venerdì 6 novembre 2015

cosa fare quando sei morto...




Premessa. Nessuna analogia con un film di venti anni fa, ma semplice riflessione tardiva su quanto scritto da un’amica il due novembre appena trascorso.

Ovviamente non ho alcuna possibilità di influire su quello che succederà a me dopo che sarò morto, figurarsi quindi i casi altrui. Ma un pensiero mi capita a volte di farlo, penso che succeda ogni tanto a tutti, senza esagerare o cadere nel morboso.
La prima cosa che mi viene in mente è che sarebbe bello mantenere un contatto con i vivi, mentre trovo triste l’idea di riparare a danni o errori commessi quando si sarebbero potuti evitare. Meglio farlo da vivi, non tardivamente e per coprire sensi di colpa. Se poi da morti vedremo chi se ne è andato prima di noi potremo chiedere scusa, magari, da pari a pari, e trovare un nuovo equilibrio, ma questo esula dal discorso, per ora. A me interessano i vivi, adesso e nel tempo che ci aspetta.

L’idea del testamento non mi è mai venuta. Non possiedo tanto da dover lasciare disposizioni in tal senso. Cosa faranno del mio corpo mi interessa relativamente. Penso che la cosa giusta sia lasciar decidere a chi resta. Se fossi un artista potrei pensare di far bruciare le mie opere dopo che me sarò andato? Non sono un artista, ma l’idea non mi piace. Assomiglia ad una specie di vendetta, ad un estremo atto di disprezzo per chi, a sua volta, non ci ha apprezzato quanto avremmo voluto. Alcuni capolavori sono stati salvati in tal modo, contravvenendo alle indicazioni degli autori, e io credo che questo sia stato un grande atto d’amore per chi se ne era andato, non di rifiuto delle sue volontà.

Cosa fare da morti quindi, ammesso di poterlo decidere? La cosa più bella credo sia rimanere legati alla vita, sino a quando ci sarà concesso, per staccare con soffi leggeri una foglia dal ramo perché cada su chi abbiamo amato mentre passeggia sotto quell’albero, per salutarlo, per fagli capire che non è solo.

E poi giocare col tempo ed il caso, come se fosse un passatempo da tavolo, con pedine da mettere nel posto giusto, ma piccole cose, non grandi mutamenti. La vita è di chi vive, non dei morti, che possono forse restare a guardare. Ma un sorriso quello tenterei ogni giorno di farlo arrivare, quello sì, in qualche modo, grazie ad un passante, ad una telefonata, ad una cassiera che non ha troppa fretta, ad un amico che ti incontra e ti ascolta o ti racconta.

Ecco, penso che farei questo, se potessi, senza illudermi di cambiare il mondo.




                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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