In alcune fiabe l’ultima frase spiega che i protagonisti poi
vissero per sempre felici e contenti. Essendo fantasia la fiaba, va bene che anche
il finale segua la fantasia. Non tutte però finiscono così. Ad esempio certe fiabe
che mi raccontava mio nonno quando ero bambino a volte avevano un finale
tragico, eppure mi piaceva quando me le raccontava e solitamente chiedevo che
me le ripetesse, appena ne avevamo la possibilità. Quel bambino è cresciuto
molto, intanto, e quel nonno è partito per il suo viaggio definitivo proprio
nei giorni nei quali quel bambino si sposava. Allora però quel bambino era
veramente un bambino, ed era figlio unico, prima che arrivasse il fratello. Adesso
non saprei dire se allora mi sentissi felice e contento, non so ricordarlo,
probabilmente non ci pensavo, non vedevo altri modi e non immaginavo di avere
scelte. Associo ogni mia azione di quei tempi all’inconsapevolezza, alla
semplice ricerca del piacere, della via più semplice e meno pericolosa. Fu solo
il progressivo aggrovigliarsi della mia vita con quella di altri coetanei a complicarmi
le cose, ad obbligarmi a capire lentamente e in modo consapevole che alcune
cose erano bene ed altre erano male. Prima erano solo dati di fatto appresi
senza chiedermene il perché. Ora, molti anni dopo, l’idea di essere felice e
contento l’associo direttamente all’assenza di pensieri. Riportarmi indietro
nel tempo non mi aiuta. Eppure, testardamente, è quello che ormai perseguo
malgrado ogni altra considerazione. E altrettanto testardamente immagino il
futuro, un po' mi ci preparo, sperando che vada tutto bene. Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.