sabato 3 giugno 2017

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Non sopporto chi mi mastica nelle orecchie o mangia a bocca aperta.
Odio chi parla a voce alta in strada mentre cammino e mi impedisce, quando passeggio da solo, di seguire il filo dei miei pensieri.
Non mi piace chi mi parla della sua fede e ritiene che gli altri dovrebbero semplicemente uniformarsi alle sue verità indiscutibili.
Mi infastidisce chi mi chiama vedovo. È vero. Mia moglie, alla quale capisco solo col tempo quanto devo e quanto sono legato, è mancata ormai quasi sei mesi fa, ma è come se fosse ancora qui. Io ci parlo e l’ascolto.
Odio chi guida telefonando ignorando non solo il codice stradale, ma pure la mia vita.
Non accetto come saluto Namastè. Lo dicano a chi ci crede.
Mi rompe i timpani chi crede che io apprezzi la sua musica e vorrebbe diffonderla nel mondo.
Non accetto consigli da chi non ha capito un cazzo di quello che sto vivendo. Se qualcuno si azzarda a farlo abbia almeno la compiacenza di aspettare che io spieghi perché le cose potrebbero essere un po’ diverse da come le immagina. Nessuno è obbligato a consolare nessuno.
Odio la pietà.
Sento un bisogno folle degli altri, ma sono selettivo e spesso non mi va di ascoltare nessuno.
Sento come mio dovere principale e direi quasi unico quello di amare e seguire mio figlio. Lui non ha chiesto di venire al mondo. Senza di lui la mia stessa vita, nelle situazioni attuali, non ha praticamente senso.
Possiedo certamente abilità (non serve la modestia) ma non ho desiderio alcuno di pensare ad insegnare matematica, di far volontariato secondo quanto suggerito da alcuni, e non mi va neppure di costruire con le mie mani oggetti che poi non avrebbero un padrone.
Odio sistemare un appartamento quando, ancora pochi anni fa, era uno dei miei sogni.
Non amo essere aggredito sui social, e provo io per primo a non farlo, mi auguro con un buon successo.
Non mi piace essere leccato dai cani. Li rispetto, non mi danno fastidio (se non mi mordono) ma non sopporto in nessun modo di essere leccato.
Sono tristi le lotte tra poveri, con i veri responsabili della nostra situazione che se la ridono e si guardano bene dal risolverla.
Cerco di curare, più di prima, il fisico. Sono incazzato con lo Stato che, con le sue leggi, deruba me e mio figlio di una grossa parte della pensione di mia moglie, quindi voglio tentare di arrivare più avanti negli anni che mi è possibile.
All’opposto, e malgrado il pensiero di prima, non vedrei male il suicidio come alternativa ad una situazione nella quale nessuno dipenda veramente da me, ed io non abbia o non senta alcun dovere nei confronti del genere umano.
Non mi piace chi mi supera nelle file quando tutti o quasi rispettano il loro turno.
Sono ipocriti i consumatori di droga che pontificano contro gli spacciatori, odio chi non paga le tasse, trovo deprimente andare con le prostitute, ed invidio chi sa superare tutte queste mie idiosincrasie godendosi la vita, che almeno in alcuni momenti è certamente bella.


Ciao, Viz.    Non ti posso scordare. Non è che ci provi neppure, sia chiaro, ma vorrei solo un po’ di pace, solo un po’.     

                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

2 commenti:

  1. Condivido l'odio per la pietà e la compassione...ma il sommo poeta intedeva la pietà dell'amore... ''L’altro piangëa; sì che di pietade Io venni men così com’io morisse (Dante)''

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  2. è vero... io uso pietà con una mia particolare accezione...ma alla fine credo che la pensiamo allo stesso modo o quasi... :-)

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