Una di queste storie è quella della bambina dal nome di
fiore, del suo gatto Ezechiele e del topino che trovò rifugio tra le mura di
una piccola casa poco prima che iniziasse l’estate.
Come si siano svolti esattamente i fatti non è sicuro, perché
in ogni famiglia se ne tramandano interpretazioni un po’ diverse. Per alcuni
non fu una bambina la vera protagonista, ma la sua mamma, che poi in seguito si
accordò con la figlia perché se ne prendesse la responsabilità per paura di
essere sgridata dal marito.
Alcuni raccontano che fu l’intera famiglia a volere che le
cose andassero in quel modo, e che solo per la gente del paese poi inventasse
la versione della loro bambina come unica ad avere quell’idea. In ogni caso,
alla fine, il risultato non cambia. Si tratta solo di preferire una versione o
l’altra, senza che questo tocchi la sostanza della storia (sempre ammesso,
ovviamente, che qualche cosa di vero sia avvenuto ad originarla).
Io qui mi attengo a quanto raccontano i più, e te lo voglio
raccontare, dopo averlo saputo per puro caso pure io.
Una bambina dal nome di fiore ed il suo pigro gatto
Ezechiele vivevano in una casa non molto grande ma dotata di ogni comodità. C’era
una bella cucina grande, con un camino che accendevano in certe sere d’inverno,
al posto della stufa che solitamente usavano anche per cucinare. C’era una
stanza con i mobili belli, pesanti, di legno scuro, tenuti sempre lucidi dalla
mamma della bambina. Poi c’era un piccolo ripostiglio pieno di tante cose, e che
funzionava anche da dispensa, fresco in estate e mai gelato in inverno. Infine un
piccolo bagno era la quarta stanzetta a pianterreno. Al primo piano poi ci
stavano tre camere da letto ed un altro piccolo bagno, e si potevano
raggiungere da una scala in legno che dall’ingesso saliva in alto. Davanti alla
casa un piccolo giardino con una parte trasformata in orto, e dietro la
legnaia, con un minuscolo deposito ed uno spazio anche per i conigli e le
galline. Non mancava poi la cantina, e per scendere occorreva andare dietro la
scala che portava al primo piano, dove si apriva una piccola porticina.
L’unica cosa che mancava era una vera soffitta. In realtà
non è che mancasse, c’era anche quella, ma non era facilmente raggiungibile. La
botola per salirvi era stretta, la scala a pioli non molto sicura e neppure
molto pratica, e vi si andava una volta all’anno soltanto, quando si dovevano
pulire i camini.
La bambina col nome di fiore durante l’estate giocava con le
amiche, oppure col gatto, che però non sempre si faceva trovare. Aveva le sue
cose da fare. Cose da gatto. Cacciare piccoli uccellini, lucertole, topi, e
cercare anche le gatte del paese, oppure gli altri gatti, con i quali
azzuffarsi. Insomma, tutti avevano i loro impegni. Anche i genitori della
bambina, ed i nonni, che lavoravano nei boschi, nella segheria o nel
caseificio.
La bambina scendeva spesso in cantina. Non aveva paura delle
ombre che ci stavano. Le piaceva rovistare tra le vecchie cose, cercare
fotografie, giocattoli rotti, oppure mettere in ordine i barattoli delle
conserve e del miele, oppure le bottiglie del vino. Appesi in alto ci stavano
pure alcuni salami ed un pezzetto di lardo affumicato, e sugli scaffali anche
un po’ dei frutti raccolti e conservati in quel posto perché sicuramente era il
più adatto di tutta la casa.
Con lei spesso scendeva pure il gatto Ezechiele, che
annusava dappertutto, oppure si affilava le unghie sui pilastri in legno
parzialmente murati nelle pareti della cantina.
Un giorno, per caso, notò le tracce di un passaggio
imprevisto. Una mela era stata addentata e mangiata, in parte, e sicuramente il
gatto non era stato.
La bambina dal nome di fiore intuì subito che si trattava di
un topolino, ma rimase stupita della cosa. I topi solitamente stavano alla
larga da quel posto dove passava spesso Ezechiele. Non era prudente per loro
entrarci. Un pomeriggio, tre giorni dopo aver fatto la scoperta, scese con un
pezzetto di formaggio in cantina, facendo attenzione che Ezechiele non la
seguisse e chiudendo bene la porta alle sue spalle. Appoggiò il formaggio in
centro alla stanza, e si nascose in un angolo, con lo sguardo attento e fissato
solo sul pezzetto di cibo. Rimase ferma, quasi senza respirare per tantissimo tempo, ma
non successe nulla. Delusa lasciò il formaggio, e visto che si era fatto tardi
salì e si richiuse la porta alle spalle.
Il giorno dopo scese, ed il formaggio era sparito. Allegra
andò in cucina, prese un altro pezzetto di formaggio e scese di nuovo. Rimise
nello stesso posto il formaggio e si sedette ancora, nascosta, in attesa. Niente.
Neppure quel giorno vide nulla, e tornò su delusa.
