici, o intralciando attività ricreative di varie associazioni. In altre parole
diminuisce la qualità della nostra vita.
Non si obietti che gli
stranieri, o le grandi catene di distribuzione, terrebbero comunque aperto.
Questo può avvenire solo se i regolamenti sul commercio al dettaglio lo
permettono, altrimenti nessuno apre un negozio di frutta,
detersivi e casalinghi anche la domenica pomeriggio, e neppure l’ipermercato (sino a poco tempo fa) obbligava il personale a lavorare il 25 aprile.
Questo, unito all'apertura di grandi centri commerciali, accelera la mutazione della struttura dei
nostri centri storici. Non è solo la crisi che
fa chiudere tanti piccoli negozi, è la concorrenza spietata della grande
distribuzione, dove lo stesso articolo si trova a prezzi più bassi. Tutti vogliono spendere meno, ed il gioco è fatto: interi quartieri, prima
con negozi tradizionali o tipici, vengono svuotati e stravolti.
È lo stesso processo che avviene
quando compriamo un oggetto prodotto in paesi dove non si rispettano le garanzie
sindacali che da noi pesano tanto agli imprenditori, o quando noi stessi,
chiedendo servizi al nostro Comune, accettiamo che questo non faccia lavorare
suoi dipendenti, garantiti, ma esternalizzi tali servizi affidandoli ad una
cooperativa con soci di fatto sottopagati e sfruttati.
Invertire la rotta? Quasi
impossibile credo. il Mercato, sempre meno controllabile, ci sta distruggendo le
fondamenta sociali, comunitarie, solidaristiche. Io, che ho sempre acquistato auto FIAT, da ora in poi non so se
continuerò ancora a farlo. Vedo passare sulla ferrovia del Brennero
treni-bisarca carichi di auto straniere che noi importiamo dal nord. E molte di
più ne arrivano via mare, con i container.
Per qualcuno questa è una battaglia di retrovia,
destinata alla sconfitta. Per altri io vorrei “santificare”
la domenica, cosa che praticamente non faccio da oltre mezzo secolo.
E' ovvio che in tempo di crisi è meglio lavorare piuttosto che passeggiare il giorno di festa (Catalano non avrebbe potuto dirlo meglio, immagino), tuttavia, appunto poiché siamo in tempo di crisi, è ora che si ripensi al sistema che ci viene imposto, ed occorre superare modelli che si è visto non funzionare o portare solo danni.
E' ovvio che in tempo di crisi è meglio lavorare piuttosto che passeggiare il giorno di festa (Catalano non avrebbe potuto dirlo meglio, immagino), tuttavia, appunto poiché siamo in tempo di crisi, è ora che si ripensi al sistema che ci viene imposto, ed occorre superare modelli che si è visto non funzionare o portare solo danni.
Non si tratta di vietare i
supermercati, ma di dare regole diverse, e di studiare un modo serio per difendere i piccoli negozi. L’ultima
rivoluzione mi sembra che li stia uccidendo, piuttosto che salvarli.
Vale quindi davvero la pena
avere aperti la domenica il negozio di giocattoli o la salumeria?
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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