Fingo di capire e non ci capisco nulla. Tento inutilmente di darmi un contegno mentre attorno tutti quelli che in qualche modo mi si avvicinano capiscono meglio di me chi sono e in quale stato mi trovo: confusione assoluta. Metto in atto strategie che potrei definire palliative, anche se l’aggettivo per me è odioso, e che sicuramente non hanno effetto placebo perché continuo a non sapere esattamente dove andare, cosa fare, quando iniziare e quando smettere, chi contattare e chi lasciar perdere, in quale nuova impresa buttarmi per avere un motivo. Nell’incertezza mi appoggio a quello che mi dava forza un tempo e ai doveri che mi sono rimasti e che non posso deludere. Tuttavia si tratta sempre di un futuro che viene dal passato, e per forza di cose applico modelli che si basano sulle esperienze che ho avuto a volte decenni fa. Chi conoscevo giovane non lo è più, e questo mi fa rabbia. Nessuno ha il diritto di cambiare o invecchiare senza il mio permesso, né nel suo aspetto fisico né nel suo modo di essere. Certi malumori sono inaccettabili, certe problematiche insopportabili, voglio solo persone che sorridano e mi colgano nella mia forma migliore, che mi vedano e pensino sinceramente che sia migliore. Solo così potrò esserlo, migliore, e abbandonare vizi e depressioni latenti. Che tu mi manchi l’ho già detto mi sembra, no? Il guaio è che a volte ho la sensazione che neppure mi ascolti più. Ho fatto male a leggere l’oroscopo, oggi, sembra che voglia accusarmi di vivere nelle nuvole, e in fondo non ha torto. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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