Sono
arrivato tardi, accidenti, ed ora? Non mi succede quasi mai, lo sapete tutti…
ma dove siete tutti?
Non
credo sia tanto grave se un pomeriggio d’estate, dopo pranzo, dopo aver fatto
tutto quello che dovevo, ed aver pure messo in ordine la cucina, perché sono io
il cuoco di casa, e non per dovere, ma perché mi piace esserlo, mi sono
appisolato, solo un po’, mentre stavo leggendo un libro di una ex cantante famosa
bravissima a scrivere, e che invidia per chi sa scrivere così, mentre io mi
devo accontentare di copiare, imitare, citare in modo indiretto ed un po’ traditore,
e scrivo su questo blog pensando magari di essere chissà chi, mentre sono solo
uno dei milioni che scribacchiano, trovando però soddisfazione nel farlo, non
in ritorni di pubblicità o di fama o di denaro, e poi cosa c’entra, non lo so, e
tra le altre cose, mi piace far la spesa, e non disdegno il bucato a mano o in
lavatrice, ma mi perdo, stavo dicendo che sono arrivato tardi e non mi succede
quasi mai, me lo dicono a volte che mi ripeto, ma l'ho detto già, e poi devo smettere con questo
periodo troppo lungo e questa punteggiatura fatta di sole virgole, che non fa
capire quasi nulla, come se ci fosse da capire chissà ché.
Mi
guardo attorno nel salone vuoto, dove sino a stamattina la confusione regnava
sovrana, con persone che non volevano stare in coda, altre che si lamentavano
per il caldo (le stesse che si lamentano del freddo in inverno, o della pioggia
quando piove, e del lunedì il lunedì), e chi si guardava attorno stranito,
sperduto, fuori posto. Ma forse che io mi sento a posto dove sono? Siamo dove
siamo, il tempo non lo si può scegliere, forse, e sottolineo forse, si può
scegliere il luogo, ma nutro dubbi in proposito. Lascio una forma dubitativa, è
meglio.
Mi
sono perso di nuovo, scusa. Ma dove sei che non ti vedo? Almeno tu che mi
ascolti di solito, pure tu dicevo, non ci sei? Ho quasi l’impressione di
parlare e che nessuno mi ascolti, e non è piacevole. Non amo la gente, la
troppa gente intendo, ma che non ci sia nessuno no, neppure quello mi piace, ed
il salone è assolutamente vuoto, sento solo il rumore dei miei passi.
Ora
che sono fermo sento il mio respiro, e se trattengo il respiro il pulsare del
cuore, nelle arterie. Non chiedermi di fermare pure il cuore, lui fa di testa
sua, e intanto ho ripreso a respirare dopo la breve apnea, ma il silenzio
rimane.
Tutto
è in ordine, non un foglio fuori posto, non una scritta sulle pareti, sparita pure
quella nell’angolo vicino al cestino dei rifiuti di un vandalo letterato che confondeva però quella
famosa città ora in Turchia con la ragazza che aveva deciso di lasciarlo,
presumo, per un altro un po’ più educato e meritevole delle sue attenzioni. Ma come
è possibile che adesso, in un’ora come questa, sia tutto vuoto? Sono in
ritardo, lo so, mi ero assopito, l’ho già detto, non mi capita quasi mai di
mancare ad un appuntamento o di arrivare dopo gli altri, ma ora non so che
fare.
Ho
corso, quasi zoppicando, per arrivare. Ho guardato l’orologio, che però
adesso si è fermato, ed ero ancora lontano. Non credo di aver impiegato più di
un quarto d’ora per arrivare, ed ora sono qui, ci sono, ma è tardi. Ho corso perché
appena sveglio ho letto su un biglietto, che ora non trovo più: La fine del
mondo è per oggi alle 17. Ho pensato ad uno scherzo, ad una citazione poetica,
e sono venuto nel luogo indicato, qui, con un po’ di curiosità incredula. Ma sono
arrivato tardi. E adesso?
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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