sabato 31 agosto 2024

Sentimenti contrastanti

Non devo provare vergogna se mi contraddico, 

ne avrei motivo per altro che non dico.

Nulla distrae maggiormente delle cose serie, che rubano letteralmente attenzione e sonno, e niente alla fine si rivela essere esattamente come lo si era immaginato, assolutamente nulla. Della ricchezza non saprei dire, ma della felicità sì. Non era quella che desideravo, non in quella forma precisa, non con quelle caratteristiche immateriali e solidissime, quasi irreali e invisibili agli occhi che la guardavano. Anche la solitudine, a conoscerla, diventa una compagna amichevole e aperta. Non fa pesare le assenze e sa trasformarle, lo sa fare perfettamente. La solitudine, per dire, ama farsi di lato e darsi poca importanza. Ama evidenziare altre sensazioni, sa evocare sentimenti a suo giudizio utili, e gioca coi ricordi da attrice consumata. Interpreta come i migliori che hanno mai calcato le scene. E alcuni tra i migliori li ho visti ai miei tempi prima di conoscerti, e certi anche assieme. Non ci si può innamorare dell’amore, quello è sfuggente e decide a suo giudizio se arrivare, e non è mai lui che ti ama ma sa giocare le sue carte, le sposta e le avvicina o le allontana. E non si piega mai al tempo. L’amore, è noto, supera il limite del tempo e il tempo abbozza, non si dichiara né vincente né perdente, semplicemente passa e, se capita, osserva o magari permette il ricordo. Al tempo non piace il rimpianto, è per i deboli. Anche l’amore non ama il rimpianto, è per gli incapaci o gli indecisi. E la solitudine si dilegua, sa di non esistere se non nelle fantasie malate, e non le va di essere richiusa. Ciao, Viz, ti andrebbe oggi un bicchiere di Vinho Verde ben gelato? A me sì.

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venerdì 30 agosto 2024

Cicale

Lo so che possono risultare fastidiose, un’amica mi racconta che in alcune ore attorno a casa sua sono talmente rumorose che le trova insopportabili. Dice che se batte con forza contro un albero per un po' smettono, poi però ricominciano. Noi, che un giardino non l’avemmo mai e che le cicale le trovammo numerose solo in alcuni campeggi estivi, al loro frinire ci sentivamo in qualche modo liberi, sollevati, in vacanza. Le cicale mi portano ancora allegria e bei ricordi. Diversità di vedute e di percezione, evidentemente. Quello che invece è sicuramente più piacevole oltreché assolutamente silenziosa è la luminescenza delle lucciole. Sono a loro modo magiche e anche quelle le abbiamo viste quando era il momento. Tutti invece sono accomunati nel fastidio provocato dal ronzio delle zanzare. Tu mi proteggevi quando eravamo assieme, se non erano troppo numerose, perché potendo scegliere tra noi due sceglievano te. Lo so che parlare di insetti piacevoli o fastidiosi non è un argomento di grande interesse, solo che per me è un’altra occasione per trattenerti. Ciao, Viz. In giorni di fine estate poi, ricordando le nostre sere di questo periodo, mi viene naturale.

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giovedì 29 agosto 2024

Ponte dei pensieri

Dove vai quando non sai dove andare ma non ti va di restare in una casa a leggere, a sistemare, a spolverare o a ritinteggiare? La soluzione è sempre uscire, andare ovunque, anche se il morale non è alle stelle e le gambe all’inizio sembra non abbiano molto desiderio di camminare. Le scarpe devono essere comode e occorre accettare che le suole si consumino. Le calze dopo un po' diventeranno lise, e prima o poi si bucheranno. Venderanno altre scarpe e altre calze, no?. Sembrerà di perdere tempo però anni dopo quei giorni verranno ricordati per le cose positive che hanno portato, e anche per la malinconia. E ci sono sempre ponti da attraversare, sempre, su fiumi o torrenti, ponti storici in pietra o semplici passerelle ciclopedonali, ognuno utile. Ognuno di loro, a momenti, diventa il ponte dei pensieri perché richiama chi lo ha attraversato con te in altri giorni lontani, oppure ti fa capire meglio se una cosa che ti aspetta la vuoi veramente oppure no, aiutandoti a scegliere. E poi uscire espone al rischio di incontri nuovi, di scambiare due parole con altri, di dimenticare l’io permaloso che si nasconde ma non smette ma di non farsi i fatti suoi, e tuoi. Anche gli altri hanno strade e ponti, diversamente affrontati. E in effetti vedere come lo fanno gli altri è utile e istruttivo. Ciao, Viz.

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mercoledì 28 agosto 2024

Due piccoli alberi di limone

Orti e giardini non fanno per me, lo sai, non so prendermi cura delle piante anche se mi piace averne vicine. A lungo, durante il periodo estivo, ci siamo allontanati per troppo tempo da casa, quindi diventavano un problema. Le soluzioni adottate per poterle innaffiare furono quelle di portarle con tutto il vaso o da un vicino o nella casa di un amico. E non mi ricordo poi che siano mai tornate indietro. I motivi furono diversi e tutti spiegabili, il risultato però fu che perdemmo pure i vasi, non solo le piante. Il nostro amico aveva le chiavi di casa, ma preferimmo portarle da lui per non infastidirlo oltre il necessario, e poi dovemmo anche affrontare un trasloco in quel periodo. Il Ficus praticamente lo adottò e ogni tanto, quando andavamo da lui, salutavamo entrambi. Poi venne un giorno che, in un’occasione speciale, ricevetti in regalo due piante di limone. Quelle resistettero in casa nostra meno di tutte le altre. Con una telefonata chiesi ad un’amica di Ferrara con una villetta bifamiliare e giardino se potevamo portarle da lei perché noi le avremmo fatte seccare. Accettò, e per alcuni anni le vidi nei loro vasi, curate e fiorite, e poi con i piccoli frutti. Adesso è un po' che non ne so più nulla, e quando mi capita raramente di andare a trovarla quelle due piante non le vedo più. È un peccato ma è così. Per curare le piante occorre essere loro fedeli e non allontanarsene mai, neppure per una sola settimana. I contadini lo sanno, io lo so, e so anche che vivo nella terra dove fioriscono i limoni ma non so curarli. Ciao, Viz. Ricordi quando abitavamo non lontani da Limone sul Garda? Io sì, sempre.

