Prima
la borsa. Sempre quella, in plastica imitazione pelle, in due tonalità di
marrone, simile ad una borsa per il tennis, con tanto di due scomparti ai due
estremi, i manici leggermente consumati e con la cerniera che potrebbe cedere
all’improvviso? Sì, per ora va bene quella, ancora. Alcune cose dentro ci
stanno sempre, pronte, in attesa, non si sa mai quando bisogna partire.
Già,
nessuno è in grado di dire quando bisogna partire, ed è quello il motivo che mi
rende tanto ostico ed innaturale programmare, prenotare, stabilire una
scadenza, fissare una data. Poi ovviamente cedo, ed ho ceduto già tante volte,
in passato. Un tempo, devo dire, questo tipo di previsione di quanto avrei
fatto lo vivevo in modo diverso, con più serenità. Prenotavo persino per me e
diversi altri in vari teatri per ogni genere di spettacolo ci potesse interessare:
prosa, balletto, concerto o recital, e poi facevo l’abbonamento, oppure
decidevo la data per un traghetto. Altri tempi. Ora mantengo meno impegni
fissi, ma il viaggio rimane, anche se breve, e a volte lo decido il giorno
prima, se non è addirittura un’emergenza. E poi che tipo di viaggio sarà?
E
nella borsa cosa? Già. Un piccolo sacchetto con un paio di ricambi di
biancheria, soldi in una tasca, un astuccio con penna, matita, piccole cose utili
come un coltellino. Gli immancabili occhiali, anzi, meglio due paia. E un paio
di libri, mai letti, diversi come genere e dimensione fisica, per coprire un po’
le possibilità variabili del mio umore. Un’agenda, le chiavi, uno spazzolino, e
se serve, una piccola busta con gli oggetti da bagno. Un asciugamano, e poi
spazio vuoto, da riempire di corsa, se serve, con le cose di stagione. Ogni stagione
della vita prevede viaggi, verso luoghi più o meno noti, a volte del tutto
sconosciuti, a volte neppure luoghi.
Non
è la meta, forse neppure il viaggio, ma l’idea del viaggio, prima di ogni cosa,
a tenere la mente occupata. La meta rimane nello sfondo, è il punto previsto o
prevedibile di arrivo, la preparazione è ora, in parte già iniziata ed in
attesa di un via, ed in mezzo il viaggio. E durante il viaggio la borsa, per lo
più, è un semplice involucro con piccole cose, un bagaglio da appoggiare o da
mettere con cura per far sì che mi segua. La borsa è una sorta di sicurezza
materiale di soddisfare ipotetici bisogni. Alcuni viaggiano con quasi nulla,
magari con una carta di credito e basta, altri senza neppure quella. Il cellulare,
poi, quello per essere raggiungibile, per poter chiamare, ma solo per quello, e
magari, per quello, pure un ricambio, al seguito, spento, ma pronto ad
intervenire al bisogno. Il cellulare però non fa parte strettamente del
viaggio, è una presenza costante quando esco di casa, non rende l’atmosfera.
Il
viaggio è quello che prevede saluti, una certa ansia o desiderio di arrivare,
non sono due passi attorno a casa, e neppure per una commissione. Il viaggio, e
la borsa che lo segue, se è possibile, sono altro.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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