Ferrara
val più di una gita, di una visita di poche ore intendo, ma merita una sosta di
alcuni giorni, e preferibilmente nei periodi che vanno da marzo a giugno e da
fine agosto a inizio novembre. Nel periodo estivo il caldo e l’umidità
relativa, se non si dispone di un giardino ombreggiato o di un luogo con aria
condizionata, impediscono di godere a fondo di vari suoi scorci in molti casi ancora intatti o quasi. Lo stesso vale per il periodo invernale. In questo
secondo caso tuttavia, coprendosi bene perché l’umidità penetra sino alle ossa,
ha un suo fascino. Ci sono le nebbie che esaltano le zone medievali e
rinascimentali, e il piccolo disagio viene ripagato con atmosfere da cartolina.
Ci
sarebbero molte premesse per questa ipotetica visita che spero di alcuni giorni.
La prima è che Ferrara è la città della bicicletta, letteralmente. Tutti la
usano, ovunque, ed il codice della strada si piega a sua maestà con due ruote. Quindi
sarebbe consigliabile averne già una o affittare questo mezzo per muoversi in città.
Si potranno così vedere il doppio dei luoghi senza perdere la dimensione ed il
rapporto umano con le sue strade ed i suoi palazzi. Consiglio vivamente ottime
catene antifurto, magari due per ogni bicicletta, e non biciclette
appariscenti, oltre a non lasciarle abbandonate in luoghi un po’ isolati, specialmente
nelle ore notturne.
Una
seconda ed ultima premessa è legata alla cucina ferrarese ed ai luoghi dove,
tra tanti altri, si può gustare. I due link precedenti sono attivi per ritrovare
dove ne ho già parlato, su questo blog.
Poi
è solo l’imbarazzo della scelta che deciderà come procedere nella visita. Se si
cerca Bassani allora si può andare dove visse, in via Cisterna del Follo 1. Ma per
il resto non illudetevi di vedere esattamente i luoghi da lui descritti,
troverete solo le atmosfere, un po’, non i giardini, e solo in parte vie e
case. Bassani realizzò il suo affresco su Ferrara da poeta e con la nostalgia,
con un forte odio-amore, modificando luoghi e persone. Chi è interessato può
consultare L’ECO DI MICOL, di Monica Pavani, perfetto per ritrovare quegli
itinerari. In questo caso non dovete assolutamente mancare una visita alla sua
tomba, nel Cimitero Ebraico di Via Vigne.
Nel
cimitero ebraico, a poca distanza dal monumento funebre dedicato allo scrittore,
c’è anche la tomba di un altro grande ferrarese, dimenticato e rimosso dai più,
Renzo Ravenna, che invito a riscoprire. Lui fu ebreo e fascista, amico di
Balbo, amò Ferrara in un modo totale ed unico, fu perseguitato e morì dimenticato. Quasi nessuno giustificò le sue scelte, ma pure fu onesto sino all’ingenuità
anche se con una vita segnata da un errore imperdonabile eppure molto diffuso
in quell’epoca storica.
A
questo punto occorre citare anche Italo Balbo, amico di Ravenna, quadrumviro, ras
locale e fascista della prima ora, affermatosi con la violenza e poi virato in
uomo difensore della cultura e dell’unicità del patrimonio di Ferrara, a
partire dal mito estense. Come gli estensi, curiosamente, Balbo ebbe sempre un rapporto di apertura nei confronti degli ebrei. Mai ben visto dal regime, protagonista di imprese
memorabili come le due crociere transatlantiche con decine di idrovolanti. Se siete
curiosi di trovare la tomba di Balbo a Ferrara resterete delusi, lui è sepolto
ad Orbetello. Tuttavia potreste voler visitare la Certosa, e cercare la sua
tomba di famiglia, discretamente nascosta in un piccolo spazio racchiuso da un’alta
siepe dietro l’abside di San Cristoforo, lato nord. La troverete facilmente, se
vi adatterete ai percorsi obbligati dopo la chiusura di alcune parti della
struttura in seguito al sisma del 2012. Il palazzo che fu sua abitazione,
quando divenne il ferrarese più potente, lo troverete a due passi dal Castello
Estense, esattamente in via Borgo dei Leoni 70.
A
questo punto forse conviene andare indietro nel tempo, passo dopo passo. Durante
il ventennio fascista Ferrara visse un periodo di rinascita e di rivalutazione architettonica
senza precedenti se non tornando ancora più indietro, di secoli. Tale momento è
stato definito in modi diversi da vari urbanisti, e a me piace definirla Addizione Novecentista. In seguito, a partire già dal 1945, Ferrara fu costretta subire vere
e proprie offese alla sua struttura nobile e rinascimentale, per lo più salvata
e rivalutata durante il ventennio, e su queste vorrei stendere un velo pietoso.
Se desiderate realizzare un breve percorso che tocchi i principali monumenti di quel periodo non
potete perdere la Torre della Vittoria, di fronte al Duomo, il Palazzo delle
Poste, l’Acquedotto Monumentale, l’area ex Sant’Anna, il complesso Boldini ed
il Museo di Storia Naturale.
Andando
ancora più indietro, e scordando un altro periodo nero legato alla dominazione
papale, che costruì la Fortezza e istituì il ghetto, soffocando ogni apertura o
mira di indipendenza artistica, culturale e politica, che vide anche la
dominazione napoleonica, si arriva al periodo del 500, quello della massima
potenza degli Estensi, despoti illuminati, capaci di tenere la città con pugno
di ferro ma, allo stesso tempo, regalando un periodo di pace e prosperità ai
ferraresi integrando anche gli esuli ebrei.
Ecco
allora la città moderna, quella dell’Addizione Erculea, con grandi spazi racchiusi
dentro le mura cittadine pronti ad accogliere lo sviluppo futuro e
che bastarono sino alla metà del secolo scorso. Due soli nomi, vorrei
ricordare: Biagio Rossetti, l’architetto di corte, che ideò è costruì grandi
vie geometriche e palazzi unici, e Andrea Bolzoni, il visionario che disegnò,
in una mappa, la città che avrebbe voluto e che effettivamente sorse come aveva
pensato. Non dovete perdere così il quadrivio degli Angeli, dove sorge il
Palazzo dei Diamanti, tutta la via Ercole I d’Este e la Piazza Ariostea.
Poi
occorre andare più indietro ancora, al periodo medievale, quello delle stradine
strette e della case basse, nella zona più a sud. Un buon punto di partenza per
questo itinerario potrebbe essere l’attuale Piazza Trento Trieste, allargandosi
poi al Palazzo Comunale, al Duomo, al Castello Estense, a Casa Romei e al Palazzo
di Renata di Francia, ora sede universitaria. E si può tornare ancora più
indietro, a ritrovare quello che rimane del nucleo originario dell’insediamento
urbano, percorrendo Via Ripagrande e via Carlo Mayr, con le quasi parallele Via
Capo delle Volte, Via delle Volte e Via Coperta, allargandosi un po’, a
curiosare nelle vie vicine, perché ne vale sempre la pena.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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