Cosa continui a scrivere, un romanzo? Questo mi chiedevi, troppi anni fa. Non ho mai scritto alcun romanzo, lo sai, adesso lo sai. Ora mi sono rimaste molte delle tue domande, alcune le ricordo bene mentre altre in parte le confondo. E poi ci sono le mie di domande, che ogni giorno aumentano. Ad esempio perché rimpiango alcuni momenti nei quali sono stato male, come quando ho avuto coliche renali? Oppure perché mi mancano i giorni nei quali eri tu che stavi male? E perché ritorno puntualmente a tempi che non ci sono più, in case ormai abbandonate e vendute? Ricordo quella di Porotto, coi vetri della finestra della stanza dove dormivo che in inverno si abbellivano di cristalli di ghiaccio, più belli delle decorazioni natalizie vendute in questi giorni. E perché adesso penso con vergogna a mie azioni di quando avevo dieci anni o poco più? Forse che non dovrei farlo per cose più recenti? Vivo nell’incertezza e nel dubbio, le risposte che a volte ottengo recentemente mi soddisfano solo in parte, le tue mi sembravano migliori, e ovviamente mi mancano. Ricordando una nota battuta di Corrado Guzzanti potrei dire che le risposte sono in me, ma sono sbagliate. Ecco, mi manca in particolare il tuo sorriso, e le telefonate che ti facevo quando eravamo lontani. Mi mancano anche le telefonate ai miei, quasi sempre attorno alle sette di sera. Ma ormai quel numero di telefono fisso non è più attivo da dieci anni. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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