Mi
spaventa sempre la resistenza che si oppone al mutamento ragionevole, dettato
dalla cronaca o dalla storia, dai bisogni individuali o sociali.
Mi
fanno paura in modo simile due tipologie di persone: coloro che rifiutano ogni
cambiamento, legati ad una sorta di ortodossia che si sono imposti, un po’
conservatori o reazionari, e coloro che vorrebbero tutto e subito, i rivoluzionari
guerrieri insomma, refrattari al dialogo ed all’immancabile compromesso che
sempre ne deriva.
E
non so poi definire una terza tipologia, quella del tutto o nulla, ma confesso
che in costoro vedo molta ipocrisia. Cioè queste persone sarebbero disponibili
a mutare le cose, a condizione però che si faccia sul serio ed in modo
completo, come se questo fosse l’atteggiamento più intelligente in un momento
di complessità crescente nei rapporti umani, nella società e ad ogni livello.
O luce o tenebre insomma, senza deboli incertezze. Ma quando mai.
O luce o tenebre insomma, senza deboli incertezze. Ma quando mai.
Penso
ad uno studioso trentino, vissuto in tempi post conciliari, con una Chiesa
ancora saldamente arroccata su posizioni da controriforma e che ebbe l’ardire
di pensare da uomo libero e di non volere mecenati che lo avrebbero limitato.
Osò contestare il termine strega in tempi troppo vicini ai processi ed ai roghi per quelle sventurate (e per gli sventurati maghi, o come erano definiti), ed il suo vescovo non la prese molto bene. Poi sostenne pure che un tale santo, oggetto di devozione popolare, santo non era per nulla. Il vescovo mise al rogo il suo libro, non lui, che morì senza saperlo poco dopo. Quella Chiesa non volle capire, oppose resistenza, ma si dovette arrendere, e circa un secolo e mezzo dopo quel santo sparì dal calendario liturgico. Lo studioso aveva vinto, con la sola forza della sua ricerca storica e con la lettura di antichi documenti.
Osò contestare il termine strega in tempi troppo vicini ai processi ed ai roghi per quelle sventurate (e per gli sventurati maghi, o come erano definiti), ed il suo vescovo non la prese molto bene. Poi sostenne pure che un tale santo, oggetto di devozione popolare, santo non era per nulla. Il vescovo mise al rogo il suo libro, non lui, che morì senza saperlo poco dopo. Quella Chiesa non volle capire, oppose resistenza, ma si dovette arrendere, e circa un secolo e mezzo dopo quel santo sparì dal calendario liturgico. Lo studioso aveva vinto, con la sola forza della sua ricerca storica e con la lettura di antichi documenti.
Oggi
si discute di come si può chiamare una donna a capo di un municipio. Meglio sindaca,
più rispettoso del genere e della dignità della donna, oppure sindaco, termine
ufficiale e riportato nella legge? Alcune donne preferiscono, ancora e giustamente,
sindaco, perché sentono che è più autorevole, ma sbagliano, vorrebbero evitare il
mutamento che non si fermerà per il timore o la volontà di un singolo.
Ed il mutamento nelle parole fa paura, destabilizza, fa sentire ridicolo ciò
che invece è molto serio. Ed è esattamente come opporsi alle onde. Perfettamente
inutile. Le onde hanno dalla loro la pazienza infinita del movimento continuo
mentre l’uomo può costruire solo scogli artificiali e destinati a consumarsi.
E
poi la morte, sicura come solo lei può essere, non si oppone al mutamento, lo
asseconda, termina le cose e lascia spazio al nuovo, e con lei non si può
scherzare, veramente, mai. Ci si può soltanto abbandonare, come quando ci si
lascia trasportare dalla corrente senza paura, sapendo che da qualche parte quella
spinge, e da quella parte si arriva, prima o poi, senza aumentare gli sforzi.
La morte potrebbe tuttavia innamorarsi, quello forse potrebbe fare, ed allora, visto che lei è la più forte, chissà cosa potrebbe cambiare.
La morte potrebbe tuttavia innamorarsi, quello forse potrebbe fare, ed allora, visto che lei è la più forte, chissà cosa potrebbe cambiare.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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