lunedì 4 gennaio 2016

rabbia




Rabbia, vera e propria rabbia. Recentemente ho dovuto sostituire il telefono di casa (il precedente non aveva alcune funzioni che mi interessano ora, come il vivavoce) e come sempre, verso una cert’ora di tardo pomeriggio o inizio sera, io vorrei telefonare, ma non posso. Non posso più farlo da più di un anno, e sono stato io a disdire il contratto del numero di telefono fisso che ora vorrei richiamare. Non posso quindi dire di non saperlo. Lo so benissimo. Recentemente ho cancellato pure quel numero, prefisso 0532, dal cellulare, ed è come se mi fossi tagliato un pezzetto di mano, di piede, di cuore, di qualche cosa, non so di cosa.
E continuo a provare una specie di rabbia sorda, impotente, che non se ne vuole andare, che pensavo si sarebbe allontanata, col tempo, ed invece no, per nulla.
E che cosa stiamo ad inventare nuove app allora? A che serve sapere il tempo qui ora se mi basta aprire una finestra e guardare fuori, cosa me ne faccio della possibilità di prenotare un albergo, di sapere il mio oroscopo, di vedere gli orari dei musei o della programmazione dei cinema, che tanto non ci vado perché odio cordialmente i multisala? L’unica app che mi interessa non la possono inventare, quindi mi tengo il mio cellulare che fa solo telefonate e non sa navigare (se occorre nuotare lo so fare io), e dal telefono fisso non posso fare quella telefonata. Mica per dire tanto, poche parole, le solite, sempre quelle, solo e soltanto quelle. E la rabbia, per fortuna, un po’ nasconde altre cose. Ma non abbastanza.

                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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