giovedì 4 dicembre 2014

Lo aspetto


Talvolta accadono cose che non hanno una spiegazione razionale, o non immediata o proprio inesistente. La stessa vita del resto è oggetto di continue indagini, da parte della scienza, della filosofia, della naturale curiosità umana.

L’esperienza che ognuno di noi matura con gli anni serve a darci qualche piccola risposta, spesso emotiva, talvolta dettata dalla fede, altre frutto di dure lezioni che, per fortuna, a qualcuno sono risparmiate. Rimangono ugualmente enormi zone di indefinibile, ora, e l’ignoranza rimane una condizione quasi generalizzata poiché nessuno è in grado di definirsi portatore della verità assoluta, o almeno non può farlo se non per fanatismo o per completa condivisione di una certa idea di soprannaturale.

Michela ha perso da poco il padre, molto anziano, ed ora è col fratello, in auto, tornata nella città natale dove ha vissuto i suoi anni giovanili prima di sposarsi. Anche Guido ha lasciato la città per sposarsi altrove, lontani entrambi dai genitori.

Parlano, cercano di capire cosa devono fare, si scambiano urgenze da rispettare, decidono che agire per affrontare i problemi pratici tiene a bada il dolore. Nessuno dei due si aspettava che il padre decidesse di andarsene così presto malgrado fosse evidente che aveva iniziato a incamminarsi su quella strada sin da poco più di un mese prima. Ma non avevano visto l’evidenza.

Il padre era legato alla loro madre da un legame fortissimo, visibile, palpabile. Un rapporto che era nato quando erano giovani e che, attraverso le mille difficoltà della loro vita, non aveva mai avuto momenti di cedimento o di stanchezza. Sino all’ultimo l’aveva assistita, quando ormai lei ormai non vedeva e non capiva, ed era mantenuta in una vita che non era più vita. Ma questo gli bastava. Usciva la mattina presto, si allontanava da lei solo per andare a casa a mangiare o per dormire, e il resto del tempo lo trascorreva tutto in quella piccola stanzetta della clinica, seduto, di fianco al suo letto, senza lamentarsi mai.

Dopo la morte della sua amatissima compagna di sempre era sopravvissuto, sembrava dovesse crollare ma non lo aveva fatto. Si era adattato, era rimasto in quella casa che aveva coronato i loro sogni e dove avevano avuto momenti felici.

Ora era assistito, perché non più in grado di badare da solo a sé stesso, ma rimaneva legato ai loro luoghi, al suo continuo andare a trovarla dove ora lei riposava. Non aveva seguito nessuno dei due figli, né la più grande né il minore. E a nessuno era venuto in mente seriamente che fosse il caso che lui abbandonasse quella casa per trasferirsi lontano dai suoi luoghi familiari. Ci avevano pensato, certo, ma le ragioni perché rimanesse avevano sempre superato quelle di una sua partenza per altre città.
Ora Michela parcheggia l’auto, scende ed aspetta che anche il fratello Guido scenda, poi chiude le portiere, ed entrambi si incamminano verso l’ufficio dove devono sbrigare pratiche urgenti, e devono farlo assieme. Cominciano a camminare e non percorrono neppure cento metri che una voce nota li chiama, alle loro spalle.

È Tatiana, che ha seguito occasionalmente loro padre, ma che non ha mai conosciuto la madre, se non in foto, una delle tante che ancora si trovano nella casa. Voleva parlare a Michela, e anche a Guido, di una cosa importante, di poco più di un mese prima. Tatiana racconta che il giorno preciso nel quale loro padre è stato trasportato in ospedale, la prima notte che lui è stato ricoverato, lei non sapeva ancora nulla, ne avrebbe avuto notizia solo in seguito. Ma quella notte precisa lei ha fatto un sogno.

Ha visto i loro genitori camminare vicini, forse tenendosi per mano, o forse solo accanto, entrare attraverso il cancello e poi separarsi. Lui è entrato in casa, lei invece in un piccolo edificio, di fianco, usato come ripostiglio per le mille cose che servono in una casa. Tatiana sapeva chi era lei, anche se non l’aveva mai vista, e l’ha seguita dentro quel piccolo deposito. Quando si sono trovate di fronte le ha chiesto di chi erano quei mobili accatastati.
«Sono di Michela…»
La madre, dopo aver avuto l’informazione, non ha fatto altre domande, ed è rimasta ferma, col suo abito nero, o forse solo scuro, in piedi.
Tatiana racconta che l’ha invitata ad entrare in casa, ma lei ha scosso la testa, ed ha risposto:
«Lo aspetto.»

                                                                       Silvano C.©


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