martedì 12 novembre 2024

Tre fossili viventi

Due di questi sono un pesce ed un albero.

Il pesce che mi piace ricordare è la Latimeria, che quando venne pescata nel 1938 creò meraviglia perché di questa specie se ne conoscevano solo esemplari fossili. Da allora ne sono stati trovati anche altri, tutti viventi a grandi profondità. Sono considerati fossili viventi e sono protetti perché rischiano l’estinzione.

L’albero è il Ginkgo biloba, originario della Cina e caratterizzato da foglie con forma bilobata e nervature primitive, senza ramificazioni. Nel caso qualcuna di queste si rompa la lamina fogliare oltre l’interruzione si secca non avendo possibilità di ricevere alimentazione dalle aree vicine. Quando studiavo botanica a Ferrara riuscii a far nascere in vaso una piccola piantina che resistette un paio di anni. Quando te ne parlai come di una pianta particolare e rarissima, cosa che in effetti non è del tutto vera, tu mi prendesti in giro perché di queste piante ne vedevi ovunque, sia al Parco Massari a Ferrara sia in viali e giardini n Trentino.

Il terzo fossile vivente non sto a descriverlo, lo hai conosciuto molto bene. Ciao, Viz.

                                                                                            Silvano C.©

                           (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

lunedì 11 novembre 2024

… sapendo di mentire

Onesto sino in fondo mai. Ho un prezzo che non è necessariamente quantificabile in denaro, e uso in parte la menzogna anche per darmi consolazione. Esagero? Non lo so. Immagino che anche altri mentano in qualche situazione, o siano semplicemente reticenti o tacciano. Credo che esista l’onestà e che molti siano onesti, che mi dicano veramente quello che pensano e che si comportino con maggior serietà del sottoscritto. Un semplice esempio poco impegnativo? Non ho mai vissuto l’assenza di pensieri, ne ho sempre avuti, e alcuni sono stati capaci di togliermi la tranquillità o di farmi riposare peggio. Anche i sogni, in tempi recenti, mi accompagnano con maggiore insistenza e confondono il vero col verosimile o con l’immaginario.

Alcuni in passato mi hanno definito splendido o hanno usato espressioni simili, e ne sono loro grato. Sono stato spesso venale e poi ho capito che sbagliavo. Ho mentito a me stesso dicendomi che ero migliore perché tale venivo descritto.

In sintesi posso dire di essere mai stato felice? Probabilmente lo sono stato, e in quei momenti non me ne rendevo conto. Ricordo come se fosse ora quando, passeggiando sulle mura di Ferrara con te, incontrammo il mio relatore della tesi universitaria, allora professore associato credo, ma su questo non sono sicuro. Scambiammo alcune parole, vi presentai, e a me uscì un mah. Lui fu pronto a dirmi: chi dice mah cuor contento non ha. Quindi io, che in quel momento pensavo di stare bene, venivo letto come sostanzialmente non soddisfatto, non felice insomma. Ed è bastata quella frase fatta a farmi dubitare. Non rammento adesso cosa ci dicemmo dopo averlo salutato, quello è scomparso dalla memoria. Per il resto, lo sai, io ti ricordo come mi è concesso, a modo mio, selezionando e rimuovendo, amplificando e rimpiangendo. Ciao, Viz.

                                                                                            Silvano C.©

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domenica 10 novembre 2024

Felici e contenti

In alcune fiabe l’ultima frase spiega che i protagonisti poi vissero per sempre felici e contenti. Essendo fantasia la fiaba, va bene che anche il finale segua la fantasia. Non tutte però finiscono così. Ad esempio certe fiabe che mi raccontava mio nonno quando ero bambino a volte avevano un finale tragico, eppure mi piaceva quando me le raccontava e solitamente chiedevo che me le ripetesse, appena ne avevamo la possibilità. Quel bambino è cresciuto molto, intanto, e quel nonno è partito per il suo viaggio definitivo proprio nei giorni nei quali quel bambino si sposava. Allora però quel bambino era veramente un bambino, ed era figlio unico, prima che arrivasse il fratello. Adesso non saprei dire se allora mi sentissi felice e contento, non so ricordarlo, probabilmente non ci pensavo, non vedevo altri modi e non immaginavo di avere scelte. Associo ogni mia azione di quei tempi all’inconsapevolezza, alla semplice ricerca del piacere, della via più semplice e meno pericolosa. Fu solo il progressivo aggrovigliarsi della mia vita con quella di altri coetanei a complicarmi le cose, ad obbligarmi a capire lentamente e in modo consapevole che alcune cose erano bene ed altre erano male. Prima erano solo dati di fatto appresi senza chiedermene il perché. Ora, molti anni dopo, l’idea di essere felice e contento l’associo direttamente all’assenza di pensieri. Riportarmi indietro nel tempo non mi aiuta. Eppure, testardamente, è quello che ormai perseguo malgrado ogni altra considerazione. E altrettanto testardamente immagino il futuro, un po' mi ci preparo, sperando che vada tutto bene. Ciao, Viz.

