Arturo, che da sempre porta il suo nome improbabile, ha
sposato Deborah, dal nome altrettanto improbabile, ormai ventisette anni fa. L’unica
figlia vive a Düsseldorf dove ha trovato un ragazzo
tedesco col quale convive ormai da tempo. Si dedicano al catering nella società
del padre di lui, e lei sembra non avere alcuna intenzione di tornare in
Italia.
Arturo segue la vecchia madre, che vive lontana, e pure un
fratello, con grossi problemi di salute, ma lo fa dimenticando Deborah, che
inizia non sopportare più la situazione. Deborah ha sete di vita, dopo aver
superato i mesi di paura in seguito ad un intervento chirurgico di emergenza al
quale ha dovuto essere sottoposta dopo un incidente in auto. Sembrava dovesse
rimanere paralizzata ma si è completamente ristabilita, o quasi, ed ora si
lancia con entusiasmo in ogni attività o viaggio o nuove amicizie.
Il loro matrimonio è in crisi, ma per ora vanno avanti, e in
qualche modo convivono. Per una serie di partenze di amici e contrattempi vari la
notte di San Silvestro si ritrovano da soli e decidono di cenare a casa, visto
che per prenotare in qualche locale, quando si rendono conto della situazione,
è ormai troppo tardi.
Poi andranno al cinema, per lo spettacolo di mezzanotte,
cosa che non fanno da tanto tempo.
Verso le ventidue sono alla cassa del Multisala Odeon, chiedono
due posti vicini per lo spettacolo che interessa loro, ma pare sia impossibile.
Si guardano un po’ infastiditi perché non si aspettavano quel nuovo
contrattempo, ma accettano i posti separati.
Entrano in sala appena finito lo spettacolo precedente,
investiti dal caldo soffocante e dall’odore dei pop-corn, poi cercano la fila
ed il numero loro assegnati, perché non è permesso sedersi liberamente, come
ricorda un cartello all’ingresso della sala C.
Deborah, che deve il suo nome ad una attrice che piaceva
tanto a sua madre, si ritrova seduta accanto ad un paio di ragazzi poco più che
ventenni che semplicemente sembrano incollati tra loro, e le fanno un po’ tenerezza
ed un po’ rabbia, pensando alla sua situazione. Arturo è seduto tre file più
avanti, esattamente tra due enormi individui che sembrano gemelli. E si sente
un po’ sperduto. Si gira indietro, per guardare come è sistemata Deborah, e vede
che un posto accanto a lei è ancora libero, ma non è permesso spostarsi. Il legittimo
possessore del biglietto con quella fila e quel numero può arrivare da un
momento all’altro.
Qui bisogna fare una breve parentesi. I posti assegnati in
modo automatico dal programma che gestisce la sala verrebbero probabilmente
distribuiti in modo più logico se a farlo fossero le addette alla cassa, ma
questo il proprietario non lo ha voluto, ritenendo più adatto ai suoi scopi delegare
al computer ogni cosa. E quella sera il software va in tilt, decidendo di testa
sua di abbinare le persona a caso, rompendo amicizie, allontanando
amanti e coniugi, compagni e gruppi. E nessuno si rende conto dell’idiozia alla
quale viene sottoposto, perché il sistema dei posti assegnati in questo modo è
ormai cosa accettata da tutti o quasi. Chi non accetta non va al cinema. O prendere
o lasciare.
Poco prima che lo spettacolo inizi, durante l’ultima
pubblicità, accanto a Deborah arriva un uomo, pure lui da solo, perché la sua compagna
è stata confinata al capo opposto della sala. Si siede cercando di dare poco
fastidio, si ripiega il giaccone e se lo sistema sulle ginocchia poco prima che
inizino i titoli di testa del film.
Verso la metà del primo tempo lei non ricorda che accanto c’è
quell’uomo, e non Arturo, e fa un commento a voce bassa. Subito si rende conto
dell’errore, e chiede scusa, ricevendo in cambio un sorriso che la
tranquillizza.
Quando la luce dell’intervallo si riaccende lei si scusa del
disturbo, ma lui sorride ancora, e finiscono per iniziare a parlare del film,
prima che il buio in sala torni di nuovo.
Alla fine dello spettacolo, quando mancano circa venti
minuti a mezzanotte, Deborah si ritrova con Arturo verso l’uscita, e accanto a
loro si è riunita pure la coppia di Martino (così si chiama l’uomo che si è
seduto accanto a lei durante la proiezione) e Lucia.
Sembra che tutto poi venga deciso con naturalezza, indipendentemente
dalle volontà dei singoli, e in quattro si ritrovano a cercare un locale aperto
dove stappare una bottiglia e scambiarsi gli auguri di mezzanotte.
Il posto non è lontano, si siedono nell’unico spazio che
trovano libero ed ordinano un brut, per festeggiare il Capodanno.
Arturo e Lucia sembrano un po’ tesi, ma in qualche modo
accettano la situazione. Deborah e Martino invece sembrano divertirsi sul
serio, e parlano del film, dei figli, del lavoro, delle vacanze, dei progetti
per l’anno che viene come se non aspettassero altro. È Martino che quando
portano la bottiglia nel secchiello del ghiaccio si offre di fare il botto al
momento giusto, e manca davvero poco, una manciata di minuti.
E manca davvero poco, dopo quella strana serata di San Silvestro
gestita da un software impazzito, perché Martino e Deborah non inizino a
vedersi. Prima in modo quasi occasionale, e poi sempre più combinato e consapevole,
sino al momento nel quale entrambi comunicano ai rispettivi coniugi che
intendono separarsi, ed iniziare una nuova vita, con un’altra persona.
Silvano C.©
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