Ho chiesto una soluzione a chi probabilmente non potrà mai
darmela, non è possibile, non c’è. Non c’è soluzione né chi la possa
trovare, serve soltanto accettare e fingere di capire. Per fingere, a volte,
sono bravo. Ad accettare un po' meno, mi riesce meglio sparire, non farmi
vedere, perché in tal modo non devo preoccuparmi che qualcosa possa trasparire
da una parola o da un’espressione del viso. Sparire e guardare il mondo da
fuori, interagire il minimo possibile, fare il necessario e l’indispensabile e
l’indifferibile, per tutto il resto vedere come evolveranno le cose. Ad essere
ottimisti, ciò che non sono, si potrebbe immaginare che andrà tutto bene. Evito
di indagare cosa pensano i pessimisti, mi sarebbe difficile esplorare
quell’intero universo. Mi piacerebbe piuttosto essere realista, coi piedi per
terra, ma il mio pensiero vaga sopra ogni cosa e vivo di emozioni, impressioni
e immagini create. Quindi devo evitare di pensare alle soluzioni irrealizzabili
e dedicarmi a cosa comprare e dove, a cosa preparare per il pranzo e la cena,
per fortuna non solo per me, a tenere in ordine un po' la casa e a non
esagerare con l’uso degli occhiali che mi fanno vedere troppo bene dove dovrei
pulire. Sino ad ora ho evitato di avere qualcuno per le faccende domestiche
come lavare, stendere, stirare, pulire i pavimenti e cose simili. Chiedo aiuto solo
a qualche artigiano per i problemi pratici che esulano dalle mie capacità. Mia
madre ha lavorato tutta la vita, prima in campagna e poi come domestica in casa
di altri. Per me sarebbe come insultarla se chiamassi qualcuno ad aiutarmi adesso.
Magari sbaglio, ma lo trovo profondamente ingiusto. Lei si arrangiava, sinché
ha potuto, io voglio fare lo stesso. Quindi non dovrei chiedere soluzioni a
nessuno, e se l’ho fatto devo smettere. Per tutto il resto sai come la penso, e
di come sia complicato capirmi. Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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