Ma
che schifo le persone che non hanno un minimo di educazione e mettono le cicche
nei posacenere. Ne parlavo giusto ieri sera, con Adeline e Bardonette. Ce ne
stavamo tranquille a sputare per terra, in centro, quando è passata, nel parco
vicino, una esibizionista che fingeva di far passeggiare suo marito al
guinzaglio. Era tutta vestita, una vera indecenza, e sembrava non far caso agli
sguardi inviperiti di tutti i passanti. Per fortuna poi è stata avvisata la
polizia da qualcuno, e l’hanno portata via, dopo averla spogliata subito per
non offendere lo sguardo dei poveri maturi passanti.
La
provocazione per il gusto di provocare dei borghesi tradizionalisti è difficile
da far finire. Eppure l’anarchia le prova tutte, per rieducare, spiegare, offrendo
persino soggiorni gratuiti nelle migliori case circondariali a 5 stelle. Adesso
vado a mettermi in coda alla mensa dei poveri e degli sfigati, so che non
dovrei farlo sempre, ma ultimamente non mi va di festeggiare continuamente
rovistando nei cassonetti per trovare qualche cosa per il pranzo, non è bello comportarsi
come se fosse sempre lunedì.
Adeline
ha deciso che si concede tre giorni nell’accampamento abusivo di fianco alla
discarica, io invece mi accontento, per un po’, del mio solito attico, con
vista sulla piazza. Mi vergogno come una benefattrice quando vengono amici in visita, e devo decidermi a trovare una sistemazione più decorosa. Spero di
riuscire ad avere quel monolocale nel casermone popolare del quartiere dopo lo
svincolo autostradale, ma è difficile, non bisogna avere raccomandazioni.
Da
un po’ di tempo molti uomini vengono assaliti da bande di donne che, appena ne
trovano qualcuno tutto tranquillo che se ne va in giro da solo lo circondano,
lo rivestono completamente, e poi lo lasciano così, in mezzo alla strada, come
se fossimo in un paese del nord, dove ancora non hanno capito che tutti, uomini
e donne, dobbiamo essere rispettati. Rivestire un essere umano in pubblico è
offensivo, umiliante, sintomo di una profonda arretratezza, ed io ho deciso di
darmi da fare. Capisco che sarà una cosa lunga, difficile; sembra di lottare
contro una conoscenza diffusa e che non mostra segni di cedimento.
Ora
faccio parte di un’associazione che aiuta i poveri uomini che hanno subito
violenza. Siamo in poche donne e molti sono uomini che sono già passati
attraverso quell’esperienza. Quando partecipo alle riunioni vengo a conoscenza
di atti assurdi. Pare che alcune donne troppo colte abbiano trovato, non so
come ci siano riuscite, interi guardaroba maschili, dall’intimo al cappotto. Quando
girano in branchi e trovano qualcuno isolato in pochi minuti lo rivestono,
dalle mutande al cappello, e poi si dileguano, mentre il poveretto si nasconde
dove può, magari dietro ad un portone, oppure chiede aiuto a un passante.
E
poi, da vari anni, ci sono sempre di più gli uomini che vogliono provocare. Alcuni
mettono addosso qualche cosa, solo per attirare sguardi. Pochi giorni fa ne ho
visto uno, a pochi metri da me, che indossava una sciarpa. Mi sono sentita
qualche cosa dentro, lo ammetto. L’ho guardato. Gli sarei saltata addosso per
rivestirlo tutto, e a casa non riuscivo a togliermelo dalla testa.
È
da un po’ che non vado da uno di quelli, a farmi rivestire completamente dalle sue
mani. Perdere la mia nudità poco a poco, sentire il brivido della stoffa sulla
pelle, lasciarmi guardare perfettamente vestita mi fa impazzire. Mi vergogno a
raccontarlo in giro, e spero che nessuno lo venga a scoprire. Sino ad oggi mi
hanno vista vestita, tra i miei amici, solo Anna e Stefano, coi quali ho fatto
quella vacanza tessile, alcuni inverni fa, a Delft. E poi i miei, e poco i miei
fratelli. E anche Andrea, col quale ho avuto una breve storia solo di platonico
sfrenato.
A
questo punto confesso di avere, da qualche tempo, una fantasia. Io mi immagino
mentre poso, come modella di vestito, davanti agli studenti dell’accademia di
belle arti.
(Idea liberamente ispirata al lavoro di
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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