giovedì 15 luglio 2021

Se c’è da pagare, pago

Esterno giorno. Estate isolana italiana agostana, campeggio sovraffollato, tende quasi sovrapposte per occupare ogni spazio da sfruttare per ospitare clienti paganti. Punto vendita per alimentari e per ogni altro tipo di merce unico, con prezzi incredibili e non contrattabili. Mortadella venduta al prezzo del miglior prosciutto, per ricordare un caso che mi è rimasto impresso. Come spesso capita nei gruppi ogni spesa era in comune, e così ci ritrovammo tutti a consumare banane e Nutella perché uno di noi non poteva farne a meno e, pagando tutti, ci sentivamo in dovere-diritto di approfittarne. Fu l’anno nel quale, al mio solito, diedi un esempio che altri seguirono, quello delle patate alla brace, cotte sul bagnasciuga con la legna facilmente reperibile in loco. Le patate costavano poco, la legna era gratis e il risultato fu delizioso; ma l’esperienza durò poco. I falò sulla spiaggia in breve tempo divennero troppi e furono vietati. Tutti appiccicati come sardine potevamo tuttavia usufruire, vicino alla nostra piazzola, dell’unico campo di bocce dell’intera isola. Ogni tanto qualcuno ci giocava. Pure noi lo facemmo, dedicandovi un paio di ore invece di andare al mare, bellissimo. Sul bordo altri campeggiatori avevano messo ad asciugare pentole appena lavate. Un mio tiro infelice e decisamente sbagliato colpì una grossa pentola in acciaio lasciandola ammaccata. Ne seguì una discussione sulle responsabilità, e sui danni. Colpa di chi aveva sbagliato un lancio o di chi aveva messo una pentola in un posto inadatto? Sembrava non si potesse trovare una soluzione quando dissi: se c’è da pagare, pago. La colpa è mia, pago i danni, chi rompe paga e i cocci sono suoi. Questo sbloccò la discussione. Loro non volevano rinunciare alla pentola, che faceva pure parte di una batteria, quindi con reciproche occhiatacce la questione fu accantonata senza altre conseguenze. Noi non usammo più quel campo di bocce e loro smisero di far asciugare in posti pericolosi le loro cose. Questo te lo raccontai, Viz, e tu sorridesti. Molti anni dopo il destino volle però ricambiare il favore e pareggiare i conti. In Olanda stavamo in un luogo tranquillo, in un altro campeggio, molto più a nord di quello dell’isola italiana. Non troppo lontano da noi c’era un campo da tennis, senza reti molto alte. Una pallina sfuggita al controllo arrivò non so a quale velocità sul fianco del camper e creò una piccola bozza. Discutemmo, per un po', finché capii che non aveva senso continuare. Problemi di lingua e di opportunità, uniti alla considerazione che il danno non era enorme, mi spinsero a lasciar perdere. Il ciclo si era chiuso, Viz. La giustizia, lentamente, fa il suo corso.

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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