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martedì 27 agosto 2024

Amarantine

La lunga e felice vita di Amarantine iniziò in un ridente paese di una valle serena. Gli inverni erano freddi ma non polari, le estati mai troppo calde o afose. E primavera ed autunno semplicemente da sogno. Visse, amata sin da piccola, in una grande famiglia che possedeva una fattoria. La sua infanzia trascorse tra animali e giochi tra i filari, con fratelli e cugini e molti amici che spesso erano in visita. L’adolescenza ebbe qualche ombra che svanì presto. S’innamorò ed amò molto, e ancor di più venne amata. Ebbe un compagno per tutta la vita e con lui crebbe figli che le diedero nipoti. Quando morì, perché anche Amarantine come tutti morì, lo fece in pace, con quasi tutti i suoi sogni realizzato ed alcuni che conservava gelosamente perché, sino all’ultimo, ebbe sempre qualche progetto da realizzare. Ecco, tutto qui. Cosa ne so io di Amarantine? Ogni cosa ovviamente, è una mia fantasia, un personaggio che ho inventato e che, obbediente, mi asseconda e sa cosa mi fa piacere. E perché arrivo a questo? Lo posso spiegare, è semplice. Se io in questa stagione cerco una lettura leggera e non troppo impegnativa, un giallo estivo, per essere chiaro, e metto in conto che la trama avrà a che fare con omicidi e sospetti, con indagini e ricerca di giustizia e verità, perché tu, scrittore, oltre a fare i soliti giochetti di nascondere evidenze che conosci ancor prima di scrivere perché li hai pianificati, o dilungarti anche troppo nel raccontarmi particolari fuorvianti solo per annacquare la storia, allungandola di molte decine di pagine, alla fine arrivi a quella conclusione? Perché dopo aver chiarito e spiegato, finalmente, fai morire in modo stupido, con una caduta su una scala e la testa battuta su un gradino, la persona che mi hai fatto seguire e alla quale mi sono affezionato? Proprio nelle ultime righe dell’ultima pagina. Una vita finita solo perché si inciampa su una scala. Ma allora sei stronzo. Tu potevi evitarlo, non lo hai fatto, e io mi terrò alla larga, da questo momento in poi, da ogni tuo lavoro passato, presente e futuro. È chiaro che nella vita tutto può succedere, anche questo, ma chi scrive ed inventa ha una certa libertà di scelta, copia la realtà, la descrive e l’adatta. Io non sarò mai uno scrittore ma ho la libertà di scegliere chi e quando leggere, gli scrittori o sedicenti tali, al mondo, sono decisamente troppi. Ciao, Viz, perdonami questo stupido sfogo. Tu non c’entri.

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lunedì 26 agosto 2024

un remator cortese

C’era un vogatore, che chiamarlo canottiere mi vien da ridere, abituato alla canoa durante i suoi anni giovanili. Amava andar per laghi e specchi d’acqua tranquilli, non cercava i torrenti con la corrente a tratti molto forte, e neppure il mare. Pur amando nuotare in acqua salata trovava le onde fastidiose per le sue escursioni che erano scoperta e meditazione allo stesso tempo. Le onde lo distraevano, gli richiedevano l’attenzione che lui non era disposto a concedere loro, la sua mente cercava altro. E andava anche per fiumi, una volta solcò con la sua canoa anche il grande fiume. Ad un certo punto la vita lo costrinse ad abbandonare la sua bella monoposto, rossa e bianca, con la pagaia e tutto il resto. La vita porta a mutamenti, quindi nulla di strano o particolarmente degno di nota. Molti anni dopo, arrivato ad una certa età, si lasciò tentare dal canottaggio. Aveva visto un attrezzo chiamato vogatore ma non gli era sembrato una cosa seria, come non gli sembrava serio pedalare su una bicicletta da camera invece che andare su strada, oppure camminare su un tapis roulant invece che su un sentiero o un semplice marciapiedi. Per farla breve si iscrisse ad un club che affittava anche le barche da singolo ed iniziò a vogare rivolto all’indietro, esperienza nuova per lui, ma anche più adatta al tempo, visto che il suo ultimo compleanno era stato per i settantacinque anni. Ed in effetti provava nostalgia dei luoghi in cui era stato e delle persone che aveva conosciuto, cioè della vita che aveva vissuto. Sapeva che la vita va sempre avanti, ma era oggettivamente improbabile che la parte più lunga ed importante per lui fosse ancora nel suo futuro e non invece nel passato che aveva ormai vissuto. Ciao, Viz.

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domenica 25 agosto 2024

Dove andremo?

Ci stiamo preparando per la prossima avventura, raccogliamo quello che potrebbe servire, ci documentiamo, mettiamo da parte i consigli ricevuti per tutti gli errori evitati in passato e ne cerchiamo di nuovi e affidabili per le giuste scelte ancora da fare. Compriamo, rubiamo quello che non possiamo avere in altro modo, copiamo da tutti senza ammetterlo mai perché siamo convinti di poter avere ancora un’esperienza unica dietro l’angolo, solo per noi, esclusiva ed escludente. Alla fine arriveremo, ne siamo certi, ma il premio sarà la solitudine perché gli esclusi, se noi li cercheremo ancora, ci diranno che siamo noi che non li abbiamo più cercati da quel certo momento in poi, che non chiamavano per non disturbare, che sarebbero stati felici anche solo di sentire la nostra voce. Ci serviranno zaini e grosse borse, contenitori di ogni genere, valige e bauli, forse addirittura depositi dove accumulare attrezzi e derrate alimentari a lunga conservazione, libri e abbigliamento per ogni stagione, letti pieghevoli e tende da gonfiare, paracadute e barche. E una quantità notevole di risparmi, pronti in vari paesi perché la destinazione finale non ci è ancora nota. Cose digitali il meno possibile, poca elettronica, meglio il legno del silicio, e pure scorte di fiammiferi. Dove andremo? Abbiamo già spiegato che ci stiamo preparando ma non lo sappiamo. E quanti siamo? Siamo solo io, quanti credi che possiamo mai essere, sempre e solo io. Io che faccio compagnia a me stesso, dopo aver perduto un’altra amica che a volte mi rimproverava e a volte mi capiva. Ciao, Viz.

