giovedì 29 giugno 2017

sempre con lievi ed umani passi di danza

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Si ama con la mente, col cuore, con tutto il corpo. L’amore è carnale, o lo può essere, dovrebbe esserlo. Quel tipo di amore ovviamente, non l’amore per la musica, l’amore per i genitori ed i figli o altri tipi ancora di amore.

E poi rimane il mistero del corpo che pensa, che quando si ferma, e muore, sembra portare via con sé ogni aspetto di chi quel corpo occupava sino ad un attimo prima. La grande differenza tra chi ha fede nella presenza dell’anima immortale e chi invece non ci crede, pur tra mille diversità e sfaccettature di convinzioni è in questo senso di fine o di continuità, pur se in forma diversa.

E accettare-cercare il corpo dell’altro/a diventa un modo di verificare la profondità di un amore, il suo stadio evolutivo, la sua maturità ed il modo di considerare l’amore.

Quando quel corpo viene a mancare, cosa resta della persona? Se fossi ateo convinto direi nulla, ma il mio guaio è che non lo sono. Non sono credente e non sono ateo. Mi contraddico.

La soluzione allora è danzare, o ammirare chi sa farlo, guardando quei corpi che esprimono l’anima che nascondono, mortale o immortale che sia.
Una soluzione è rispettare il proprio corpo, non solo per un fatto di salute o di estetica, ma perché noi siamo il nostro corpo. Altra soluzione, forse, è non credere in tutto quanto ci viene detto o per pietà o per convinzione profonda.

L’unica cosa certa è che l’essere umano è incerto, sbaglia di continuo. Quando è intelligente aggiusta il tiro, altrimenti si intestardisce in una propria opinione e rischia di diventare integralista. E allora serve danzare.

Chi non ha dubbi mi fa paura, ma chi non ha alcuna convinzione per la quale spendersi è deludente, e non mi interessa. Occorre danzare anche con sé stessi, correggersi, se ci si riesce, quando si scopre di sbagliare, ma anche perdonarsi degli errori immancabili. Non saremmo nati uomini altrimenti, ma animali guidati solo da leggi esterne o dei, sopra ogni legge. E anche gli animali danzano, li ho visti.  Forse lo fanno pure gli dei.



Lei dovrebbe danzare il nostro rapporto con la morte, capisce cosa intendo? Mi spiego meglio. Lei dovrebbe riuscire, coi corpi vivi e sudati, ad esprimere l’enorme incertezza di chi non sa cosa troverà dopo la sua morte. E, qui la cosa diventa complessa e contraddittoria, rappresentare anche la gioia di chi, morendo, è convinto che troverà finalmente un luogo senza dolore, dove rivedrà chi ha amato in questa vita. Lei e la sua compagnia devono darmi questo risultato.
Ne parli col suo coreografo, e anche con la sua compagna, che credo potrà darle ottimi consigli. Io accetto ogni soluzione tecnica e non metto limiti al mio impegno economico. Da parte sua mi aspetto che lei non si crei altri limiti dettati da religione o morale. Io non voglio che lo spettacolo che le chiedo sembri censurato da idee ristrette, o sia legato ad una sola posizione di fondo se non quella della massima apertura possibile ad ogni soluzione. Io le chiedo una risposta, se non lo ha ancora capito, ma questa risposta la voglio vedere danzata, rappresentata. Ovviamente la risposta non dev’essere necessariamente una sola. E non scordi l’amore, nel balletto che lei mi preparerà io lo voglio vedere. Deve risultare chiaro che l’amore è, in qualche modo, legato alla morte, e sempre con lievi ed umani passi di danza. Accetta?


                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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