martedì 30 dicembre 2014

Geometria


Euclide
Ci sono due estremi, due punti, nella vita: la nascita e la morte.
Su nessuno dei due si può dire nulla di completo con assoluta certezza, e ogni giorno se ne parla, quasi ogni giorno almeno, o ci si pensa, e si danno come scontati, come assiomi indimostrabili e semplicemente da accettare per poi poter accettare tutto quello che c’è, tra questi due punti.
Per Euclide, prima di lui ed in seguito, per quanti si sono interessati di geometria, il punto è un ente fondamentale, indefinibile, o meglio, la definizione è: ciò che non ha parti. Tradotto in italiano significa che non ha dimensione, spessore, peso, ma esiste, ed ha una posizione. Per vederlo noi dobbiamo rappresentarlo, con una macchiolina di inchiostro su una pagina bianca, con un po’ di gesso su una lavagna nera, con un sassolino su una spiaggia, con un paletto su un terreno, con una piccola area su una superficie insomma, ben sapendo che non ha area.
Per poterne parlare dobbiamo per forza di cose rappresentarlo in modo sbagliato, e solo dopo spiegare che il concetto di punto è altro, supera le nostre capacità umane. E siamo solo al punto, siamo fermi ad uno dei concetti fondanti della matematica. Il seguito è pura invenzione umana, o è linguaggio divino, per alcuni. Ed il resto non è poco, direi, visto quello che l’applicazione pratica della scienza, cioè la tecnologia, sa fare.
Per la nascita e la morte siamo daccapo (siamo allo stesso punto, verrebbe da dire).
Quando inizia la vita in senso generale? Non è chiaro.
Quando inizia la vita sotto forma di genere umano? La scienza in questo caso fornisce qualche risposta, ma di tanto in tanto qualche nuovo ritrovamento fossile fa aggiornare i dati, e certezze di oggi che possiamo ritenere valide tra qualche centinaio di anno credo siano in pochi disposti a sottoscriverle. Sarebbe un azzardo che nessun studioso serio è disponibile a fare.
E quando inizia la vita individuale, cioè quella del singolo essere umano? Qui, malgrado le numerose prese di posizione di credenti e non credenti, si è in mezzo al guado. La vita inizia con l’incontro tra cellula uovo e spermatozoo, secondo una concezione abbastanza condivisa.  Ma prima la cellula uovo non era morta, e neppure lo spermatozoo, ovviamente; erano due cellule in qualche modo incomplete e pronte a realizzare una certa unione, a modificarsi fondendosi. Anche dando per accettata questa idea, tuttavia, la cosa presenta aspetti difficili da interpretare. Ad esempio cosa succede con i gemelli? Non parlo dei semplici gemelli eterozigoti, i cosiddetti falsi gemelli, che nascono ognuno da un ovulo fecondato da uno spermatozoo, che possono essere diversi per sesso e per caratteristiche fisiche. Sono semplicemente fratelli nati assieme, non gemelli.
I veri gemelli si ottengono solo da un unico ovulo fecondato da un unico spermatozoo, e per motivi non del tutto chiari, ad un certo momento, lo zigote (la prima cellula che si ottiene dall’incontro tra ovulo e spermatozoo) si sdoppia, ed ogni sua metà dà origine ad un nuovo e completo essere vivente, copia identica (o quasi) dell’altra metà.  
In questo caso quando inizia la vita individuale? Con la fecondazione o dopo la prima divisione? La risposta ora non mi interessa, mi basta che ti venga il dubbio. Anzi. Ogni risposta è pericolosa, perché porta con sé troppe conseguenze, coinvolge i grandi temi etici, divide le persone in base alle loro opinioni. E chi vuole a tutti i costi imporre una propria visione rischia l’integralismo e la sopraffazione di chi la vede diversamente.
Ma poi quando si può definire uomo (o donna) un essere vivente? Già lo zigote o l’organismo, seppure ancora immaturo, ma formato da più cellule, organi e sistemi? O solo quando nasce (data sul certificato anagrafico)? Oppure quando diventa in qualche modo autosufficiente, o maggiorenne? La risposta anche in questo caso è difficile, e comporta scelte personali.
Con la morte si ricasca in una problematica simile. È più dolorosa però, coinvolge sentimenti indefinibili se si è appena persa una persona cara, se la si ricorda come se fosse ancora tra noi, se si è lontani e si pensa, tornando, di poterla rivedere come se fosse sempre dove stava, ad aspettarci. Ma non c’è più, è morta.
Ed ecco allora che si parla di eutanasia, di vita dopo la morte, di dignità della vita umana, di inviolabilità della vita e di accanimento terapeutico. Ma in ogni caso ad un certo punto si muore, e comunque la si veda quel segmento di eternità chiamata vita si interrompe, si chiude. La retta in geometria è infinita, come sembra esserlo il tempo. Un segmento è dotato di estremi. La vita ha due estremi che sono nascita e morte, che non so definire, come non so definire la vita. Al massimo posso viverla, studiando o divertendomi con la geometria, perché la geometria è bella.     
                                                                                            Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

2 commenti:

  1. e tra due segmenti corre la nostra vita, un segmento, che vorremmo sempre migliore, ma che inciampa, cade, si riprende..così è la vita. Essendo ora, pomeriggio dell'ultimo giorno di un anno che ti, ci ha tolto,ma che sicuramente a me ha dato e penso anche a te qualche cosa abbia dato, ti faccio i miei auguri, per un anno buono, con poche cadute,e pochi inciampi, perchè è un piacere leggerti, e io vorrei farlo domani, dopo e il giorno appresso. buon 2015! La geometria è bella!!

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    Risposte
    1. ...dillo a me che la geometria è bella...
      grazie, anonim*...buon 2015 pure a te
      Silvano... :-)

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