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sabato 24 agosto 2024

Pensione Giudy

Ci arrivammo la sera, dopo il tramonto del sole. Sulla vecchia cartina non era segnata e di altri strumenti non eravamo dotati. La sola informazione in nostro possesso era la descrizione fattaci da un’amica che la ricordava posta su una piccola altura alla periferia della cittadina. Bastava prendere la terza stradina a destra dopo il ponte sul torrente. E poi era sufficiente arrivare prima del tramonto del sole per trovare posto. Già. Ma il sole era tramontato, anche se da poco. Quando la vedemmo davanti a noi dopo la breve salita, tra le ombre scure degli alberi e con le finestre illuminate, fu amore a prima vista. Amore ricambiato perché, malgrado l’ora, dopo aver suonato ed aver chiesto se si poteva avere una stanza per la notte, la signora sulla porta sorrise e ci disse di entrare. Era rimasta libera solo una piccola stanza, non la migliore, spiegò, ma quella che a lei piaceva di più. Se poi desideravamo cenare lei stessa avrebbe preparato il piatto tra quelli della proposta del giorno che avremmo preferito, a condizione che scegliessimo entrambi lo stesso piatto, altrimenti, in cucina da sola, non avrebbe avuto la possibilità di accontentarci. Nella saletta da pranzo solo un tavolo era libero e già preparato, gli altri cinque o erano occupati o mostravano i segni della cena appena finita. Tutto perfetto, accettammo la proposta chiedendo se potevamo prima vedere la stanza e metterci un po' in ordine…

Comincia così, o potrebbe cominciare così. È una storia inventata ma non del tutto. Nulla viene mai dal nulla, e magari un giorno potremmo viverla con questo preciso incipit e con lo sviluppo che ci piacerà di più. Ciao, Viz.

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venerdì 23 agosto 2024

Lezioni di vita

Lezioni di vita ne ho avute? Immagino di sì, e tante, ma quello che non so è se le ho capite e ne ho fatto buon uso. Fondamentalmente insoddisfatto, nei momenti migliori però ho saputo ingannare la mia indole arrivando quasi alla serenità, alla pace tra le attese e le realizzazioni. Qualcuno, di tanto in tanto, oltre ai miei genitori ed i miei nonni, si è dato da fare per aiutarmi o anche solo per darmi consigli o opinioni su come vivere. Mi hanno detto, testualmente, che non vivevo, oppure hanno tentato di portarmi fuori casa in momenti nei quali non vedevo reali possibilità per me, e preferivo nascondermi come fanno alcuni animali selvatici. Ho chiesto aiuto, a volte, quello so farlo, e l’ho ottenuto quasi sempre quando non lo chiedevo esplicitamente, cioè un vero aiuto. Spero di averlo dato pure io a qualcuno. Tu sei un caso a parte, Viz, la cosa più importante sulla quale ho modellato quasi tutto quello che potevo, sbagliando e indovinando, facendo bene e male. Di recente mi hanno scritto che vivere nel ricordo non è vivere. Magari è vero, o magari non sono pronto per altro. Se ripenso a quella ragazza che mi disse moltissimi anni fa che io non vivevo devo ammettere che non aveva del tutto torto, ma poi sono successe cose, sono passati anni, qualcosa ho pur concluso e credo anche di aver vissuto. Per uscire da quel periodo di non vita mi sono piegato ad esperienze delle quali preferisco non dire, umilianti in certi momenti, oppure veri atti di forza non fisica ma verbale per esprimere i miei bisogni. Quello che avvenne è tutto superato, e non conservo alcun desiderio di ritornare su quei passi. Di recente ho partecipato ad una cerimonia funebre, è mancata un’amica che conoscevo dagli anni settanta, dai tempi dell’università. Con lei mi sono divertito e abbiamo litigato, ci siamo aiutati e molte volte siamo andati in vacanza assieme. Le ho fatto scherzi dei quali non mi pento, ci siamo punzecchiati e fatto regali molto belli, lei in particolare li ha fatti a me. Lei è mancata e a salutarla per l’ultima volta non mi sembrava ci fosse quasi nessuno degli amici di un tempo, quasi solo pochi parenti stretti. In realtà poi mi hanno spiegato che alcuni erano morti, ed altri non li avevo riconosciuti. Sulle prime mi sono chiesto cosa ci facevo io. Mi sono sentito fuori luogo. Lei e il compagno però erano venuti quando salutammo te l’ultima volta, quindi dovevo andare, se non l’avessi fatto non me lo sarei mai perdonato, quindi non ero fuori luogo, solo al solito un po' fuori di testa, con mie costruzioni mentali non sempre fondate.  Credo di averlo capito. Ciao, Viz. Forse ho vissuto forse no. Forse è solo ora che non vivo e continuo per inerzia.

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lunedì 19 agosto 2024

Un altro pezzetto

Ho perduto un altro pezzetto di significato, un altro legame con ciò che ero e in parte sono se n’è andato, per sempre. Niente più visite né incontri, anche se recentemente erano ormai scarsi, ma soprattutto niente più telefonate, un altro numero da non usare più, dal quale non riceverò più messaggi, auguri o parole. E allora non è il giorno per far bilanci, per essere almeno un po' sereno per quello che ho e mi resta, è un giorno per capire, anche se nulla deve essere capito. È così. E tu la conoscevi. Abbiamo vissuto bei momenti con lei. Ciao, Viz.

