lunedì 2 novembre 2015

piove? noi abbiamo ombrelli!




Nel libero e ridente territorio che fu del principe vescovo, al di qua delle Alpi, al di là della ruina che nel fianco di qua da Trento l'Adice percosse (Dante, Inferno XII 4), c’è un grande paese che si dice città e che ha per insegna una solida quercia.
Solidi certamente sono i suoi abitanti, abituati da secoli al lavoro ed al confronto con una natura ed una storia non sempre benigna. Ora ci vivono i figli degli zattieri, delle zigherane, delle teragnole, dei setaioli e degli allevatori di bachi da seta. Un tempo fu anche la principale zona industriale dell’ex principato vescovile ed ora vive un po’ di nostalgie, di volontà di continuare e di ripensare alla cultura, reinventando e riscoprendo la terra di confine con le sue peculiarità legate in particolare agli anni della grande illusione ed a quelli che seguirono. Da teatro di guerra e paese di sfollati a città della pace, ambizione non da poco, eppure in larga misura realizzata.

In questa robusta terra, non molti anni orsono, c’era un negozio dal nome vezzoso di fiori, di due fiori, entrambi primaverili. Ora quel negozio c’è ancora e non c’è più. È cambiato. Prima offriva prodotti diversi: cioccolato e caramelle assieme a borse ed ombrelli. Ora offre ancora cioccolato e caramelle, ma di gamma decisamente superiore, raffinata e ricercata.

Entrare adesso in quello spazio è un’esperienza diversa, perché in modo evidente ora si punta all’eccellenza, agli accostamenti sapienti, ai gusti per iniziati. Un po’ ci si intimidisce tra le essenze di cacao, i liquori, le conserve ed i vini. Le praline sembrano invitarti, ma sono preziose, e non puoi cedere a cuor leggero.

Una volta, quando pioveva, compariva sulle sue vetrine, le stesse di ora, un cartello con scritto: Piove? Noi abbiamo ombrelli! Era un invito ad entrare, in caso di bisogno. Ed il bisogno era naturale, semplicemente si offriva la soluzione ad un problema reale, oggettivo. Ma questo era una volta, quando si pensava un po’ più di oggi all’essenziale, quando l’economia seguiva strade diverse.

Oggi la distanza tra bisogni reali ed indotti si è allargata, e la stessa società vive una divaricazione sempre maggiore tra chi deve necessariamente guardare all’essenziale e chi invece può pensare a qualche cosa di più, non concesso a tutti. Del resto se si è esclusivi a quello si mira, non certo alla massima diffusione popolare. Ecco, a me piace il negozio di adesso (come potrebbe non piacermi?), ma rimpiango un po’ quello di allora. Quello che se pioveva ti offriva un ombrello, a prezzi abbordabili, per tutti.

Nel libero e ridente territorio che fu dei principi vescovi oggi tante cose son cambiate dai tempi di Clesio e Madruzzo. È giusto che sia così, ogni cosa muta negli anni, e il cioccolato perché dovrebbe seguire una via diversa da quella di ogni altra impresa umana, commercio di ombrelli compresi?
  

                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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