Ora non direi più quelle parole a mia madre, furono cattive,
stupide e infantili. Era giovane, non stavo bene, cercavo qualcosa e in un momento di rabbia accusavo
lei. Fu uno sfogo irresponsabile andato oltre la
normale e difficile dialettica tra figli e genitori. So che in molti casi
questo rapporto non è conflittuale, e invidio (e ho invidiato) queste situazioni diverse dalla mia.
E adesso cosa direi, cosa farei? A volte mi chiedo a chi io possa assomigliare,
da chi possa aver preso pregi e difetti del mio modo di essere, del mio
carattere, del mio pormi nei confronti altrui. A volte immagino che molti
difetti siano una mia responsabilità, non generati da altri che da me stesso. Se
avessi il desiderio di risalire indietro nel tempo, di farmi qualche seduta per
capire da dove sono nate certe mie manie, certi vizi, certe debolezze ed
inclinazioni magari potrebbe servire, ma farlo adesso che senso avrebbe? Cercando
il negativo che tento di nascondere, perché è a quello che penso ora, non
saprei darne responsabilità a nessuno dei miei. Da loro ho avuto esempi di
serietà e impegno, di fedeltà e sacrificio. Non solo quelli, ovviamente, sai
come criticavamo i nostri quando ne parlavamo, come li prendevamo in giro, come
vedevamo l’impossibilità di comprensione tra le idee di mio padre e quelle di tua
madre. Il positivo mi è venuto dall’imitazione e dall’esempio sempre dei miei e
poi di altri, incontrati nel corso degli anni, anche di chi col tempo ho perso
completamente di vista. La domanda stupida iniziale, cioè se lo rifarei, ha una
sola risposta. In quelle condizioni sicuramente sì. Con le esperienze venute
dopo sicuramente no. Ma questo è ovvio e pure banale. Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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