Ancora guardo e mi giro, con discrezione, ma mi interessa
sempre. Talvolta è un gioco alla pari, nel senso che a qualcuna fa
obiettivamente piacere suscitare interesse, ma assolutamente non posso
generalizzare, e direi scemenze se pensassi che ogni donna usa uno stesso
approccio nei rapporti sociali. Del resto pure agli uomini non dispiace passare
inosservati, da un certo punto di vista, anche in questo caso con le mille
sfaccettature ed eccezioni che valgono per le donne.
Poi ci sono casi particolari nei quali si arriva al vero e
proprio interesse specifico anche sul piano dell’orientamento sessuale. Alle tipologie,
alla tassonomia insomma. E su questo potrei dire alcune cose, ma non adesso, perché
in realtà quello che mi preme ora è altro.
Io non sopporto il guardone della sofferenza, il curioso del
sentimento ferito, il professionista del gossip che sfiora il personale quando
non ci sono altri motivi se non il gusto morboso del farsi i fatti altrui,
meglio se di grandi decaduti, di vittime di violenze o di persone normali ed
anonime buttate alla ribalta loro malgrado.
Non sopporto le trasmissioni che ricercano persone
scomparse, ad esempio. Ammetto che potrebbero essere utili, ma per certe sue componenti mi sembra voyeurismo
squallido. E non mi interessano. Non guardo
assolutamente i programmi che speculano sui sentimenti, che raccontano di
ritrovamenti di persone che sembrano incontrarsi in un certo momento davanti a
noi. Odio cordialmente quella parte dei notiziari che indugia su alcuni particolari,
che non fornisce notizie ma spazzatura mediatica, imbarazzo e interviste a
vittime o carnefici, oppure a passanti che descrivono vittime e carnefici.
Non sopporto neppure il turismo dell’orrore: la visita sul
luogo dove è avvenuto il delitto, dove è scoppiato l’incendio, dove è affondata
la nave o dove si è ritrovato il corpo. Mi piace guardare, insomma, ma in un
certo modo. Mi piace pure essere guardato, anche se ormai c’è ben poco da
guardare, ma sempre entro certi paletti che ho molto chiari.
Racconto solo due episodi, giusto per chiarire un po’.
Tantissimi anni fa, per puro caso, venni fotografato in una
gelateria all’aperto di Ferrara mentre consumavo una granita, e la foto finì
sul Resto del Carlino nella cronaca cittadina a corredare un articolo dove si
parlava di come trascorressero l’estate in città i ferraresi. Non mi si vedeva
del tutto perfettamente, come nessun altro in quella foto era pienamente riconoscibile, e la qualità della stampa in quel tempo non permetteva una
definizione maggiore. Ma la cosa mi divertì molto, e provai pure un certo
piacere nel poter citare l’episodio, anche se purtroppo non ho pensato di
conservare quel giornale.
Qualche anno dopo, in tempi recentissimi, sul posto di
lavoro scoppiò un piccolo incendio subito soffocato e senza danni se non l’evacuazione
della sala dove io e non tanti altri stavamo tenendo una riunione. Molto fumo,
un po’ di allarme, e nulla di più. Intervennero però i vigili del fuoco, le
forze dell’ordine e anche un giornalista. Quando notai che questi stava per fotografare
il punto dal quale era partito tutto io mi scostai, mentre altri rimasero al
loro posto. Con la cronaca del giorno successivo uscì il breve trafiletto che
riportava la notizia e la foto del mio capo e di un collega che indicavano un
punto specifico dell’edificio. Ma io non apparivo, ero esattamente alle loro spalle, un paio di
metri fuori campo.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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