Facile essere combattuti, parziali, reticenti o peggio quando si
tratta di esprimere un giudizio su di sé, sarebbe necessario mettere da parte
ogni forma di pietà e ricercare l’oggettività. Quest’ultima ovviamente non esiste,
al massimo si riferisce a un’opinione comune che viene dagli altri, a volte
condivisa pure dai soggetti interessati e, tragicamente, destinata a mutare nel
tempo. Non ci sono punti fermi come monumenti che possano sfidare i millenni, o
sono pochissimi e nessuno s’interessa alla miseria di quello che ad esempio alcune
volte io stesso penso, ai miei calcoli venali e agli interessi spiccioli. Ho pietà
per me, e non dovrei. Quello che racconto è diverso da quello che sono. Ogni grande
testo letterario, ogni mostro sacro teatrale, chi veramente si distingue sfida
il banale ed è sincero, pena l’oblio. Nella grandezza e nell’infamità non ci
sono giustificazioni da mettere in campo, va raccontato tutto. I grandi delitti
collettivi come l’Olocausto, le Foibe, lo sterminio di interi popoli dai conquistatori
in ogni tempo non si possono nascondere, non è giusto farlo. Gli stupri e le umiliazioni
sono da denunciare. La lenta progressione verso la morte, la perdita delle
proprie capacità che in parte è compresa in parte no sono temi da non
nascondere per pietà. Personalmente non sopporto tutto, e di alcuni temi non mi
va di leggere o di scrivere, ma questo è il mio limite. E quando trovo chi li
sa affrontare e me li mostra in modo che possa capirli e rendermi conto che
sono anche miei, credo mi abbia aiutato.
Ora però ti chiedo un nuovo sorriso. Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
Posso sorridert anch’io? Con tanta umiltà 🙏🏽
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