martedì 6 luglio 2021

compromessi

Leggo di vicende legate ad un paese che deve fare i conti col proprio passato. I personaggi del romanzo, ognuno a modo suo, sono all’interno di un gioco, di una rete dalla quale non possono uscire. Chi opera secondo onestà e giustizia lo fa soltanto perché è sostenuto dalla sua intrinseca disonestà, incancellabile, vissuta come ineludibile, e quindi come se non esistesse neppure. Si può amare chi fa un lavoro che contraddice gli stessi principi sui quali si fonda il tuo? Pare di sì. Nessuno sembra completamente esente da colpe anche gravi. E quando il clima politico muta perché una rivoluzione inarrestabile cambia la situazione il passato ritorna, indistinguibile, irriconoscibile, e pretende di ricominciare dal nuovo. Ma il nuovo non può nascere dal nulla, ha radici profonde, nasce da ieri e anche da chi stava su posizioni opposte. Che la soluzione sia non farsene un problema, accettare coscientemente una posizione di compromesso e andare avanti ricordando ma allo stesso tempo ignorando la storia? A rileggere quanto è avvenuto allora con gli occhi di oggi si sbaglia, è evidente, e allora? E poi perché devo cadere in queste domande se semplicemente mi sono trovato a leggere un romanzo che possiedo da molti anni e che solo in questi giorni ha deciso di farsi trovare pronto, o per il quale sono io a risultare pronto? Le cose vanno così. Ciao, Viz.

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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