giovedì 11 dicembre 2014

La recita di Natale


È il tempo giusto, quasi.
I lavori  in preparazione a questo momento tradizionale sono arrivati agli ultimi giorni, e per qualcuno sono vissuti come “inutile perdita di tempo, motivo di stress per i bambini, rottura di palle per i genitori” *.
Io ho una percezione un po’ meno drastica di tutto questo, e la mia esperienza in merito è abbastanza completa. Mi manca soltanto la recita dei nipotini, visto che non ne ho, ma sono passato praticamente indenne attraverso le mie recite da bambino, le innumerevoli alle quali ho partecipato come genitore di mio figlio e le altrettanto numerose alle quali ho preso parte come insegnante, sia organizzandole che svolgendovi solo compiti di sorveglianza.

Da ragazzino non ricordo di particolari traumi legati a questi momenti, non necessariamente legati alle festività natalizie. Mi ritornano alla mente le prove, il rispetto dei tempi e delle battute, le canzoncine imparate a memoria, il lancio delle caramelle sul palco alla fine e il parapiglia per raccoglierne in maggior quantità. Non riesco a vedere aspetti brutti per queste attività, e se vi sono stati non dipendevano dalle medesime. Ad esempio ho vissuto malissimo il mese durante il quale sono stato inserito in una colonia estiva a Igea Marina. Il dottore aveva detto ai miei che avevo bisogno di mare ma loro non potevano portarmici. Rivivo come se fosse ora i pianti e i magoni per la lontananza, ma mi è piaciuto quando alla fine del mese abbiamo cantato sul palco della colonia, davanti a tutti i genitori, Romagna mia. Ora la ricordo ancora, e mi fa tenerezza risentirla.

Con mio figlio è stato diverso. Non ho partecipato se non alla fine ai vari spettacolini, e sono stati momenti che mi sono serviti per capire un po’ di più come era inserito nel gruppo, per vedere come cambiava, di anno in anno.  Confesso che ora rivorrei indietro quei momenti. Inoltre mi è spiaciuto che nessuno dei suoi nonni abbia potuto assistervi, visto che vivevamo lontano da tutti loro. In questo la vita è stata ingiusta, con i miei genitori e con i miei suoceri.

Poi gli spettacolini organizzati come insegnante sono stati vissuti in modo diverso ancora, ne ho visto i limiti e la bellezza, le perdite di tempo e i momenti di condivisione. Ho conosciuto i ragazzi in una veste diversa, ed alcuni hanno avuto l’occasione di esprimere quello che in classe, durante le normali lezioni, non avrebbero mai potuto dimostrare. Esattamente come durante una gita (ora chiamata viaggio di istruzione o uscita didattica) si notano aspetti dei ragazzi che tra le quattro pareti dell’aula non si vedono mai. Ovviamente ogni cosa ha i suoi limiti, ed ogni esagerazione non è mai positiva. Finalizzare l’attività di una classe per più di un mese solo alla recita natalizia è assurdo, ma sarebbe pure sbagliato evitarla del tutto. Alcune cose restano, sono formative, creano tradizione, memoria collettiva, scatenano problematiche che si può tentare di risolvere prima che degenerino in altro, ed educano alla convivenza.

Sono una sorta di piccolo rito di passaggio, legato ad una fase della propria vita. Ed ognuno di questi momenti, anche nei suoi aspetti meno piacevoli, svolge una sua funzione. Per la mia età ho svolto il servizio militare obbligatorio, quando questo praticamente toccava a tutti i maschi italiani, con la sola esclusione di obiettori e graziati per i motivi più diversi. Ho visto ragazzi più o meno miei coetanei che parlavano di quanti giorni mancavano all’alba, cioè al congedo, alla fine della naia. Ed è da allora che ho capito che anche quei giorni facevano parte della vita, che i tredici mesi che ho trascorso sotto le armi non erano un intervallo durante il quale ero in una sorta di letargo, ma erano la mia vita, una parte della mia vita. Esattamente come lo sono state le recite alle quali ho partecipato, negli anni, in vari ruoli.

 *le virgolette le ho messe perché riporto esattamente le parole rubate ad un commento sul tema, ed il senso della frase credo sia condiviso da più di una persona.
                                                                 
                                                                                            Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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