Non so cosa pensare delle festività imposte, delle ricorrenze importanti per non dimenticare, delle giornate mondiali dedicate a… Sulle festività imposte e non sentite, sia religiose sia civili, stendo il velo della pietà, tento di non curarmene, alcune non le celebro oppure le subisco. A volte mi fanno piacere come occasione per un regalo, ma recentemente le vivo come un peso che porta memoria dolorosa per le assenze sempre più numerose. E queste assenze mi spingono a perdere il senso della realtà, la comprensione della differenza tra giusto e sbagliato. Delle ricorrenze ipocrite per non dimenticare ne penso male, molto male. Inutile lavarsi la coscienza fingendo di non voler mai dimenticare chi è caduto in guerra, sul lavoro, per una violenza, per uno sterminio di massa. Uno dopo l’altro tutti scorderemo e tutti saremo scordati. Infine le giornate mondiali dedicate a qualcosa di oggettivamente importante ormai sono troppe, molte alla fine sfuggono anche senza volerlo. La cosa giusta forse sarebbe vivere ogni giorno pensando ad alcune di queste giornate o festività e non farlo una sola volta all’anno. Andare al cimitero solo due giorni all’inizio di novembre è tradizione per alcuni ma non per me, io ci vado ogni giorno. Però sarei da curare e da recuperare ad una vita vissuta nel presente e non solo ricordata, quindi io né faccio testo né sono esempio per nessuno. Meglio Carnevale in fondo, che si celebra esplicitamente come presa in giro e tradizionalmente, per una sola volta all’anno, è lecito impazzire. La locuzione latina Semel in anno licet insanire è perfetta per spiegare il concetto, anche se io per certi aspetti sono pazzo tutto l’anno, e, come giustamente detto da Basaglia, nessuno è normale se visto da vicino. Arrivederci, Viz, un giorno ci rivedremo, forse. E mi prenderai per il culo in modo magistrale oltre a farmi pesare la mia stupidità.
Silvano C.©
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