È il tempo giusto, quasi.
I lavori in preparazione a questo momento tradizionale sono arrivati agli ultimi giorni, e per qualcuno sono vissuti come “inutile perdita di tempo, motivo di stress per i bambini, rottura di palle per i genitori” *.
I lavori in preparazione a questo momento tradizionale sono arrivati agli ultimi giorni, e per qualcuno sono vissuti come “inutile perdita di tempo, motivo di stress per i bambini, rottura di palle per i genitori” *.
Io ho una percezione un po’ meno drastica di tutto questo, e
la mia esperienza in merito è abbastanza completa. Mi manca soltanto la recita
dei nipotini, visto che non ne ho, ma sono passato praticamente indenne
attraverso le mie recite da bambino, le innumerevoli alle quali ho partecipato
come genitore di mio figlio e le altrettanto numerose alle quali ho preso parte
come insegnante, sia organizzandole che svolgendovi solo compiti di
sorveglianza.
Da ragazzino non ricordo di particolari traumi legati a
questi momenti, non necessariamente legati alle festività natalizie. Mi ritornano
alla mente le prove, il rispetto dei tempi e delle battute, le canzoncine
imparate a memoria, il lancio delle caramelle sul palco alla fine e il
parapiglia per raccoglierne in maggior quantità. Non riesco a vedere aspetti
brutti per queste attività, e se vi sono stati non dipendevano dalle medesime. Ad esempio
ho vissuto malissimo il mese durante il quale sono stato inserito in una
colonia estiva a Igea Marina. Il dottore aveva detto ai miei che avevo bisogno
di mare ma loro non potevano portarmici. Rivivo come se fosse ora i pianti e i
magoni per la lontananza, ma mi è piaciuto quando alla fine del mese abbiamo
cantato sul palco della colonia, davanti a tutti i genitori, Romagna mia. Ora la
ricordo ancora, e mi fa tenerezza risentirla.
Con mio figlio è stato diverso. Non ho partecipato se non
alla fine ai vari spettacolini, e sono stati momenti che mi sono serviti per
capire un po’ di più come era inserito nel gruppo, per vedere come cambiava, di
anno in anno. Confesso che ora rivorrei
indietro quei momenti. Inoltre mi è spiaciuto che nessuno dei suoi nonni abbia
potuto assistervi, visto che vivevamo lontano da tutti loro. In questo la vita
è stata ingiusta, con i miei genitori e con i miei suoceri.
Poi gli spettacolini organizzati come insegnante sono stati
vissuti in modo diverso ancora, ne ho visto i limiti e la bellezza, le perdite
di tempo e i momenti di condivisione. Ho conosciuto i ragazzi in una veste
diversa, ed alcuni hanno avuto l’occasione di esprimere quello che in classe,
durante le normali lezioni, non avrebbero mai potuto dimostrare. Esattamente come
durante una gita (ora chiamata viaggio di istruzione o uscita didattica) si
notano aspetti dei ragazzi che tra le quattro pareti dell’aula non si vedono
mai. Ovviamente ogni cosa ha i suoi limiti, ed ogni esagerazione non è mai
positiva. Finalizzare l’attività di una classe per più di un mese solo alla
recita natalizia è assurdo, ma sarebbe pure sbagliato evitarla del tutto. Alcune
cose restano, sono formative, creano tradizione, memoria collettiva, scatenano
problematiche che si può tentare di risolvere prima che degenerino in altro, ed
educano alla convivenza.
Sono una sorta di piccolo rito di passaggio, legato ad una
fase della propria vita. Ed ognuno di questi momenti, anche nei suoi aspetti
meno piacevoli, svolge una sua funzione. Per la mia età ho svolto il servizio
militare obbligatorio, quando questo praticamente toccava a tutti i maschi
italiani, con la sola esclusione di obiettori e graziati per i motivi più
diversi. Ho visto ragazzi più o meno miei coetanei che parlavano di quanti
giorni mancavano all’alba, cioè al congedo, alla fine della naia. Ed è da
allora che ho capito che anche quei giorni facevano parte della vita, che i tredici
mesi che ho trascorso sotto le armi non erano un intervallo durante il quale ero
in una sorta di letargo, ma erano la mia vita, una parte della mia vita. Esattamente
come lo sono state le recite alle quali ho partecipato, negli anni, in vari
ruoli.
*le virgolette le ho messe perché riporto esattamente le parole
rubate ad un commento sul tema, ed il senso della frase credo sia condiviso da
più di una persona.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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