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Ci sono debiti che vanno saldati

Ma tu guarda che sono stronzo forte. Non è chiaro il motivo? Bene, lo spiegherò come meglio potrò, cioè con i miei immancabili limiti e reticenze. Se telefonando sentivo la tua voce eri presente più che in altri momenti; la tua voce che ora mi manca più di mille altre stupide cose alle quali fingo ancora di dare importanza, senza crederci neppure io. Sono il genio della delocalizzazione dell’attenzione, del pensiero che più debole non si potrebbe, della liquidità della morale e dell’inutilità del preoccuparsi. Trascrivo poi due frasi lette di recente in un piccolo libro: Ci si ritrova quasi senza amici. Se non si fa attenzione. Il senso tu lo capisci perfettamente, lo so, perché in alcune discussioni io ebbi il coraggio di attribuire a te il nostro relativo isolamento sociale, come se l’allontanarsi da qualcuno dipendesse da te e non da una mia predisposizione quasi innata alla solitudine orgogliosa e quasi gelosa. Questo credo sia motivo decisamente sufficiente a definirmi stronzo, cioè il solito inguaribile egocentrico autolesionista. Colpe ne hai pure tu, è ovvio, nessuno ne è privo, si nasce e si è già colpevoli di esserlo perché, alcuni almeno, arrivano in luoghi sicuri e saranno curati e amati senza averne merito, ma questo appunto li rende colpevoli. Poi le colpe verranno scontate, non sempre e non da tutti, ma in parte si ripagheranno. Ed ora cosa mi rimane? Quello che tu mi hai dato e regalato, un po' di quello che ho costruito e, prima di ogni altra cosa, un enorme debito di gratitudine. Ciao, Viz.

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domenica 18 agosto 2024

Il sabato di mezzo

Prima rimuovo ciò che sai e poi inizio. Ieri è stato il sabato di mezzo di un mese d’agosto. Non è sempre così, che in agosto ci siano due sabati prima e due sabati dopo quello centrale, è una possibilità ma certo non una novità. Si inizia a pensare che il caldo torrido finirà, e pure questa non è una novità. Ho pensato a tuo padre e a come sapeva cucinare, e poi alle fiere e ai festival che solitamente frequentavamo assieme nella parte finale di agosto. Dopo aver trascorso un po' di tempo al mare e spesso all’estero tornavamo alle origini e quindi alle zone attorno a Ferrara e a Carpi. Alcune abitudini sembravano destinate a durare, certi luoghi sempre gli stessi, ma invece in quel chiostro non hanno più fatto serate con proiezioni cinematografiche, in quell’area non hanno più messo tendoni con grandi tavolate, e alcune di quelle persone, molte, sono sparite, o invecchiate e malate. Solo tu tra noi due non invecchi, io sì. Non è un premio né una condanna, è così. Cosa preferisco non conta. Conservo qualche piccolo spruzzatore di liquido contro le zanzare che non ho più usato, la sera esco meno ed eri tu che li usavi più di me. Del resto le zanzare sapevano chi scegliere quando stavamo assieme, lo sai bene. Io leggo libri che hai letto tu, che ti comprai o comprasti, e ne leggo anche di nuovi, lasciandone altri ancora ad aspettarmi. Non li leggerò mai tutti. Allo stesso modo non vedrò mai tutto, non arriverò mai ovunque, non ritroverò tutti quelli che ho perduto. Vedo una montagna dalle finestre della sala e della cucina dove andasti un anno e dove pure io ci andai, dopo, per due volte. C’era una malga dove si poteva mangiare. Ormai è chiusa, senza gestore da quattro anni. Ciao, Viz.

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sabato 17 agosto 2024

Novità minime

La piantina ha altre foglioline un po' più grandi, e ricresce a nuova vita aspetta la pioggia o, meglio, le mie visite quando la annaffiano.

La gatta soffre un po' il caldo, mangia di gusto il pollo quando lo compro, ed ama essere spazzolata con un semplice spazzolino da unghie a setole morbide. A volte si mette dove stavi tu, ma cerca comunque il posto che preferisce.

Io mi muovo poco, impigrisco, me la prendo per stupidaggini, e basta poco per infastidirmi nelle giornate calde.

Mi piacerebbe a volte uscire la sera con qualcuno, ma ci sono sempre altri impegni o sono altri che hanno impegni, e il clima non aiuta.

Leggo come antidoto, e lo trovo piacevole. Lego di tutto, tranne testi troppo impegnativi che ho pure comprato in passato ma che non sono in grado di capire. Ho limiti oggettivi, ma non sono quelli letterari che mi preoccupano.

Guardo più volte al giorno le previsioni meteo, temo nubifragi e grandine e catastrofi improvvise. A volte tento di mettere in atto qualche difesa ma la cosa mi rende nervoso.

So che viaggiare è ed era faticoso. Con te tornerei un po' ovunque, o meglio, mi piacerebbe andare dove non andammo mai. Ciao, Viz.

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venerdì 16 agosto 2024

Fidati di me

Fidati di me se ne hai bisogno, in un momento di dubbi o debolezza, quando apparentemente non sei convinta e ti serve solo una piccola spinta per crederci. Non sai quante volte rimpiango la mia solitudine interrotta da qualcuno che mi ha dimostrato interesse, l’interruzione, non la solitudine. Nella mia selettività ho escluso poi chi aveva tentato e non ho ascoltato, è così, è successo. Mi bastano pochissime persone, una sola magari, e se quella sola manca poi mi crolla tutto addosso, lasciandomi scoperto. Però fidati di me, e non essere delusa per tutti i miei errori e le mancanze di attenzione, quelli non hanno scusanti, fanno parte del pacchetto completo. Qualcuno non claustrofobico riesce a vivere in un sommergibile sotto la superficie del mare o in un cunicolo sotto metri di terra o roccia, io no. Non sono claustrofobico però quando mi trovo in una piccola stanza, in una cantina o in un ascensore. E così non sono claustrofobico se escludo il mondo all’esterno ma mi ritrovo anche con una sola persona, quella giusta. È sempre un rischio ovviamente, lo so, ma fidati di me. Ciao, Viz.

