lunedì 22 dicembre 2014

Favola di un omino strano


Vieni, siediti, voglio raccontarti la storia del povero cittadino italiano che subisce lo strapotere della politica, dei disonesti nei posti che contano, delle brave persone che saprebbero benissimo cosa fare se fossero al governo invece di quella massa di ladri che non è neppure stata eletta e pretende di negare i nostri diritti chiamandoli privilegi e non rinuncia a propri privilegi, perché sono diritti.  
Se vuoi te la racconto sul serio questa favola, che ovviamente si fonda su fatti reali, ha una sua morale, la si può raccontare tante volte sino a quando i bambini ci crederanno come credono a Babbo Natale.
Ma se sai come la penso avrai già capito che a questa favola io non credo, e non te la voglio raccontare, ed invece ti racconto la storia di un omino strano, che guardava lo sporco sparso in giro, i rifiuti abbandonati e la furbizia che non ci lascia mai.

Dunque. In un paese chiamato Italia, alcuni anni fa, a qualche amministratore locale venne l’idea di migliorare la raccolta dei rifiuti, di differenziare il più possibile, di recuperare tutto quanto si poteva recuperare come carta, vetro, plastica, alluminio e così via. Si tentò pure di differenziare le cose pericolose ed ingombranti, e poco a poco le cose in effetti diedero i loro risultati. Con gli inevitabili piccoli problemi che ogni mutamento delle abitudini comporta i rifiuti iniziarono ad essere differenziati. La cosa che però cominciò ad evidenziarsi fu un fenomeno probabilmente non previsto o sottovalutato. Mentre le discariche diventavano più pulite ed ecologiche, le strade diventavano più sporche. Qualcuno iniziò a racchiudere in spazi protetti i propri rifiuti per evitare che il vicino o il maleducato che abitava in qualche altro quartiere buttasse nei suoi cassonetti tutte le cose che potevano creare problemi.
Sparirono dalle strade i raccoglitori pubblici per l’indifferenziata, che da quel momento si poteva smaltire solo usando gli appositi sacchetti dati in numero limitato ad ogni nucleo familiare.
E veniamo ai nostri giorni. Se occorrono altri sacchetti questi si possono acquistare in piccole confezioni da otto pezzi da trenta litri al prezzo non esattamente economico di 17 euro e 16 centesimi. In queste condizioni ora capisci bene cosa può succedere.
Molti tentano di non pagare per questi sacchetti e provano pure a raccogliere senza differenziare per evitare perdite di tempo o piccoli fastidi, ma poi non vogliono essere scoperti, quindi cercano di buttare i loro rifiuti ovunque tranne che a casa loro. Ad esempio li abbandonano in strada, li buttano nei cestini pubblici, li portano nei bidoni altrui, li gettano ovunque, anche ai lati delle strade o in spazi di sosta, quando nessuno li vede.  
Da un condominio qualcuno trova più comodo buttare la propria spazzatura nei bidoni del condominio vicino, che così dovrà farsi carico delle spese di pulizia e smaltimento della propria area, sino a quando anche quest’ultimo condominio, con i suoi abitanti ormai esasperati di essere diventati una discarica cittadina, si costruirà un’isola ecologica con pannelli metallici e chiusa a chiave. I rifiuti in cassaforte.
L’omino strano è intervenuto a portare ordine insomma, o forse solo a spostare altrove il problema, visto che neppure lui crede alla favola dei cittadini che improvvisamente diventano educati.
Lui in persona mi ha raccontato di una discussione avvenuta tra due residenti di questi condomini vicini. Il primo stava buttando un sacchetto non regolamentare in uno dei bidoni di pertinenza del secondo. Questo fa notare al primo che non è corretto usare quel tipo di sacchetto per quel bidone, e lo fa probabilmente un po’ innervosito, perché ogni giorno trova di tutto dentro e fuori i suoi bidoni.
-         Ma lei ce l’ha con me!-  dice il primo, e se ne va tranquillamente, sicuro del suo pieno diritto.
Quando finalmente anche il secondo condominio si dota di un piccolo posto protetto e chiuso con una serratura, ognuno dei suoi condomini riceve la chiave, e le cose iniziano a migliorare, in modo visibile. Finalmente l’isola ecologica, ora privata, è pulita o quasi.
I due si rivedono dopo mesi dalla loro prima discussione, e quello che ha appena ricevuto le chiavi chiede all’altro se a sua volta ha avuto le chiavi di quell’isola ecologica.
Ovviamente la risposta non può essere che negativa, dopo qualche tentativo di depistare il discorso.
-         Vede allora che quel giorno io avevo ragione? –
-         Sì, ma lei mi ha aggredito, mi ha trattato come se fossi un delinquente! -
La cosa si conclude con una stretta di mano e gli auguri di buone feste, ma l’omino strano che assiste alla scena sorride, e sa benissimo che è facile scaricare sugli altri le proprie responsabilità, specialmente quando si pretende di avere sempre una giustificazione per ogni propria azione, senza mai arrivare ad ammettere il proprio errore, neppure a capire che chi deve subire in modo ripetuto le ingiustizie ha almeno il diritto di essere, ogni tanto, almeno innervosito. 
Sicuramente a buttare i rifiuti in giro non sono i politici superpagati e approfittatori della povera gente, ma è esattamente la cosiddetta povera gente, cioè siamo tutti noi. Questa è la fine della storia, e se la vuoi capire è tutta qui.

                                                                                            Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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