domenica 24 gennaio 2016

La modella


Ma che schifo le persone che non hanno un minimo di educazione e mettono le cicche nei posacenere. Ne parlavo giusto ieri sera, con Adeline e Bardonette. Ce ne stavamo tranquille a sputare per terra, in centro, quando è passata, nel parco vicino, una esibizionista che fingeva di far passeggiare suo marito al guinzaglio. Era tutta vestita, una vera indecenza, e sembrava non far caso agli sguardi inviperiti di tutti i passanti. Per fortuna poi è stata avvisata la polizia da qualcuno, e l’hanno portata via, dopo averla spogliata subito per non offendere lo sguardo dei poveri maturi passanti.

La provocazione per il gusto di provocare dei borghesi tradizionalisti è difficile da far finire. Eppure l’anarchia le prova tutte, per rieducare, spiegare, offrendo persino soggiorni gratuiti nelle migliori case circondariali a 5 stelle. Adesso vado a mettermi in coda alla mensa dei poveri e degli sfigati, so che non dovrei farlo sempre, ma ultimamente non mi va di festeggiare continuamente rovistando nei cassonetti per trovare qualche cosa per il pranzo, non è bello comportarsi come se fosse sempre lunedì.
Adeline ha deciso che si concede tre giorni nell’accampamento abusivo di fianco alla discarica, io invece mi accontento, per un po’, del mio solito attico, con vista sulla piazza. Mi vergogno come una benefattrice quando vengono amici in visita, e devo decidermi a trovare una sistemazione più decorosa. Spero di riuscire ad avere quel monolocale nel casermone popolare del quartiere dopo lo svincolo autostradale, ma è difficile, non bisogna avere raccomandazioni.  

Da un po’ di tempo molti uomini vengono assaliti da bande di donne che, appena ne trovano qualcuno tutto tranquillo che se ne va in giro da solo lo circondano, lo rivestono completamente, e poi lo lasciano così, in mezzo alla strada, come se fossimo in un paese del nord, dove ancora non hanno capito che tutti, uomini e donne, dobbiamo essere rispettati. Rivestire un essere umano in pubblico è offensivo, umiliante, sintomo di una profonda arretratezza, ed io ho deciso di darmi da fare. Capisco che sarà una cosa lunga, difficile; sembra di lottare contro una conoscenza diffusa e che non mostra segni di cedimento.
Ora faccio parte di un’associazione che aiuta i poveri uomini che hanno subito violenza. Siamo in poche donne e molti sono uomini che sono già passati attraverso quell’esperienza. Quando partecipo alle riunioni vengo a conoscenza di atti assurdi. Pare che alcune donne troppo colte abbiano trovato, non so come ci siano riuscite, interi guardaroba maschili, dall’intimo al cappotto. Quando girano in branchi e trovano qualcuno isolato in pochi minuti lo rivestono, dalle mutande al cappello, e poi si dileguano, mentre il poveretto si nasconde dove può, magari dietro ad un portone, oppure chiede aiuto a un passante.

E poi, da vari anni, ci sono sempre di più gli uomini che vogliono provocare. Alcuni mettono addosso qualche cosa, solo per attirare sguardi. Pochi giorni fa ne ho visto uno, a pochi metri da me, che indossava una sciarpa. Mi sono sentita qualche cosa dentro, lo ammetto. L’ho guardato. Gli sarei saltata addosso per rivestirlo tutto, e a casa non riuscivo a togliermelo dalla testa.

È da un po’ che non vado da uno di quelli, a farmi rivestire completamente dalle sue mani. Perdere la mia nudità poco a poco, sentire il brivido della stoffa sulla pelle, lasciarmi guardare perfettamente vestita mi fa impazzire. Mi vergogno a raccontarlo in giro, e spero che nessuno lo venga a scoprire. Sino ad oggi mi hanno vista vestita, tra i miei amici, solo Anna e Stefano, coi quali ho fatto quella vacanza tessile, alcuni inverni fa, a Delft. E poi i miei, e poco i miei fratelli. E anche Andrea, col quale ho avuto una breve storia solo di platonico sfrenato.
A questo punto confesso di avere, da qualche tempo, una fantasia. Io mi immagino mentre poso, come modella di vestito, davanti agli studenti dell’accademia di belle arti.

 (Idea liberamente ispirata al lavoro di Luis Buñuel)



                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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