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giovedì 15 agosto 2024

Dietro le quinte

Quello che rimane impresso come perfetto, che si ricorda come unico e inimitabile e che diventa col tempo un modello che a molti sarà impossibile tentare di ripetere all’inizio non era così. Durante le fasi iniziali, quando il regista discuteva col produttore e gli attori interpellati magari rifiutavano la parte le premesse non erano tranquille. La sceneggiatura veniva modificata prima e durante la lavorazione. Qualcuno continuava a creare problemi arrivando in ritardo o pretendendo più visibilità o rifiutando di recitare senza certi fiori nel camerino. Non sempre, ovviamente, ma il film che oggi tutti conoscono quasi a memoria non è solo quello che ci è arrivato sulla pellicola, o su altri supporti, per niente. Qualcuno fece uscire notizie, mentre la lavorazione procedeva, che raccontavano di litigate e porte sbattute, di ripicche e pretese assurde. Non mi riferisco a nessun film in particolare, ne ho in mente molti, ognuno a suo modo diverso ma simile sotto questo aspetto. Probabilmente si tratta solo di vita, nella vita è normale ripensare all’età dell’oro come se fosse veramente esistita, rimpiangendola. Non era così vivendola. L’età dell’oro comprende anche le imperfezioni e il dolore, pure la morte di qualcuno. Le volte nelle quali ho avuto un ruolo che mi ha permesso di osservare dietro le quinte di avvenimenti abbastanza importanti, non molti ad essere onesto, mi hanno fatto capire che i sorrisi potevano nascondere altro. Ma non dico nulla di nuovo, non credo di aver mai detto, fatto o costruito nulla di nuovo. Solo mi piace continuare a parlare con te. Ciao, Viz.

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mercoledì 14 agosto 2024

Del futuro so poco o nulla

Mai tornare se non vuoi delusioni, lascia dormir tranquillo il ricordo e rimboccagli le coperte, lascialo in pace e non disturbarlo. Perché spaventarlo e farlo fuggire mostrandogli il tempo reale, quello attuale? Non ha senso né il rimpianto né la negazione, nulla ha senso se non quello che vogliamo concedere noi, e noi saremo duri, inflessibili, inaffondabili. Sino a prova contraria. Granitici nelle convinzioni costruite sul nulla ma piene di emozioni che ci sono grate per l’importanza che concediamo loro. Basta un sorriso ricevuto al momento giusto e la batteria si ricarica al suo massimo, ci concede una nuova lunga autonomia. Basta un sorriso, l’ho sempre saputo, o almeno da quando mi sorridesti la prima volta. Rimuovo a mio comodo quello che non ti fece sorridere per nulla, lo ricordo ma ugualmente lo rimuovo. Inutile farmi male oltre un certo limite. E non tornerò più in Grecia, né a Venezia o in Puglia. Ma adesso m’interessa poco. Noi ci siamo stati, cosa vuoi poi che interessi agli altri. Chi vorrà ci andrà e ci tornerà, magari andrà altrove in luoghi da sogno (o da incubo). Ciao, Viz, se mi succederà di ritornarci vorrà dire che, in un’altra vita, ci torneremo assieme.

                                                                                         Silvano C.©

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martedì 13 agosto 2024

Torneremo a Venezia

Da solo o con qualcun altro non ho in programma alcun ritorno nella bellissima Venezia che iniziai a vedere coi miei in un modo che recentemente viene definito mordi e fuggi. Ma dico, mordi e fuggi cosa? Cosa mordo se ogni cosa costa un capitale, anche un semplice panino. Coi miei era normale andare, fare un breve giro e poi tornare a casa. Da Ferrara a Venezia si impiegava poco in auto, e al massimo si comprava un piccolo oggetto economico in vetro, a Murano. Poi sono venuti anni nei quali siamo andati assieme. Prima però ci andai una volta, ti avevo appena conosciuta e non fosti invitata dal gruppo che aveva invitato pure me. Non sai quante volte poi ho pensato a quei due giorni. Assieme però, dopo, ce la siamo goduta un po' di più. Abbiamo trascorso un fine settimana con due pernottamenti in una piccola pensione umida sulla Giudecca e non era neppure inverno. Abbiamo anche pranzato fuori, cercando posti caratteristici e non per turisti. Vabbè, molti lo fanno. Il Danieli costava troppo, e altri locali non erano alla nostra portata ma ci siamo stati. Ci ho pure accompagnato un paio di classi, e una volta, in piazza San Marco, a momenti perdevo un’alunna. Per fortuna ritrovata un quarto d’ora dopo. Venezia però rimane Venezia, e senza di te, sinceramente, è triste. Aznavour lo sapeva, e pure io ora lo penso, e non mi va di rivedere una Venezia triste. Per lui era triste per un motivo un po' diverso dal mio, e lui c’era anche tornato. Io invece no. Ciao, Viz, se succederà ci torneremo assieme.

                                                                                         Silvano C.©

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lunedì 12 agosto 2024

Potrei certamente fare di meglio

Tra i morti sembrava morta pure lei, una piccola piantina portata e poi dimenticata, mai più innaffiata e che, con l’inizio dell’estate torrida, aveva cominciato a seccarsi. Mi sono detto che in fondo mi costava poco darle ogni giorno un po' d’acqua, giusto per vedere cosa succedeva. Ed alla fine è successo. Dalla base del piccolo fusticino ramificato e ormai definitivamente secco sono spuntate piccole foglioline verdi, e la piantina ha deciso che era il caso di approfittare di me e della mia generosità gratuita e senza impegno. Già lo facevo con i gatti, che avevano imparato a riconoscermi e pur mantenendo le distanze mi aspettavano e qualcosa riuscivano ad ottenere per cambiare e integrare la loro dieta povera di gatti liberi e randagi. Poi, uno dopo l’altro, sono tutti spariti. È scomparso il primo, oltre un anno fa. E ne sono scomparsi altri due, pochi mesi fa. Non ne so più nulla e immagino il peggio. Sono felice se ho loro regalato qualche minuto di sollievo, di piccolo o grande piacere, ma ormai è finita. La piantina invece, ora, prova a rivivere una seconda vita. Chi l’ha portata l’ha dimenticata, abbandonata. Io che ci passo ogni giorno salvo poche eccezioni posso aiutarla. È poco, potrei fare di meglio e cose più importanti nella vita. Per ora penso anche a quella piantina. Ciao, Viz.

