Mettine un pizzico, magari in una preparazione
alla quale tu non avresti mai pensato, e la prospettiva cambierà.
Ne avevamo bisogno da sempre, dovevamo per
forza scoprirlo, eppure non si viveva di meno, prima.
Tu vivevi allo stesso modo, prima. E non vivevi allo stesso modo, prima.
Tu vivevi allo stesso modo, prima. E non vivevi allo stesso modo, prima.
Se vai col tuo pensiero ad alcuni anni fa,
quando vedevi alcune persone, facevi quel viaggio e quell’esperienza, tutto ti
sembra, ora concluso, completo, in qualche modo (ed a suo modo) perfetto. Non avevi
bisogno dello zenzero, magari non sapevi neppure che si poteva usare in quel
modo.
Lo strano equilibrio tra la sete di novità, il
desiderio di provare a percorrere una nuova via e l’opposta esigenza di
ritrovare lo stesso identico ambiente, il sapore uguale, l’inalterato sorriso,
è costantemente messo in discussione. Non se ne esce, non è possibile farlo,
cioè non è realizzabile un compromesso stabile. Non credo esista una regola
universale per domande di questa natura.
Ogni giorno il limite si sposta in modo
impercettibile, un po’ quello che succede alla nostra lingua, che muta ogni
giorno, mai immobile, e ugualmente fissata da regole.
Quel bisogno che spinge il goloso di donne a
volerne sempre di nuove, e la lettrice a desiderare l’abito della stagione che
viene, con i suoi racconti mai letti, quel bisogno, non può essere soddisfatto.
Non potrà mai essere soddisfatto, neppure tu potrai mai esserlo. In realtà
cerchiamo quella combinazione di alcuni aromi dell’orto, la sapienza antica di
chi li manipolava, cerchiamo gli stessi errori, che ora vorremmo riprodurre, perché
rendevano imperfetta, cioè unica, la realtà.
E lo zenzero allora?
Lo zenzero non risolverà nulla, ma non potremo
più farne senza.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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