lunedì 8 dicembre 2014

La paura


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Figlio unico. No! Scusate.
Era figlio unico, poi è nato un fratello, tantissimi anni dopo la sua venuta al mondo, ed ha perso la sua unicità. Tutta la sua infanzia è da figlio unico, però. E tale credo si senta anche oggi, che la sua infanzia è finita da tanto tempo.

Luigi nasce quando la sua famiglia vive in un casolare di campagna, tra frutteti e filari di vigneti. Una famiglia numerosa, con genitori, nonni paterni, zii e congiunti con diversi gradi di legame. La solitudine delle giornate nei campi mentre i suoi lavorano gli sembra naturale, e quando finalmente la madre decide che deve andare all’asilo delle suore è ormai troppo tardi per farlo inserire tra quei ragazzi coetanei ma infinitamente più smaliziati ed organizzati. Diventa il naturale oggetto degli scherzi, delle prese in giro e delle botte. Se non è così viene ignorato.

La sua curiosità per la vita degli altri inizia in quel momento: quando capisce che gli altri ci sono ed hanno una loro vita nella quale lui non è il benvenuto. Sono anni nascosti, dei quali un po’ si vergogna, che non racconta quasi mai, che neppure ricorda, ma che devono avergli lasciato un solco profondo, solo col tempo malamente ricoperto.

Le bambine sono altro. Sono un’altra razza, un’altra specie. Assomigliano ai bambini, ma non sono come loro. Lo deridono allo stesso modo, ma solo se si avvicina, e per il resto non lo vedono, e almeno non lo picchiano. Sono strane. E gli interessano. E poi hanno le gonne. E sotto le gonne sono diverse, è evidente. Ma non è possibile chiarire il mistero. E non se ne può parlare. Se si azzarda a farlo finisce male, in un modo qualsiasi, ma finisce sempre male.

Per farla breve comincia a riempirsi di problemi, di cose irrisolte, di paure, di timidezza e di stupidi dubbi. Ad alcuni pare che tutto questo non capiti, ne è quasi sicuro, ma questi fortunati neppure lo considerano, e sicuramente non gli rivelano il loro segreto. La porta resta chiusa. Probabilmente gioca con qualcuno, impossibile sia sempre da solo, ma non ricorda bene. Forse ha giocato per anni da solo. Ricorda nitidamente tuttavia un episodio. Un certo giorno gira tra i maschi una foto che ritrae alcune donne, forse ballerine, in posa, e riesce in qualche modo a sbirciare pure lui quell’immagine proibitissima. Il mondo ha segreti, luoghi ed esperienze ancora lontani.

Viene il periodo della scuola. Miglioramenti pochi, ma si sente meno escluso. A volte qualcuno lo invita a giocare, e in paese ci si può muovere con facilità, a piedi o in bicicletta. Inizia a conoscere qualcuno che ancora lo prende in giro ma allo stesso tempo gli offre la possibilità di esistere. Accetta il suo ruolo, e viene accettato. Con le ragazzine però ancora il dialogo è nullo. Ma che razza di lingua parlano? Che diavolo pensano? Cosa si dicono? I suoi nuovi amici, almeno alcuni di loro, sembrano avere meno problemi di lui, sotto questo punto di vista. Un paio di loro hanno sorelle, quindi di bambine ne sanno qualche cosa che lui non può immaginare. Altri sono naturalmente meno timidi, e non vanno in crisi se devono avere rapporti come salutare o scambiare due frasi. Molti ci hanno pure giocato, in un certo modo segreto, con le bambine, ma l’unica volta che lui ci è quasi riuscito, con un paio di loro in una soffitta polverosa, per poco i genitori di qualcuno di loro non li ha scoperti, facendo finire tutto in tragedia.

Anni difficili, insomma, come sono quasi tutte le infanzie, alla fine, perché le cose che non si sanno prima sembrano muraglie e, dopo, semplici tende che bastava scostare, senza alcuna fatica, ma solo facendolo, o chiedendolo. Lui però non lo sa ancora, quindi la muraglia resta tale sino a quando, finalmente, da classi solo maschili nelle quali si trovava inserito, improvvisamente, da un certo anno, viene messo in una classe mista.

I primi tempi sono di vera paura, ma l’interesse e la curiosità hanno il sopravvento. Inizia a fare cose buffe che però suscitano un'ilarità diversa rispetto a quella che lo faceva cadere demoralizzato sino a un po’ di tempo prima. Le cose stanno cambiando, e lo capisce in modo netto quando Chiara gli sorride, dopo che lui ha appena detto una bestiale idiozia. Forse lei capisce che voleva dire altro.

                                                                       Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

2 commenti:

  1. La conoscenza è una conquista, qualunque conoscenza sia, e quella dell’altro sesso è una delle prime conquiste della vita. Ogni volta che leggo questo tuo, penso alle mie di conquiste.. In una casa dove tutto era femminile, nonne, zie, sorelle, e un padre che adorava questo mondo rosa. Ricordo benissimo i miei 12 anni, quando lascai i libri delle favole e iniziai a rubare i libri dalla piccola biblioteca di casa. Ricordo un libro, di cui famosissimo era il film, ma non avevo l’età ne per uno ne per l’altro, forse neppure ne conoscevo la popolarità. Comunque rubai ‘Il Padrino’ e mi misi a leggere, ne ricordo ancora oggi alcuni passi, sicuramente ne rimasi colpita, e incuriosita. Sicuramente incuriosita da Sonny Corleone e Lucy Mancini e il loro essere superiore alla media nello loro parti intime, non posso certo dimenticarlo, e neppure dimentico la lavata di testa che mi fece mi padre quando se ne avvide, ma ormai, avevo soddisfatto le mie curiosità adolescenziali. Mi scuso per il furto di questo spazio. E ringrazio il tuo essere, come sei.

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    1. ... che bello...ciao, anonim*... un commento dopo tanto tempo...grazie...io non ho mai letto "Il Padrino", ma immagino la curiosità e l'effetto di quelle parole. io, di certi libri che lessi, con questo spirito da cospiratore colpevole, ma a volte pure per caso, ricordo le pagine, le copertine, il colore e l'odore della carta...anche i luoghi dove li trovai, o li comprai... in casa non avevo una biblioteca...per il resto (furti & C) non so rispondere ... :-) Silvano

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