domenica 31 luglio 2016

Esclusivi o escludenti?




Sono troppi i motivi che mi portano alle considerazioni che scriverò sotto, e sono quasi tutti relativamente recenti, perché non pensavo queste cose, non avevo queste idee, diversi anni fa. Involuzione, cinismo, scontro con la realtà, fine di illusioni o ideali, adattamento evolutivo, invidia, senso di inferiorità, disinteresse? Non so dire se uno o più degli aspetti appena citati sia una spiegazione, ma non mi dilungo, lascio ad altri la sentenza e passo oltre.

Se una pubblicità martellante mi dice che in un certo modo, usando un certo servizio, posso avere quella stanza di albergo al minimo prezzo possibile io inizio dubitare del buon senso comune. Ma come? Un luogo esclusivo offerto a prezzi stracciati che cosa avrà mai di esclusivo, e, inoltre, per quanto tempo potrà permettersi di essere esclusivo se guadagnerà sempre meno?
Non c’è logica previdente in questa sorta di catena di sant’Antonio per gonzi/furbi. I primi che sfrutteranno il mezzo ne avranno certo un vantaggio, poi il sistema entrerà in corto circuito e tutti ci perderanno. I clienti avranno meno servizi. L’albergo scenderà di categoria. Alcuni perderanno il posto di lavoro o diventeranno precari. Il creativo che ha avuto l’idea geniale, rotto il suo giochetto, dovrà inventarne un altro, e cercare qualche altra cosa da distruggere.

Si parla di chiudere alcuni passi alpini, oppure di imporre un pedaggio, e si creano fronti contrapposti. L’economia dei luoghi interessati è ovviamente coinvolta, e ci si divide essenzialmente tra il bisogno di proteggere il nostro ambiente e la necessità di mantenere viva l’economia di montagna. Ora certi luoghi sono ricchi, ma nel secolo scorso da questi stessi luoghi si emigrava per trovare altrove la possibilità di vivere. Serve equilibrio, senza prese di posizioni integraliste molto facili e già in alcuni casi evidenti. Il problema è anche decidere se desideriamo che certi luoghi diventino esclusivi per chi ha i mezzi economici o fisici per raggiungerli (cioè sia in salute e possa camminare per ore in montagna), oppure se li vogliamo mantenere aperti alla maggior parte dei turisti disposti, per raggiungerli, ad accettare code e disagi.

Un camper a Perugia negli anni ’70 creava curiosità, e veniva accettato in pieno centro senza alcuna limitazione. Allora erano pochi che se lo potevano permettere, era una situazione esclusiva. Oggi i camper sono malvisti quasi ovunque, sono apparsi da tempo sbarre e divieti. I camperisti hanno esagerato, ne hanno approfittato, ma ora sono tanti, non appartengono più ad un gruppo elitario, e vengono percetiti come barbari invasori, non certo come pionieri (pur se dotati di mezzi che sono negati a molti).

L’opera d’arte che ammiro al museo è stata prodotta da un artista spesso aiutato da un mecenate, e l’artista raramente apparteneva all’immensa platea dell’umanità costretta a misurarsi ogni giorno con i suoi bisogni elementari: mangiare e dormire sotto un tetto. Molti artisti non erano ricchi in gioventù, e neppure in tarda età, ma anche tra le classi meno abbienti sono apparsi geni che hanno saputo imporsi. L’impressione di fondo che ne ricavo è di una élite un po’ affrancata dalla miseria vera. 
Che dire di chi vorrebbe emergere oggi? Nulla, non dico nulla. 
Ritornando al generale penso che l’ozio (che deriva dal benessere) non generi solo vizi ma renda creativi, se si è predisposti ad esserlo, perché, tanto, di ignoranza sparsa a piene mani in ogni livello sociale non ne manca mai.
E i rapporti oggi tra amici ricchi e meno ricchi, ed il senso di inadeguatezza che alcuni possono provare (quasi atmosfera da Grande freddo), e la possibilità di includere e non escludere, e la suddivisione tra chi compra le imitazioni e chi si permette gli originali, e l’errore di voler quantificare in termini di cosa si possiede invece di qualificare in cosa si è? Problemi aperti, ammesso che possano essere problemi.
 
