Agostino
non lo sa ancora, ma quello sarà il suo ultimo giorno di vita. La signora verrà
per portarlo con sé a metà pomeriggio, mentre starà preparando progetti e crederà
che si possa aprire uno spiraglio diverso, una nuova speranza per il futuro. Ma
non serve anticipare troppo i tempi, ritorniamo al mattino.
Quando
esce di casa per andare al discount dove da poco ha trovato un impiego
temporaneo è meno depresso del solito e sfiora un timido ottimismo. Per pochi
mesi avrà uno stipendio, basso, ma sempre meglio di nulla.
Con
lui, esattamente lo stesso giorno, è stata assunta, con l’identico tipo di
contratto precario, anche Licia, di un paio di anni maggiore, laureata da tre
anni, al suo ventunesimo impiego provvisorio dopo aver svolto quasi ogni tipo
di mansione ad esclusione dell’assistente sessuale in strada, la notte, e di
poche altre.
Lei
è stata messa alle casse, dove passa per ore i codici a barre dei prodotti e,
raramente, deve chiamarlo per un controllo prezzi. Lui invece è l’addetto al
magazzino merce e deve continuamente verificare che nelle corsie con le
scaffalature i cartoni ormai vuoti siano sostituiti con quelli pieni. Verificare
è quello che gli hanno detto assumendolo, in realtà deve portare
dal magazzino la merce da vendere. Ha avuto anche l’incarico di controllare che
non avvengano furti, ed è il compito più sgradevole, ma è costretto ad
eseguirlo perché una percentuale della merce rubata durante il suo orario di
servizio gli verrà addebitata a fine mese, e il suo stipendio, già basso,
potrebbe risentirne in modo notevole. Non è chiaro come si stabilirà in quale
turno è avvenuto un certo furto, visto che alcuni controlli non sono automatici
e non è possibile effettuarli in tempo reale, ma gli è stato spiegato che in
ogni caso qualsiasi furto comporterà un danno anche a lui.
Durante
la pausa pranzo, quando nel punto vendita l’affluenza è minore e a turno tutti
possono mangiare qualche cosa che si sono portati da casa ritirandosi in un
piccolo ufficio-ripostiglio-cucinotto, vicino al distributore automatico per le
bevande calde accessibile anche dai clienti, avverte un leggero giramento di
testa ed un dolore al ventre, ma poi gli passa, e dopo i suoi trenta minuti di
libertà controllata è pronto a lasciare il posto ad un collega per riprendere
il lavoro. Ricomincia a portare sugli scaffali le imitazioni di una bevanda
famosa, le finte scarpette di marca, le “lussuose” confezioni di surrogato di
cioccolato e le montagne di carta igienica.
Ogni
tanto lancia un sorriso a Licia; le è decisamente simpatica, e spera di
esserlo pure lui a lei, ma per ora ha scambiato solo poche battute. Sa che
abita a qualche chilometro dal discount, in una frazione un po’ isolata, e che
arriva al lavoro con un piccolo scooter. È rimasto affascinato dal suo modo di
sfilarsi il casco e liberarsi i lunghi capelli, ma ha potuto ammirare lo
spettacolo solo tre volte in tutto. Fa nulla. Ci sarà tutto il tempo qui al
lavoro, pensa, sbagliando.
Mentre
un po’ segue le proprie fantasie e le corsie si rianimano di clienti nota un
paio di ragazzotti che girano con una bellissima faccia da schiaffi tra gli
scaffali, toccano tutto, spostano per guardare e poi rimettono a posto, e, ne è
sicuro, ogni tanto fanno finire in tasca qualche cosa. Li osserva alcuni
minuti, poi decide di intervenire. Si avvicina, si presenta, spiega che lui
deve prevenire i furti e che loro dovrebbero rimettere a posto, o anche solo
appoggiare sul primo posto libero, quello che stanno tentando di rubare. In quel
caso lui non avrà visto nulla, e non ci sarà alcuna conseguenza per nessuno. I due
si guardano attorno, vedono che nel discount ci sono troppi dipendenti presenti
e decidono di svuotarsi le tasche, davanti a lui, appoggiando diverse cose
direttamente a terra, con aria di sfida. Prima di allontanarsi però uno dei due gli
dice, sorridendo, che lo conosce, e che la pagherà per quello che ha fatto.
Agostino,
che tra pochissimo ha un appuntamento che non si aspetta, rimane preoccupato,
non gli va di trovare grane per un lavoro malpagato, e inizia a pensare di
lasciar perdere tutto, di recuperare un po’ dei pochissimi soldi che gli
restano sul conto ed emigrare in Austria, nella speranza di riuscire a trovare
un impiego come suo cugino, emigrato da soli due anni e già con un posto fisso
ed uno stipendio più del doppio del suo. Vede alla cassa Licia, e capisce che
se va via non la vedrà più, ma poi, alla fine, di cosa è veramente certo?
Si
sta dirigendo di nuovo verso il magazzino quando un uomo ed una donna gli si
affiancano, l’uomo gli mostra un tesserino della polizia, e gli dice di
salutare inventando una scusa, un malessere, e di allontanarsi dal posto di
lavoro seguendoli. Se farà come gli dicono eviteranno di arrestarlo davanti a
tutti. Il mondo gli crolla addosso. Sempre con i due vicini prende la sua
giacca dallo stanzino dove i dipendenti tengono il loro armadietto, si avvicina
al capoturno e spiega che non si sente bene e deve andar via, poi segue i poliziotti,
esce nel piazzale e viene fatto salire su un’auto anonima dove un terzo uomo
aspetta al posto di guida. Licia vede quanto succede, ma non capisce
esattamente cosa stia capitando ad Agostino, che tiene gli occhi bassi. Nota solo che lui si allontana con uno
sconosciuto ed una signora abbastanza elegante.
In
meno di un’ora, in un ufficio che lui nemmeno sospettava esistesse, in un
palazzo davanti al quale praticamente passa tutti i giorni, gli viene
contestato un reato che non capisce. Lui avrebbe nascosto armi e
droga per conto di un clan di camorristi in casa sua. In quei minuti esatti una
squadra sta effettuando una perquisizione nella sua abitazione, e lui è
invitato a collaborare. La signora, decisamente molto bella ma dall’espressione
poco amichevole, tenta di farlo ragionare, e quindi di confessare. Niente da
fare però. Lui continua a fingere di non capire nulla di quanto succede.
Passa
un’altra ora. Lui è tenuto, controllato da un uomo armato, in una piccola
stanzetta senza finestre. Poi passa ancora un po’ di tempo, e finalmente viene
fatto accomodare nell’ufficio di prima, con quella signora che ora lo guarda in
modo un po’ diverso.
Lei
gli spiega che il suo cellulare è stato clonato, che i suoi documenti sono
stati copiati e che, in definitiva, c’è stato uno scambio di persona. Quando esce,
da libero cittadino, nella piazzetta dove ogni tanto da ragazzino correva perché
era in ritardo per andare a scuola, decide che quello è il suo ultimo giorno in
Italia. La sua vita dal giorno dopo
ricomincerà in Austria, con pochi soldi, con poco tedesco in testa, con poca
voglia di guardare indietro. I genitori capiranno, lo sa, e per ora non gli
mancano sicuramente. Forse gli mancherà Licia, non lo sa, e forse troverà
Ingrid, neppure questo sa.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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