giovedì 15 febbraio 2024

Stati alterati di coscienza

Molto tempo fa l’amico di una breve stagione, che pensava più o meno ironicamente ad una via alcolica al comunismo, tentò di convincermi a percorrere quella via, ma non ci riuscì. Ricordo di aver trascorso poche ore in una mattinata con lui in giro per Trento e di essere entrato ripetutamente in un bar dopo l’altro mentre parlavamo. Io non sapevo più cosa ordinare. La prima volta un caffè, la seconda un altro caffè, la terza un bicchiere di rosso, la quarta non so più cosa, l’alcol così presto al mattino non lo reggevo e non lo reggo neppure ora. E non potevo neppure bere troppi caffè. Del resto la via al comunismo, dal mio punto di vista, non aveva bisogno di scorciatoie, l’alcol cioè non era necessario per raggiungere lo scopo. Ma la sapeva raccontare bene, lo ammetto, sapeva essere interessante, e a lui interessavano pure le colleghe. Come del resto al sottoscritto. L’alcol comunque produce alterazioni nella percezione della realtà, fa vedere ciò che sobriamente non si vede, e nasconde l’evidente. Ora penso che non mi spiacerebbe alterare la mia percezione, simulare come vero qualcosa che semplicemente immagino e perdermi in quel mondo. Poi dovrei comunque tornare al vero, al qui ed al presente. E le conclusioni di questo ragionamento opinabile diventerebbero così evidenti. Ciao, Viz.

                                                                                                            Silvano C.©

                           (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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