“Non darti pena”
(frase
erroneamente attribuita da alcuni a Martino
Beltrani-Scalia)
Se ti leggo cosa imparo di nuovo che non
sapevo, che magari non condivido ma che è bene io conosca, che mi apre una
prospettiva diversa, che non mi gratifica ma mi obbliga a pensare?
Ecco, a volte penso che un libro dovrebbe
essere questo. Non rifiuto la leggerezza né sedermi tra i cuscini per stare più
comodo, è ovvio, ma ho raggiunto la noia per i romanzi seriali, quelli nei quali
mi sembra di trovare gli amici di sempre e che dicono sempre le stesse cose,
mentre la trama procede come da manuale, costruita a tavolino, senza darmi
scosse se non un po’ di curiosità, ma nulla che mi tocchi veramente. Col sotterfugio
dell’amicizia mi addormentano.
Credo che un buon 80% dei romanzi da grandi
magazzini o da catene vendute al miglior offerente siano consolatori, fatti
solo per farci restare più tranquilli, o solleticarci un po’ nei nostri
immancabili tabù inconfessati. Un racconto che parla di un sesso diverso ed un
po’ fastidioso, un romanzo scostante che però tocca quel punto particolare che
vorremmo circoscrivere, una netta accusa alla nostra paura, all’inconcludenza,
al senso di fallimento, al borghese che vorremmo essere ed alla nostra invidia
per gli altri borghesi che hanno più cose, ecco.
Però come si fa ad uscirne? È una lotta
continua e senza momenti di cedimento perché un piccolo progresso alla fin dei
conti è esattamente nulla, e dopo di quello occorre andare avanti, e cercare
nuovi provocatori. Quelli però si recuperano
cercando bene, affidandosi ai consigli, rischiando, iniziando e poi smettendo,
e abbandonando chi provoca per il solo gusto di provocare o chi, invece, ha
fini che non approviamo. Siamo pur sempre noi a dover decidere. Ci facciamo
influenzare e consigliare, strattonare ed aprire a nuove ipotesi, ma poi siamo
responsabili. Se leggo di un bombarolo, non è che domattina vado a mettere una
bomba. Se lo faccio, poi ne pago le conseguenze, o qualche innocente pagherà
inutilmente al posto mio.
Conoscevo una persona, bravissima nel suo
lavoro, capace di convincerti che il suo modello di analisi era il migliore,
che i concorrenti semplicemente lo imitavano, che non leggeva un libro che
fosse uno, sempre informatissimo sul piano musicale o sportivo. Ad un certo
momento lo hanno scaricato. Hanno pensato che una persona con le sue competenze
costava troppo. Al suo posto hanno assunto due o tre altri dipendenti, e lui è
piombato nel baratro. Prima era bravissimo a convincere, ci credeva, si vedeva
che ci credeva. Ora si è fatto convincere da chi gli racconta favole di una
purezza che non è mai esistita e mai esisterà. Che tristezza. Io vorrei trovare
libri, e persone, che magari non mi diano sicurezze, ma che non mi facciano
commettere quel tipo di errore.
Poi cerco la felicità, mi adagio, la sfioro e
la perdo, “me la racconto”. Se c’è un
modo dimmelo, un modo facile per camminare su una strada difficile.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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