Per
una breve stagione è sembrato che si fosse allentata, non so stabilire con
esattezza i tempi di questa apertura, ma è avvenuta, nella nostra storia
repubblicana, dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Per
un paio di decenni, forse tre, ad essere larghi nella stima, a partire dal boom
economico sino al momento delle bombe terroriste (quasi tutte ancora da
attribuire con certezza ai veri colpevoli) è sembrato che in Italia l'impegnarsi o il sacrificarsi un po’ permettesse di trovare una via per realizzare i
propri sogni. La ricchezza, la vera ricchezza, è rimasta nelle solite mani, ma
per moltissimi si sono ridotte le distanze economiche e sociali. Anche chi non
aveva santi in paradiso poteva aspirare a qualche posizione lavorativa
accettabile. Non di prima scelta, magari, ma pur sempre una scelta dignitosa.
Poi,
in modo impercettibile ma inesorabile, di nuovo si sono ricreate le barriere
ottocentesche che separavano i ceti sociali. Non erano mai sparite, sia chiaro,
ma sembravano meno rigide, e lo erano, nei fatti. Ora la strozzatura sociale è
evidente, tangibile, drammatica. Alcuni, sempre meno numerosi, si possono
permettere di acquistare auto lussuose da 50mila euro e di cambiarle dopo un paio di anni,
vivere in veri e propri castelli inargentati, recintati, protetti ed esclusivi,
ed ottenere incarichi di prestigio o vantaggi per la propria famiglia che i
comuni cittadini (definirli cittadini sembra quasi una presa in giro)
semplicemente si sognano.
Io
non so individuare le cause principali di tutto questo, sono troppe, e non so neppure metterle in ordine
logico. Posso solo tentare di elencarne alcune, come mi vengono alla mente. Eccessivo
consumo di territorio ed abbandono dell’agricoltura, perché si è pensato che
solo la città rappresentasse il progresso. Partiti che si sono impossessati del potere
di distribuire favori e occupazione, invece di essere solo amministratori e
mediatori tra istituzioni e persone. Miglioramento economico che da un certo
momento in avanti si è fondato sull’aumento del debito pubblico, ipotecando il
futuro di figli e nipoti per avere salari più alti e pensioni ancor prima dei
50 anni. Perdita progressiva del valore del lavoratore per dare maggiore
importanza al bene prodotto, e di conseguenza riduzione ininterrotta, negli
ultimi anni, di quanto era stato conquistato nelle lotte sindacali. Differenza
che non si è mai annullata tra lavoro femminile e maschile, diversamente riconosciuto
e retribuito. Delocalizzazione in paesi dove produrre costa meno, e dove le
garanzie ed i diritti sono lontani anni luce da quelli che un paese civile
dovrebbe garantire. Diffusione dell’egoismo a livelli prima impensabili che
hanno portato ad evadere sempre di più le tasse, a pensare esclusivamente al proprio
vantaggio personale ed a nascondere in paradisi fiscali le ricchezze che avrebbero
dovuto restare in Italia. Peso ormai insostenibile della malavita organizzata, che si contrappone con la sua struttura a quella dello Stato, quando non ne fa parte, in certe situazioni sepcifiche. Globalizzazione e perdita di potere dei governi nazionali
sulla finanza mondiale, e tentativo decisamente non riuscito perché mai portato
a compimento dell’Unione Europea. L’Europa avrebbe avuto una possibilità di
contrastare la finanza globale, se fosse stata unita e se nessun paese fosse
stato abbandonato o, al contrario, non avesse avuto la possibilità di continuare
con le furbizie a proprio esclusivo vantaggio (L’Italia è troppo piccola per
poter contare da sola, l’Europa le serve, ed all’Europa serve l’Italia). E poi? Poi la perdita della capacità di
impegnarci come i nostri padri, che hanno riscostruito il Paese dalle macerie
di guerra e fascismo. Poi l’immigrazione, che ha portato persone abituate a
lavorare giorno e notte nei loro piccoli negozi creando una nuova classe di
imprenditori che vengono da altri Paesi (quanti ristoranti e pizzerie negli
ultimi anni hanno cambiato gestione ed ora sono in altre mani, non italiane?). E
i nostri giovani più capaci che se ne vanno, lasciando lentamente scendere il
livello di eccellenza che avevamo conquistato nel mondo, in molti settori. E poi
forse dovrei continuare, perché non è tutto, ma non ho più desiderio di farlo,
già ho detto molto, e sono preoccupato per un’intera generazione costretta a
lavori precari, insicuri, senza che vengano versati contributi per la loro
lontanissima, insufficiente ed insicura pensione, quando arriverà il momento.
Questa mostruosa strozzatura che fa passare solo i più fortunati e garantiti, che permette ancora ai migliori di avere qualche possibilità ma ignora l’enorme massa dei ragazzi normali, quelli solo nella media, sta aumentando la differenza tra chi può vivere e chi si deve accontentare di veder vivere. Non so per quanto tutto ciò potrà continuare ancora senza un mutamento radicale.
Questa mostruosa strozzatura che fa passare solo i più fortunati e garantiti, che permette ancora ai migliori di avere qualche possibilità ma ignora l’enorme massa dei ragazzi normali, quelli solo nella media, sta aumentando la differenza tra chi può vivere e chi si deve accontentare di veder vivere. Non so per quanto tutto ciò potrà continuare ancora senza un mutamento radicale.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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