Mi sento un escluso a questo punto, forse ti chiedi? Mi avvalgo della facoltà di non rispondere. 

Oggi vedo le nuvole e sopra di loro le cime delle montagne che le superano, e non si fanno certo spaventare per questo.


                                                                                                              Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

sabato 30 luglio 2016

e perché mai dovrebbero sparire?

Ieri qui dicevo che a volte parlo con i morti, ed oggi ho avuto la notizia che se ne è andata per sempre Anna Marchesini. Di lei ho letto, da parte di una persona che non conosco, che accendi la televisione e al tg ti dicono che se n'è andata, per la prima volta Anna Marchesini mi ha fatto piangere. E come fai allora a non parlare con i morti, come riesci a non farlo, a non continuare un discorso interrotto?

Non è altro che riconoscenza che scatta per qualcuno, e non per tutti, perché probabilmente non tutti la meritano, ed è un modo per mantenere vivo il ricordo, contribuire anche se pochissimo a non far finire quello che è stato.

Ieri mi riferivo a libri che ho letto, leggo e leggerò. Ma le persone non lasciano tracce solo con i libri, ci sono mille modi per farlo. Certi attori seminano per anni, in attesa del raccolto, per quando loro stessi saranno raccolti dalla signora con la falce. E poi alcuni maestri, alcuni medici, alcuni politici, e migliaia di persone che sanno quello che devono fare, e lo fanno, senza chiedere nulla in più per ciò che è il loro dovere.

Vale poco poi chiedermi se in effetti io ci parlo veramente con i morti, già lo dicevo, non è questo che conta, è altro. Chi ora c’è e domani non ci sarà più per quale motivo dovrebbe sparire? Io non intendo far sparire alcune persone, anche se non le ho mai conosciute da vicino.
E perché mai dovrebbero sparire Marco Pannella, Enrico Berlinguer, Ray Charles, Gabriella Ferri, Adriano Franceschini, Giorgio Bassani, Louis Armstrong, Giuseppe Angelo Roncalli, Marietta Blau, Anna Marchesini, Enzo Jannacci e tantissimi altri?
Appunto, perché?

                                                                                                         Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

dormire


Se la vita non fosse tanto breve dormire avrebbe pure senso, ma non così, così non è giusto. Mi sembra ieri che non sapevo fare nulla, che cercavo solo qualcuno cui affidarmi per trovare sostegno ed aiuto ed ora, dopo tanti anni passati, ancora so fare quasi nulla ma non ho più quei sostegni di allora, sono divenuto io il sostegno di qualcuno, ed è una situazione che ancora non capisco come si sia potuta realizzare.

È ovvio che abbia maturato idee, che abbia capito cose, ma non ho capito nulla ancora, e dovrei dare pure risposte, o fingere di darle. Assurdo. Mi ritrovo a scoprire ogni giorno quanto sono ignorante, e il sapere che molti altri lo sono come me non mi consola, anzi, mi deprime ancora di più. Per fortuna, di tanto in tanto, trovo qualcuno preparato, nel suo campo, e, sempre per fortuna, ma anche molto più raramente, qualcuno preparato non solo nel proprio campo, ma preparato in senso lato, cioè disposto ad ascoltare, non solo a dire.

Insomma la vita è veramente breve, ed è per questo che finisco per parlare con i morti, a dire loro che avevano torto o ragione, ad aspettare una loro risposta che sembra non vogliano darmi. Stanno muti. Mi lasciano dire, mi lasciano dire, mi lasciano dire, ascoltano. E intanto devo dormire, non posso stare sveglio 24 ore e poi altre 24 e poi altre 24… e mi chiedi come ci parlo con i morti? Leggo i loro libri, mi immergo nelle loro storie, penso a chi ho conosciuto e non c’è più, e in questo caso mi è più facile, oppure soffro e provo rabbia per le ingiustizie subite da una donna, ebrea, una mente innovatrice e capace di fare ricerca in un campo presidiato da uomini, fuggita da Vienna perché arrivavano i nazisti, costretta a spostarsi da un luogo ad un altro per continuare a lavorare, senza avere mai una retribuzione adeguata al suo lavoro, e ottenendo pochi riconoscimenti. L’ingiustizia peggiore che dovette subire fu il non potersi curare perché non aveva potuto pagarsi un’assicurazione sanitaria. E morì in questo modo.

