lunedì 18 gennaio 2016

Un modo facile




“Non darti pena”
(frase erroneamente attribuita da alcuni a Martino Beltrani-Scalia)

Se ti leggo cosa imparo di nuovo che non sapevo, che magari non condivido ma che è bene io conosca, che mi apre una prospettiva diversa, che non mi gratifica ma mi obbliga a pensare?

Ecco, a volte penso che un libro dovrebbe essere questo. Non rifiuto la leggerezza né sedermi tra i cuscini per stare più comodo, è ovvio, ma ho raggiunto la noia per i romanzi seriali, quelli nei quali mi sembra di trovare gli amici di sempre e che dicono sempre le stesse cose, mentre la trama procede come da manuale, costruita a tavolino, senza darmi scosse se non un po’ di curiosità, ma nulla che mi tocchi veramente. Col sotterfugio dell’amicizia mi addormentano.

Credo che un buon 80% dei romanzi da grandi magazzini o da catene vendute al miglior offerente siano consolatori, fatti solo per farci restare più tranquilli, o solleticarci un po’ nei nostri immancabili tabù inconfessati. Un racconto che parla di un sesso diverso ed un po’ fastidioso, un romanzo scostante che però tocca quel punto particolare che vorremmo circoscrivere, una netta accusa alla nostra paura, all’inconcludenza, al senso di fallimento, al borghese che vorremmo essere ed alla nostra invidia per gli altri borghesi che hanno più cose, ecco. 

Però come si fa ad uscirne? È una lotta continua e senza momenti di cedimento perché un piccolo progresso alla fin dei conti è esattamente nulla, e dopo di quello occorre andare avanti, e cercare nuovi provocatori.  Quelli però si recuperano cercando bene, affidandosi ai consigli, rischiando, iniziando e poi smettendo, e abbandonando chi provoca per il solo gusto di provocare o chi, invece, ha fini che non approviamo. Siamo pur sempre noi a dover decidere. Ci facciamo influenzare e consigliare, strattonare ed aprire a nuove ipotesi, ma poi siamo responsabili. Se leggo di un bombarolo, non è che domattina vado a mettere una bomba. Se lo faccio, poi ne pago le conseguenze, o qualche innocente pagherà inutilmente al posto mio.

Conoscevo una persona, bravissima nel suo lavoro, capace di convincerti che il suo modello di analisi era il migliore, che i concorrenti semplicemente lo imitavano, che non leggeva un libro che fosse uno, sempre informatissimo sul piano musicale o sportivo. Ad un certo momento lo hanno scaricato. Hanno pensato che una persona con le sue competenze costava troppo. Al suo posto hanno assunto due o tre altri dipendenti, e lui è piombato nel baratro. Prima era bravissimo a convincere, ci credeva, si vedeva che ci credeva. Ora si è fatto convincere da chi gli racconta favole di una purezza che non è mai esistita e mai esisterà. Che tristezza. Io vorrei trovare libri, e persone, che magari non mi diano sicurezze, ma che non mi facciano commettere quel tipo di errore.

Poi cerco la felicità, mi adagio, la sfioro e la perdo, “me la racconto”.  Se c’è un modo dimmelo, un modo facile per camminare su una strada difficile.


                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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