Non potendo telefonarti ti racconto
alcune cose qui. Non serve che tu mi spieghi che è inutile. Lo so, è
doppiamente inutile; lo sai già oppure parlo, e scrivo, a vuoto. Comunque sia ti dico che vivo
alla giornata, vedo come organizzarmi nei tempi di colazione, pranzo e cena
tenendo in conto prima di tutto le esigenze non mie. Le mie vengono
dopo ma le ho perfettamente presenti e rinuncio a poche cose. Per certi versi
non si tratta neppure di rinunce, ma di scelte, perché cedendo qualcosa in cambio
ho altro, e quasi certamente mi conviene. Vengo a trovarti dove non sei e a
volte incontro un gatto o una gatta, e poi tanti merli. Porto loro qualcosa perché
a modo loro ti tengono compagnia. Non so se lo sanno, magari sì. Cammino, a
volte di più altre di meno. Rovereto non è una metropoli ma non è neppure la
morte civile di una minuscola frazione di montagna con poche centinaia di
abitanti, nessun negozio, una chiesa e un cimitero. Esattamente quei piccoli
nuclei di case che mio nonno, vedendo la Valsugana per la prima volta, chiese
se ci abitava qualcuno. Lui aveva viaggiato pochissimo, era solo stato
richiamato durante la seconda guerra mondiale ed era stato mandato a Viterbo. Per
il resto non era mai uscito dalla provincia di Ferrara. Però a Porto Garibaldi
c’è stato, e lo ricordo bene perché una volta, appunto al mare, mi fece
assaggiare con la lingua la birra che aveva preso. E ovviamente non mi piacque
per nulla. Ma queste cose già le sai, come mai te le ripeto, perché sento
questo assurdo bisogno? Non ho spiegazioni. Ciao, Viz, sorridi per favore.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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