Io non so come posso poter dire di parlare con i morti. Magari non è vero, me lo sto solo sognando, ma mi piace l’avere la possibilità di poterla ricordare, dopo tanti anni, renderle appena un po’ di giustizia, quella che non ha avuto in vita. E se dormire mi aiuta a sognare in questo modo allora va bene. La vita è breve ma posso anche dormire, non è tempo sprecato.

                                                                                                           Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

mercoledì 27 luglio 2016

A chi serve?




A chi serve? È una delle domande che un investigatore si fa quando deve trovare il responsabile di un delitto non ancora individuato. La letteratura poliziesca, i film di genere e la stessa cronaca, a volte più romanzesca di quanto produce la fantasia.

Mi voglio limitare e farti una sola domanda, qui, e non ho nessuna intenzione di darti risposte. Del resto di risposte ed interpretazioni dei fatti io e te ne leggiamo già troppe, quindi la mia opinione sarebbe superflua. Io mi limiterò ad alcune semplici osservazioni, poi ti farò la domanda. O meglio, te la ripeterò, perché non ho saputo evitare di anticipartela.

La rabbia e l’odio aumentano, la diffidenza verso gli altri cresce, come l’insofferenza verso tutti coloro che sono appena un po’ diversi.

I moderati che cercano il dialogo sono relegati in un angolo, parlare di pace diventa da deboli, da venduti al nemico, da senza fede, da persone che non hanno valori.

La sacra difesa dei nostri valori e della nostra cultura porta a cercare la guerra, ad allargare il problema senza risolverlo (perché, non scordiamolo, il problema è nato in seguito a guerre per il dominio e la sottomissione di intere popolazioni, e poi proseguito con politiche miopi di gestione dei conflitti).

Accogliere chi fugge da guerre diventa sempre più difficile perché da come ci viene raccontata la situazione (ed in diversi casi certamente è così) chi arriva non vuole accettare il nostro modo di vivere. Il fatto che non abbiamo leggi adatte o non sappiamo applicare quelle che abbiamo non sembra un argomento interessante.

Qualcuno soffia sul fuoco cavalcando l’onda dello scontento e della paura per avere più seguito in televisione, sui giornali, nei movimenti e partiti politici, sui social, sui blog e sui siti, e anche nella vecchie e mai tramontate chiacchiere da bar. Che si ragioni in modo razionale e senza alzare la voce oppure offendere è raro.

Se si andasse al voto in un qualsiasi Paese europeo domani, vincerebbero (o guadagnerebbero moltissimo) le destre, i nazionalisti, i contrari all’Unione Europea, i razzisti ed i populisti.

Un serio movimento di liberazione di popolazioni oppresse non dovrebbe avere interesse a martirizzare la sua stessa gente, a creare attorno a sé una reazione ed una corsa alle armi, esattamente come se facesse, in questo, il gioco degli avversari.

Si parla troppo di religione, che ha le sue colpe, ma non a sufficienza di interessi economici, che sono il vero motore e regolatore delle nostre vite.

Si sfruttano come argomenti a favore della propria tesi gli emulatori (come quei pazzi che gettavano dei sassi dai cavalcavia) o chi era seguito dai servizi di igiene mentale e ha ritenuto di vedere che effetto che fa.

La situazione è quella che ho descritto, per come la vedo, ma allora a chi giova il terrorismo? Quindi, domanda fondamentale: chi muove i terroristi?

(Le domande sono due, non una... è vero...)
                                                                                                   Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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