                                                                                         Silvano C.©

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domenica 11 agosto 2024

Contraddizioni

Non mi contraddico solo io

Un vegetariano uccideva umani ma salvava animali, e penso siano stati ben più di uno

Difensori della vita che mettono a morte chi non la pensa come loro

Grandi educatori che pubblicano libri e poi arrivano al suicidio. Cosa dovrei imparare da loro?

Chiromanti che mi spiegano come arricchirmi per un piccolo compenso, e tuttavia vedo che loro la ricchezza non la conoscono perché devono arrabattarsi come tutti per sopravvivere

Virtù sempre pubbliche, vizi logicamente da nascondere e negare

E io mi contraddico, lo penso e so quel che dico, non essendo certo di nulla mi aggrappo a certezze che scrivo su un muro appannato e lascio che sia l’aria asciutta quando si apriranno le finestre ad asciugare e cancellare. Certo che l’ho fatto. Non avviene più da anni ma l’ho fatto. E racconto storie di me, da non crederci. Potrei salvarmi solo ammettendo di aver sbagliato, di essere incorso in errori di gioventù, come chi nacque negli anni che lo fecero giovane fascista per poi decidere di diventare partigiano, a volte trovando la morte per questo, magari con chi quella prima convinzione non lasciò mai.

Viva la coerenza, e pietà per le contraddizioni. Ciao, Viz. Regalami un altro sorriso.

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sabato 10 agosto 2024

Realtà, e finzione che sembra reale

All’inizio è sempre difficile ma la difficoltà può durare veramente poco, pochissimo. Poco alla volta si cede alla curiosità e si vuol capire cosa succederà. Finisce che ci si affeziona, in molti casi, e si inizia a immaginare di essere parte di una storia alla quale non si è stati invitati ma per la quale si è pagato il biglietto per assistere. Non è bello non essere invitati, ma questo passa in fretta in secondo piano perché le vicende meritano attenzione e distraggono dai pensieri personali. Sono avvnture scritte su carta, magari non sono mai avvenute e semplicemente qualcuno le ha immaginate e poi riordinate in modo da poterle raccontare. Nella vita reale le persone si incontrano, si attirano o si respingono, si piacciono o si detestano, magari semplicemente sono indifferenti, ma continuano a vivere sino a quando sarà loro concesso. In un libro i personaggi, protagonisti o meno, continuano a vivere in modo effimero per un tempo indefinibile, serve solo che qualcuno legga, altrimenti anche loro muoiono e vengono dimenticati. La loro solitudine aiuta ad esorcizzare la mia, quando leggo. Quello che succede a loro mi aiuta a rimuovere i problemi che toccano me. Credo sia quello che spinge i lettori a leggere, gli spettatori ad andare a teatro o a vedere un film, e ancor più ognuno a cercare di vivere, approfittando delle occasioni che incontra e inventandosi nuovi modi. Ciao, Viz.

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venerdì 9 agosto 2024

Il tempo di passaggio

La terra di nessuno ha un valore simbolico, rappresenta la linea, o meglio lo spazio, che separa una realtà da un’altra che le sta accanto. Le due realtà concordano che in quello spazio nessuna delle due abbia diritti superiori all’altra, ed entrambe per paura, convenienza o situazione di fatto non intendono entrare. In tempo di pace il significato è quello di confine segnato e accettato. Superato il confine si entra in una diversa realtà, cambiano alcune condizioni. Esiste anche un tempo che in qualche modo è assimilabile concettualmente allo spazio, ma non è esattamente di nessuno. C’è stato un tempo con noi. È durato molti anni, non pochissimi ma neppure troppi. Potrebbe durare ancora oggi, ma così non ci è stato concesso. Tra il tempo con noi e il tempo senza di noi io mi ritrovo in questo tempo con me e senza di te. Non è particolarmente piacevole anche se non nego che alcuni momenti belli li ho vissuti anche dopo quel 17 dicembre del 2016, momenti nei quali eri diversamente presente, ma comunque presente. Cerco ancora di capire cosa si intende per elaborazione del lutto, e quello che ho capito ieri già oggi non mi convince. Insomma, non so elaborare come tutte le persone normali, ammesso che esista la normalità e che questa sia codificata, anche se ne dubito. Non sono una persona normale, non sono affidabile, non mi accontento e non mi adatto, sono irritabile e racconto storie, cerco un equilibrio come lo cercò Battiato e a volte l’ho solo sfiorato. La cosa essenziale comunque, è che non so elaborare un bel nulla, semplicemente lascio che il tempo trascorra e svolga il suo sporco lavoro di nascondere e offuscare e cambiare. Inutile insistere su questa faccenda però, il concetto è chiaro, arriverà anche un tempo senza di noi e intanto sono nel tempo di passaggio. Ciao, Viz.

