sabato 10 giugno 2017

Una ricerca

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Ho iniziato a parlarne, a dire quello che penso, ad ascoltar pareri, a chiedere consigli. Sono entrato in una fase diversa, ma non meno dolorosa o più facile. È solo un nuovo tratto di vita che capisco di dover attraversare, uno dei tanti. Ed è ancora uno scavarmi dentro, un farmi male, un voler arrivare ad un inesistente perché.

Ma cosa ci sarà mai di tanto strano nel perdere una persona? Succede ogni giorno. Lo sapevo, non sono tanto stupido da non averlo intuito. Solo che non lo avevo capito. Non avevo capito nulla. Mi sembrava bastasse dire qualche parola, ascoltare, se possibile e se era il caso stare un po’ vicini, ma poi basta. Tutto lì.

Ed invece col cazzo. Ho avuto la conferma che per poter parlare di un argomento occorre averlo studiato a fondo e, se possibile, vissuto. Occorre una presenza quasi costante che non sostituisce ma aiuta ad andare avanti. Ed occorre che tale presenza non sia importuna, sia sulla stessa frequenza d’onda, faccia scattare empatia, sia disponibile ad accettare sfoghi e pure sfuriate, mettendo in conto pure il peso della propria impotenza.

Io dovrei iniziare a ringraziare troppe persone ormai, e non ne citerò nessuna. Pochi si sono rivelati quegli stronzi che già sapevo da anni, altri invece mi hanno fatto capire che lo stronzo sono io ad averli ignorati o evitati tanto a lungo. Eppure mi sembrava di essere normale, come tutti, come se esistesse una normalità.

In ogni caso parlo con te ogni giorno. Il tempo me lo trovo sempre. Rinuncio ad altre cose che ormai seguo sempre meno e parlo con te.

Dove tu sia non lo so, non ne ho la più pallida idea. Non credo nella resurrezione, non ho alcun tipo di fede in tal senso, né in molti altri sensi. Però parlo con te. Ti ripeto di amarti più ora che in tanti anni trascorsi assieme, dimostrando di non aver mai capito nulla della vita e della morte. Ti chiedo aiuto per me, e questo ovviamente mi interessa, ma ancor di più per nostro figlio.

Ti chiedo aiuto per essere più forte e poterlo aiutare meglio, amarlo meglio. Non so dove mi porterà tutto questo, non ne vedo alcuno sviluppo a breve. Spero di mantenermi sano di testa (salvo il caso non da escludere che io sia già impazzito) e sano di corpo, in modo da rimanere efficiente il più a lungo possibile. Non so se tu mi aiuti, o se io mi autosuggestiono, o che diavolo succeda. Non so nulla di meditazione se non da semplice profano, e pure su questa nutro forti perplessità. Sono fatalista ma non accetto proprio tutto quello che il destino mi propone. Anzi. Spesso mi incazzo e talvolta lo dimostro. Ho perso la spinta a discutere troppo a lungo sui social. Qualche scambio di idee e poi non serve più continuare. Ci si capisce, se si vuole.

Un po’ mi spiace per chi si era abituato ad un altro mio tipo di presenza, che per ora ho accantonato. Del resto se penso che solo sei mesi fa assieme compravamo piccoli regali di Natale ma che poi il tumore ti ha fatto morire esattamente una settimana dopo, appena compiuti gli anni, spaccherei qualche cosa, e questo fatto mi toglie la voglia di fare altro o di perdere tempo con quello che prima era il senso apparente della mia vita.

In questi mesi molti non mi hanno abbandonato. Non tutti mi hanno detto cose ma in tanti mi hanno sopportato.



Ciao, Viz. La tua presenza-assenza ora è la mia vita, e mi serve il tuo aiuto per nostro figlio.



                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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