Rifuggire la propria immagine pubblica può far
parte di eredità genetica (o di comportamento appreso in età precoce) oppure
essere una scelta arrivata dopo nella vita, per motivazioni coscienti e
consapevoli, anche se è impossibile generalizzare volendo applicare a tutti qualche
analisi specifica.
Riflettendo meglio si potrebbe concludere che
una possibilità verosimile sia la combinazione di entrambe le modalità, e cioè
che qualcuno sia predisposto per sua natura alla discrezione e che in seguito
le esperienze della vita lo abbiano spinto ancor di più in questa direzione.
Certamente alcune persone amano stare sotto i
riflettori, essere riconosciute quando vanno per strada o nei luoghi pubblici,
e rinunciano alla loro vita privata che possono avere solo quando sono al
chiuso in luoghi esclusivi e tra amici e parenti. Ad altri invece la notorietà,
che pure fa parte del mestiere, non è molto gradita, e ne subiscono le
conseguenze come l’altra faccia di una medaglia alla quale non rinunciano o non
possono rinunciare.
Se si vive in una piccola comunità l’anonimato
è impossibile, ed i rapporti sociali regolano ogni momento della propria vita
tra quelle poche strade, quelle stesse case, quei volti di sempre e quelle
amicizie nate all’inizio di tutto. Se ci si allontana tuttavia, con dolore magari,
poi non si può più tornare.
Quella piccola comunità è divenuta troppo
piccola, quei pensieri e quei giudizi ora non sono più accettati come naturali perché
non vogliono tener conto che si cambia, o che si pensa di essere cambiati.
Il piacere di camminare in una grande città
scoprendola, entrando in un negozio, visitando un museo, sedendosi su un
muretto a guardare gli altri è impagabile. Lo è anche trovare qualcuno che ci
riconosce, ovviamente, e col quale si scambiano parole e ci si confronta, perché
lo scopo finale non è diventare invisibili, ma essere solo meno visibili alla massa.
Stare in società evitando gli aspetti negativi
del controllo sociale insomma, come regola di vita che presuppone un equilibrio
impossibile, fatto di fughe e di approcci, di contraddizioni, perché un
vero anonimo, probabilmente, a meno che non si dia a vita di clausura o diventi
un eremita, non vuole essere completamente anonimo.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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