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giovedì 8 agosto 2024

L’attesa del temporale

Ci sono giorni estivi nei quali, da alcuni anni, mi attendo il peggio. Per fortuna molte volte l’attesa è per nulla e le previsioni meteorologiche sono sempre meno attendibili tuttavia, quando si avvicina un temporale, molta della mia attenzione rimane su possibili fenomeni anche violenti. Prima non era così. Il temporale arrivava, magari con tuoni, fulmini, vento forte, pioggia e anche grandine, ma tutto mi sembrava normale, e poi il sereno che ne seguiva era una rinascita. Durante alcuni temporali mi addormentavo oppure leggevo tranquillamente un libro. Se capitava di essere in vacanza, quando ero ragazzino, guardavo chi si poteva permettere abiti più eleganti per il fresco e si godeva la pioggia dalle verande degli alberghi che per me significavano una ricchezza e un benessere che invidiavo. Altri tempi, finiti per sempre. Abiti eleganti estivi ne ho avuti pochissimi, e pure nei momenti sbagliati. Quando venne il momento giusto degli abiti eleganti non m’interessavano per nulla, era altro che attirava la mia attenzione. Chi ci teneva ancora lo guardavo ma mi rendevo conto che non faceva per me, e lasciavo che ognuno seguisse il proprio essere e come apparire. A volte coglievo la comicità di certe scelte, a volte sono stato cattivo con alcune mie osservazioni, un modo forse per ricambiare critiche precedenti ricevute da altri, come se le colpe di qualcuno debbano ricadere su chi non ne ha responsabilità. Pure questo ho capito dopo, con mio grande sollievo. Ora so che dopo ogni temporale torna il sereno esattamente come dopo alcune scelte sbagliate si cerca di rimediare e magari ci si riesce. Provo paura nell’attesa dell’ignoto e sollievo quando tutto è passato. Questo è. Ciao, Viz.

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mercoledì 7 agosto 2024

assurdo

Il bisogno di domani, di un qualche domani, comunque sia, è molto sentito. Non so quando siano nati i primi pensieri legati all’aldilà, quando il primo uomo abbia immaginato una divinità salvatrice o vendicatrice, sicuramente millenni fa, la storia lo racconta narrando di antiche civiltà ormai estinte. Il culto dei morti, o comunque il loro rispetto, probabilmente è anteriore, e anche certi animali in parte lo condividono. Poi ci sono quelli che ci credono sinceramente e altri che mentono, fingono per loro interesse. Qualcuno ci costruisce vere fortune anche solo scrivendo libri sul tema, e se fossi uno scrittore non è escluso che sarei tra questi, ma per fortuna non è così e nessuno me sente la mancanza. Il fatto stesso che continuamente, da quasi otto anni a questa parte, viva una sorta di loop che ogni giorno mi avvicina ad alcune mie costruzioni consolatorie non è sempre benvisto. Lo so perché mi è stato detto esplicitamente. So che anche tu sei tra chi mi sconsiglia di pensare a te in un certo modo. Non me lo hai detto direttamente, o quasi mai, ma il tuo pensiero era chiaro quando potevi parlarmi con la tua voce, guardandomi coi tuoi occhi, standomi accanto o di fronte. Ecco l’assurdo, tutto qui. E intanto, tuttavia, vivo e continuo a fingere di essere eterno, fingo che tu lo sia, che il passaggio della frontiera sia appunto solo un passaggio e che qualcosa semplicemente muti senza finire. Se vado all’estero cambiano i colori della segnaletica orizzontale delle strade, si parla un’altra lingua, i gusti alimentari sono diversi, ma si tratta sempre di persone che hanno animali domestici, ascoltano musica e camminano sulle strade. Sembra tutto assurdo, lo so, e io credo di esserlo. Ciao, Viz.

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martedì 6 agosto 2024

Binari che vanno dritti o curvano, dipende dalle necessità

Prima o poi la fortuna guarderà altrove, dimenticherà di togliermi un dolore che mi aveva portato ieri per lasciarmene uno diverso al suo posto. E i dolori si accumuleranno, per loro natura standomi aggrappati temendo di essere allontanati. Anche i dolori soffrono, cosa credi? La vita vive. Il caldo si scalda e il freddo si raffredda. Il dolore si affeziona a chi li porta, li ama, non sempre ricambiato; quasi mai. E l’amore scalda come il calore stesso, per certi aspetti è un suo sinonimo. Del resto l’amore è tutto e nulla, e definirlo con precisione lo lascio ad altri, mi basta ciò che ne ho capito io, mi basta quel poco. Riguardo a quello che dicevo ieri, poi, sono tornato, immagino che a breve non succederà nuovamente che per un giorno, se non sono lontano, non venga dove non sei. È una mia debolezza, tra le tante la più assurda, quella che probabilmente capisci meno. Del resto mi sono costruito abitudini che, con piccole modifiche e variazioni, scandiscono le mie giornate. Potrei vivere meglio? Sicuramente sì. E peggio? Anche, potrei vivere anche molto peggio. Di tanto in tanto qualche trasgressione ma poi devo rientrare nei binari che con gli anni ho posato. Deragliare sembra porti danno. Ciao, Viz.

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lunedì 5 agosto 2024

… è successo

Sono uscito, ogni mattina se posso esco, e il giro che dovevo fare era leggermente diverso dal solito, cioè dovevo spostare un’auto che avevo parcheggiato non vicino a casa. Avevo programmato ogni cosa come sempre, compreso venire a trovarti dove non sei, ne sento il bisogno. Eppure evidentemente il bisogno non è stato sufficiente a farmi venire. Ho preso l’auto, l’ho spostata dopo aver comprato poche cose e poi sono tornato direttamente a casa. Nel momento preciso del parcheggio al mio arrivo mi sono ricordato di quello che non avevo fatto. Allora ho pensato di riaccendere il motore e venire. Poi ho immaginato che sarebbe stato lo stesso se fossi salito prima in casa per depositare la borsa e dopo venire a piedi. Infine mi sono reso conto di essere ridicolo e che tu stavi ridendo di me, che in qualche modo volevi che mi rendessi conto dell’assurdità dei miei comportamenti, quello era un segno insomma. Non cambia nulla che io venga una volta due volte o nessuna volta al giorno. Non c’è più neppure il motivo di portare qualcosa di buono ai gatti che ti facevano compagnia perché da troppi mesi sono spariti entrambi quelli che mi aspettavano e quando li chiamavo arrivavano trotterellando. Serve sempre un motivo, ma un motivo reale, oggettivo, un bisogno forte, e forse questo lentamente si sta spegnendo. So di essere stupido, la vita è fuori da certi luoghi, che a te poi non piacevano per nulla, ci andavi solo se era necessario e non per un bisogno di manifestare vicinanza o ricordo. Per quello ci sono altre forme, altri mezzi, altri pensieri. E così è successo. Poco da aggiungere… Ciao, Viz.

