Ho una certa idea che non mi fa piacere. Magari sbaglio, ma credo che abbia ottenuto molto di più tu, senza scatti d’ira o inutili nervosismi, di quanto posso aver mai ottenuto io, e questo malgrado a lungo mi sia in qualche modo vantato o abbia semplicemente pensato di fare le cose più intelligenti e, comunque, di essere più furbo; sei invitata a non ridere. A volte ho ammesso gli errori fatti, e di questo devi rendermene atto, ma non penso sia sufficiente anche se è stato meglio di nulla. Cosa resterà di quello che ho detto e di quello che ho fatto? Credo ciò che ho fatto, o meglio, come mi sono comportato. Non sono le parole che educano o lasciano il segno, perché alla fine restano i gesti, le improvvisazioni, le azioni per istinto, le vere rivelatrici. Non posso assolvermi né condannarmi, ma in queste giornate di memoria dei morti, ripensando alle persone che mi sono state più vicine e che ho perduto, un confronto con loro mi viene quasi naturale. Di tutte so che, anche se talvolta mi hanno in qualche modo ferito, mi hanno regalato infinitamente di più. Non si tratta di perdonarle, non è quello che intendo, ma di vedere che la bilancia alla fine pende a loro favore. Ho anche l’idea che quest’anno ai cimiteri sia andata meno gente, e che abbia portato meno fiori. Pure i fioristi sono sempre di meno, come molte altre attività i cambiamenti nei consumi li stanno danneggiando. Arrivederci, Viz, alla prossima vita, se ci sarà.
Silvano C.©
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