Il terzo giorno e quelli seguenti ancora: il formaggio spariva,
lei ne portava un nuovo pezzetto, si appostava di guardia, non vedeva nulla, e
usciva dalla cantina.
Dopo una decina di giorni avvenne. Lei si appostò, ormai più
per abitudine che per la speranza di un incontro col misterioso ospite, e per i
primi momenti non successe nulla. Poi, non si sa da dove fosse spuntato, un
piccolo topolino apparve al centro della stanza, si avvicinò furtivo al
formaggio, lo addentò e si allontanò, senza fretta, diretto verso un angolo
scuro della cantina. Lei aspettò almeno un minuto. Poi si alzò, e senza far
rumore si avvicinò al punto dove era scomparso il topolino. C’era una pila di
casse di legno, ma tra queste e la parete una piccola fessura.
Il giorno dopo scese ancora, col formaggio, e lo mise
esattamente vicino al passaggio dal quale avrebbe dovuto spuntare il topolino. Ma
poi non si allontanò. Si mise seduta, in silenzio, a poca distanza. Il topolino
però non gradiva la sua presenza, e non si fece vedere. E lo stesso per molti e
molti giorni. Finalmente, non si sa per quale ragione, lui si decise a fidarsi
di lei, e spuntò da dietro la pila di cassette a meno di un metro di distanza,
si prese il suo formaggio e se ne andò, non senza averla prima guardata con la
stessa curiosità con la quale lei guardava lui. Da allora ogni giorno si
avvicinarono sempre di più, sino a quando il topolino iniziò a prendere il
formaggio direttamente dalle dita della bambina dal nome di fiore.
Ora però c’era un problema, anzi, diversi problemi: Ezechiele
il gatto, i genitori ed i nonni. Nessuno voleva topi in casa. Sporcano. Rovinano
le cose. Mangiano le provviste. Vanno eliminati.
La bambina cominciò a tentare di convincere il gatto, che
riteneva il più pericoloso, del fatto che un topolino poteva benissimo stare
pure lui in famiglia. Ezechiele non ne capì il motivo, ma da un giorno all’altro
si trovò il suo piattino accanto alla stufa sempre pieno di ogni golosità, e
cominciò a provare meno voglia di andare a caccia di uccellini e lucertole e
topi. Aveva sempre la pancia piena. E iniziò a diventare un po’ più pigro.
Quando venne il momento giusto la bambina cominciò a
scendere in cantina lasciando aperta la porticina. I suoi incontri col topolino
continuarono, e finalmente Ezechiele, pigramente, si affacciò in alto sulla
scale e iniziò a scendere. Forse la pancia piena, forse la sua amica che stava
tranquilla accanto a quel piccolo esserino, forse altro ancora, sta di fatto
che il gatto guardò il topo, e non si mosse. E pure il topolino, vedendo quel
gattone che stava tranquillo e lontano, non si spaventò. Prese la sua porzione
di formaggio e se la mangiò senza fuggire.
Passò un tempo indefinibile, forse tantissimo. Il gatto
iniziò, incuriosito, ad avvicinarsi, ma senza alcuna fame a sollecitargli di
iniziare la caccia. Ed il topolino valutò che la bambina era molto più grande
del gatto, e non si spaventò mai tanto da farlo fuggire se non per pochi
attimi, prima di riprendere coraggio.
Solo molto tempo dopo, quando la prima neve ormai stava per
scendere, si scoprì che il topolino era, in realtà, una topolina. Il gatto Ezechiele
divenne un amico della topolina, ma rimase sempre a debita distanza, e riuscì a
vederla solo quando era presente pure la bambina. Lei si fidava del suo
gattone, ma non sino al punto di lasciarli soli. E poi anche la famiglia scoprì
finalmente che in casa erano arrivato nuovi piccoli, ma la felicità della bambina col nome di fiore e la tranquillità
di Ezechiele nell’osservare ogni cosa lasciò tutti senza parole, e senza alcuna
voglia di cacciare la topolina con la sua nidiata di piccoli. Fu solo con la
primavera successiva che lei decise di andarsene, con i figli ormai cresciuti,
a cercare un altro posto.
La bambina dal nome di fiore ed il suo pigro gatto Ezechiele
ripresero a vivere come prima, dopo che la topolina se ne fu andata. Ogni tanto
però se la sognarono ancora, e neppure il gattone si pentì mai di averla
accolta nella sua casa della quale era profondamente geloso. Geloso con tutti,
ma con qualche eccezione.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Ero alle prese con una lettura, cercavo di leggere un libro adatto al periodo e per ben tre volte mi sono fermato alla prima pagina. Ho pensato di venire qui,venire a trovarti sul blog per cercare una storia adatta e breve. Ebbene, me la sono ritrovata al primo posto, non ho dovuto neanche cercarla più di tanto.... una storia bellissima e sognante. Soero di avere un bel nipotino a cui raccontarla un giorno. Nel frattempo la racconterò a chi più può comprendere... grazie della piacevole lettura
RispondiEliminamenfino