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domenica 4 agosto 2024

A pensar male…

Ci sono idiozie blasonate che, per qualche motivo e ripetute quasi all’infinito, sembrano acquisire dignità di verità rivelate. Basta che a farle nascere o a diventare note sia qualcuno famoso per qualche motivo, e tali enormi scemenze hanno la forza autonoma di sopravvivere anche dopo la morte del suo autore, o almeno della persona alla quale sono attribuite, e ovviamente staccate dal contesto generale, nel quale avevano un senso, e applicate ad ogni caso al quale si possano anche solo casualmente avvicinare. Ora credimi, è un po' come coi proverbi. Se ce n’è uno che afferma che per un certo motivo capiterà qualcosa, ne esiste anche un altro che, per lo stesso o analogo motivo, dirà l’esatto contrario. La frase che a pensar male degli altri si fa peccato ma spesso si indovina dice tutto e nulla. Io credo semplicemente e banalmente che per il 50% delle volte ci si prende e per l’altro 50% si sbaglia. Oltretutto è abbastanza difficile avere le prove che i fatti pensati siano avvenuti esattamente in quel modo, che il pensiero che ha mosso l’azione di qualcuno sia stato quello immaginato da noi, troppe variabili, troppe lacune nelle nostre informazioni. So per certo, inoltre, che più di una volta personalmente ho giudicato male qualcuno attribuendogli distacco o grettezza mentre semplicemente ero io quello gretto e venale. Vedevo coi miei occhi ed ero convinto che i miei difetti fossero anche fuori di me, spalmati ovunque. Se il mondo fosse così sicuramente non avremmo salvezza. Ora, con buona pace di chiunque, a pensar male si ha una sola certezza, quella di pensar male. E non di rado capita pure di sbagliare. Quando tu mi spiegavi queste cose poi le capivo, e ammetto che un po' mi sentivo, e mi sento, come Forrest Gump. Ciao, Viz.

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sabato 3 agosto 2024

Avvicinarsi

Chiedere se serve qualcosa, se si è mangiato, se si è coperti abbastanza.

Dire di andare piano.

Dare un po' di soldi, in certi momenti particolari, quando se ne sente il bisogno o si pensa che possano servire.

Aspettare con un po' di ansia o paura il ritorno, fugare le idee più nere, e poi essere soddisfatti e rimuovere tutto quando arriva.

Fare regali non necessariamente utili o quando è solito farli, no. Stupire è una cosa bella

Progettare cose assieme, da fare assieme, rivoluzionare il mondo che si conosceva prima.

Coccolare, accarezzare, dire, fare, baciare, lettera ma senza testamento.

Non immaginare la vita senza, non cercarla.

Sognare un po'.

Queste ed altre cose si avvinano all’amore. E poi ce ne sono mille altre, ovviamente. Ciao, Viz.

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venerdì 2 agosto 2024

Decisioni e matematica

Qualcuno dice che la musica è matematica in una delle sue quasi infinite forme. Io conosco sufficientemente la matematica ma non capisco molto delle sue connessioni con la musica, non so leggere uno spartito musicale, intuisco che una sequenza di scale ha a che fare con qualcosa che aumenta o diminuisce, ma poi se insistessi sul tema direi enormi stupidaggini. La musica arriva direttamente dentro senza prima passare dal calcolo cosciente, è immediata, colpisce la fantasia e recupera ricordi, associa momenti vissuti ad altri che ci si aspetta di reincontrare. Non mi va di ripensare a quanti concerti siamo stati, che musica ascoltavi tu, ai nostri dischi LP, alle audiocassette… so che tutto questo lo abbiamo vissuto, è matematicamente certo e devo ritenermi fortunato di averlo avuto. Avrebbe potuto andare peggio, sai come.  E tu avresti potuto essere più fortunata, anche incontrando un altro migliore di me. Io difficilmente avrei potuto essere più fortunato, le probabilità mi sono sfavorevoli e mi conosco troppo bene. A volte la so raccontare bene e inganno gli altri volutamente, baro, bluffo e ottengo risultati che non mi meriterei. Molti lo fanno, ma non è una scusa. Racconto e nascondo, mi vedi e non mi vedi, è un gioco come quando si entra in una galleria degli specchi. Adesso mi restano cose, memorie, bellezza vissuta, anche cartoline e libri, e bigliettini. E mi restano anche decisioni che dovrò affrontare. Ciao, Viz.

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giovedì 1 agosto 2024

Una lezione

Sembra che l’augurio più grave non sia quello della morte ma quello della solitudine. Ho scritto sembra però, e non so spiegarlo, semplicemente l’ho letto tra le frasi dei tanti libri che indegnamente insisto e leggere sia per non pensare alla morte sia per non pensare alla solitudine. La morte arriva prima o poi, non serve augurarla a nessuno, neppure anticipata; la Signora decide al di sopra di ogni nostro disegno o progetto, anche del peggiore. La solitudine invece è evitabile, è una malattia dalla quale si può guarire curando meglio i rapporti con gli altri. Hai capito il concetto, non è difficile. Quella malattia la eviti solo se invece di curare te curi gli altri. In un certo senso è controintuitivo, un po' come spiegare al bambino che per non aver paura dell’acqua deve iniziare ad abbandonarsi a lei e smettere di cercare di sfuggirle. Lei lo accoglierà, lo farà affondare un po' e poi lo aiuterà a tornare a galla, con pochi movimenti e poca fatica. Se pure tu farai così l’acqua ti mostrerà il mondo che si nasconde sotto la superficie della paura, pieno di meraviglie e colori, ben diverso da quello che immaginavi prima. Forse berrai un po', succede, forse toccherai il fondo a pochi metri e ti sembrerà di poterci quasi camminare, e ti verrà il desiderio di raccogliere quel grosso sasso che ti sembra carino da portare a riva. Ecco, quello no. Quello non puoi farlo, se prendi il sasso poi non torni a galla, e devi scegliere. Ti conviene lasciare il sasso nel mare e tornare a riva ammettendo di aver imparato una lezione per il futuro.

                                                                                         Silvano C.©

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