Molto tempo fa l’amico di una breve stagione, che pensava più o
meno ironicamente ad una via alcolica al comunismo, tentò di convincermi a percorrere quella via, ma non ci riuscì. Ricordo di aver trascorso
poche ore in una mattinata con lui in giro per Trento e di essere entrato ripetutamente
in un bar dopo l’altro mentre parlavamo. Io non sapevo più cosa ordinare. La prima
volta un caffè, la seconda un altro caffè, la terza un bicchiere di rosso, la
quarta non so più cosa, l’alcol così presto al mattino non lo reggevo e non lo
reggo neppure ora. E non potevo neppure bere troppi caffè. Del resto la via al
comunismo, dal mio punto di vista, non aveva bisogno di scorciatoie, l’alcol
cioè non era necessario per raggiungere lo scopo. Ma la sapeva raccontare bene,
lo ammetto, sapeva essere interessante, e a lui interessavano pure le colleghe.
Come del resto al sottoscritto. L’alcol comunque produce alterazioni nella
percezione della realtà, fa vedere ciò che sobriamente non si vede, e nasconde
l’evidente. Ora penso che non mi spiacerebbe alterare la mia percezione, simulare
come vero qualcosa che semplicemente immagino e perdermi in quel mondo. Poi dovrei
comunque tornare al vero, al qui ed al presente. E le conclusioni di questo ragionamento opinabile diventerebbero così evidenti. Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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