Fummo invitati a cena, e non rifiutammo. Ci sembrava, oltre che inutilmente scortese, anche un’occasione per allargare il nostro giro di amicizie. Gli amici non bastano mai, e in certi momenti della vita sembrano consumarsi uno dopo l’altro come i cerini, ammesso di sapere cosa sono i cerini e cosa sia l’amicizia. Poi alcuni di questi cerini bruciano molto a lungo e non si spengono mentre altri durano comunque molto.
Probabilmente portammo qualche piccola cosa, per ringraziare, ma ora non so essere più preciso. Lei era una persona simpatica, sembrava interessante e fragile, anche complicata. Arrivammo nel suo appartamento in leggero anticipo quindi accettammo il fatto che non aveva ancora preparato nulla. L’ordine non era perfetto, non quello che ci saremmo aspettati. E neppure la pulizia. Pazienza. Quando vidi la cucina però mi preoccupai perché sul lavello ci stava una pila di padelle, pentole, stoviglie e posate, e tutto sporco probabilmente da giorni, perché si avvertiva un certo odore spiacevole.
Non facemmo commenti, ma mi rimase impresso come cucinò. Prese una padella dalla pila, già usata e visibilmente incrostata, la sciacquò velocemente sotto il rubinetto togliendo lo strato più evidente e poi, senza altre inutili accortezze versò olio, mise sul fuoco e cominciò a preparare il sugo.
Di tutto quello che avvenne poi ho rimosso ogni cosa. Non andammo più a casa sua. Non ci ammalammo. Forse ne parlammo con altri, e convenimmo che aveva qualche problema. Non ricordo neppure il suo nome, ed è passato troppo tempo.
Oggi, poi, è un sabato particolare, che non mi piace riportare alla mente ma che continua a ritornare, senza interruzioni né soste. E la notte spesso in qualche modo tu torni. Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.