Si respira, malgrado il dolore e le paure, e
per molti motivi sarebbe da evitare, ma come si fa?
La festa viene da molto lontano, da un tempo
nel quale la luce era la luce, la canzone una canzone, un sorriso un sorriso.
Con la festa si ritorna bambini, è un motivo sufficiente
a giustificarla. Tornando bambini ritornano anche loro, e ritornano le
letterine, che allora si scrivevano, e l’attesa di quel regalo che non si era
sicuri che sarebbe arrivato, e il camino, il freddo allegro con la neve bianca
e buona da mangiare, il buio pauroso con le stelle in cielo.
Ora la festa dovremmo pensarla per i bambini, perché
sono loro che la ricorderanno, cogliendo quello che li colpirà, che li
affascinerà, che sentiranno unico. Non credo che festività prolungate
artificialmente e lunghe due mesi saranno tali da lasciare un ricordo come
quello che procuravano le domeniche che erano vere domeniche, con in negozi
tutti chiusi, e il momento per andare a far compere si doveva cogliere al volo, non
lasciarlo sfuggire. Non sarebbe ritornato facilmente.
Il mutamento però è tra noi, ed ogni anno che viene
sembra accelerare la sua capacità di metamorfosi. Non mi va però di lamentarmi,
sarei ipocrita. Già allora alcune tradizioni mi stavano strette, ed ora le
ritrovo perché voglio tornare indietro e, allo stesso tempo, modifico io per
primo quel tempo. Io, che dovrei essere memora storica, adatto la memoria. So che
non è corretto, ma lo faccio. Dimentico particolari, ed altri li enfatizzo.
Aria di festa però sia,
che ogni dolore porti
via.
E se non può lo tenga
indietro,
ben nascosto,
quasi scordato.
Ci sarà pure tempo per
quello
ma non ora, per favore,
ora va via, ora portalo
via.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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