martedì 24 novembre 2015

Il giardino delle delizie



 
All’ingresso donne bellissime, che sorridono, e poi altre apparentemente meno belle e con doti ben più preziose. E quest’ultime sono misteriose, provocanti, irascibili e dotate di un fascino senza tempo, alcune pericolose (più delle altre intendo) o dal passato talvolta torbido. Cosa avranno fatto, sino ad ora, per essere qui, per meritare di essere in questo luogo, per averne più diritto loro di me?

Nel giardino vengono se lo desiderano, prima di tutto, se lo hanno voluto e lo hanno meritato. E non sono solo loro a camminare tra la vegetazione immortalata in una stagione sola, ma anche chi hanno amato ed amano, quindi qualche altra donna e moltissimi uomini. E non è il giardino delle vergini, perché la verginità non è un valore, qui, ma sembra piuttosto una circostanza, un caso, mentre la conoscenza è preferibile al non sapere, pur nella consapevolezza che il tutto rimane solo un obiettivo.

E poi di quali delizie sarebbe colmo questo giardino, oltre ai frutti, alle lusinghe ed alle tentazioni che qui mutano il loro nome? Non credo di averle viste tutte, anzi, ne sono certo, la maggioranza di queste mi sono sfuggite.

Ti racconto che in un angolo c’è la cavità dei rimorsi, seminascosta per chi non la cerca o ha la fortuna di non averne bisogno. Se passi accanto a quella potrai sanare quello che non pensavi possibile sino ad un attimo prima, e annullare gli errori, ritornare a rendere giustizia quando ne avevi l’occasione e l’avevi trascurata. Non dimenticherai il male che hai fatto, quello non ti viene concesso, ma nessuno lo avrà subito. Non so spiegarti come possa avvenire, ma avviene.

Altrove la lussuria diventa consuetudine innocente, curiosità realizzata, condivisione senza eccessiva importanza, e nessuno si stupisce o impone morali. Viene il desiderio di passare in quel luogo, è naturale, e tutti nel giardino ogni tanto vi sostano, si intrattengono, e poi vanno via.

E la morte, il dolore e la malattia, la perdita irreparabile, con ogni altra angoscia umana, si lasciano immergendosi in un piccolo stagno. Spariscono poi? No, quello no, non possono sparire. Ma chi si immerge accetta quello che viene, anche lo stesso dolore, o la peggior perdita possibile, e riannoda i fili strappati, vive la vita, ne apprezza le delizie, ed impara a consolare.

Ogni bellezza, ogni sogno di miglioramento, ogni cosa positiva che tu immagini, quello è il giardino. Non so che aggiungere. Non è in un altro mondo però, né in un futuro lontano, né un premio. Pare che basti volerlo veramente, ed è solo così che vi si entra. Ti stupisce che all’ingresso ti accolgano donne e non uomini? Eppure dovresti saperlo che la vita viene dalla donna, è quello il solo motivo.

Immagine: Ferdinand Hodler - Emozione (1902)

                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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