                                                                                            Silvano C.©

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sabato 9 novembre 2024

a volte si sopravvive

Ci sono vari metodi che permettono di non far materializzare le paure. Loro ci provano, non sono soddisfatte di essere semplicemente citate, descritte o temute, vorrebbero realizzarsi, e sanno che hanno qualche possibilità di riuscirci. Pure io so che alcune ce la fanno, e magari non sono necessariamente quelle ricordate più frequentemente. Certe paure sono irrazionali, prive di vere probabilità, e basterebbe ragionare per tenerle lontane. Magari. Magari fosse vero. Non ce la fanno a realizzarsi ma i danni li fanno comunque. Altre paure andrebbero solo prevenute, evitando le situazioni che le fanno nascere. Ad esempio non mi sogno neppure di camminare su un cornicione, di salire su una ferrata in montagna o di lanciarmi con un paracadute; almeno dalle paure che potrebbero venirmi in quei casi so stare alla larga. Per tutte le altre a volte mi arrendo e so che potrebbero sopraffarmi. E allora evito di parlarne, o di farlo troppo spesso. Se ne parlo tento di usare l’ironia per esorcizzarle. E poi provo a distrarmi, con qualche successo, dedicandomi ad altro. So che la Signora mi aspetta al varco, che ci sono mille cose che potrebbero andare storte, lo so. Ma non è che posso stare tutto il giorno ad aspettare il peggio, no? A volte capitano anche cose positive e belle, a volte alcune conseguenze non sono gravissime, a volte si sopravvive. Ciao, Viz.

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venerdì 8 novembre 2024

Delirio emotivo

Fingo di capire e non ci capisco nulla. Tento inutilmente di darmi un contegno mentre attorno tutti quelli che in qualche modo mi si avvicinano capiscono meglio di me chi sono e in quale stato mi trovo: confusione assoluta. Metto in atto strategie che potrei definire palliative, anche se l’aggettivo per me è odioso, e che sicuramente non hanno effetto placebo perché continuo a non sapere esattamente dove andare, cosa fare, quando iniziare e quando smettere, chi contattare e chi lasciar perdere, in quale nuova impresa buttarmi per avere un motivo. Nell’incertezza mi appoggio a quello che mi dava forza un tempo e ai doveri che mi sono rimasti e che non posso deludere. Tuttavia si tratta sempre di un futuro che viene dal passato, e per forza di cose applico modelli che si basano sulle esperienze che ho avuto a volte decenni fa. Chi conoscevo giovane non lo è più, e questo mi fa rabbia. Nessuno ha il diritto di cambiare o invecchiare senza il mio permesso, né nel suo aspetto fisico né nel suo modo di essere. Certi malumori sono inaccettabili, certe problematiche insopportabili, voglio solo persone che sorridano e mi colgano nella mia forma migliore, che mi vedano e pensino sinceramente che sia migliore. Solo così potrò esserlo, migliore, e abbandonare vizi e depressioni latenti. Che tu mi manchi l’ho già detto mi sembra, no? Il guaio è che a volte ho la sensazione che neppure mi ascolti più. Ho fatto male a leggere l’oroscopo, oggi, sembra che voglia accusarmi di vivere nelle nuvole, e in fondo non ha torto. Ciao, Viz.

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giovedì 7 novembre 2024

Sulla luce

Sono appena tornato a casa dopo due passi fuori. Come dicevo ieri l’ho fatto per uscirne, anche se so che è un’illusione. Vivo a Rovereto e attorno a casa non ci sono strade completamente al buio, quindi malgrado il sole fosse già tramontato ho sempre trovato un lampione o un’altra luce accesa a farmi vedere dove mettevo i piedi. Molte finestre ormai erano illuminate, prova che all’interno delle stanze c’era qualcuno. È la luce l’entità fisica che probabilmente associo maggiormente alla vita, anche perché è grazie alla luce che posso vedere, e così capire. Mia madre ha sempre detto che in casa le luci le voleva accese, che dopo avrebbe trascorso anche troppo tempo al buio. Da giovane lei aveva vissuto in case senza l’illuminazione che poi avrebbe avuto più tardi, ed è questa primitiva mancanza che le ha quasi certamente fatto nascere il bisogno di luce più tardi. Io non ho mai vissuto questa sensazione, con la luce ho anche potuto giocare scegliendo il tipo di illuminazione che più mi piaceva. E durante gli anni della camera oscura, quando sviluppavo le foto in bianco e nero, avevo una luce rossa alla quale ero abituato e che mi permetteva di capire ciò che stavo facendo. Mentre l’inverno si avvicina e immagino come sarà quando scenderà la neve, penso che a fare la differenza tra un inverno esteticamente bello ed uno brutto sia la presenza o meno di qualche fonte di illuminazione. Basta una semplice candela o il ciocco in un camino o una piccola lucetta davanti ad una baita a creare la magia della notte con la neve. Sicuramente si esagera ormai con le luminarie natalizie, il motivo è ovviamente commerciale ma tocca volutamente una nostra emozione per spingerci ad allentare i controlli e comprare. Ed è la luce che ogni notte, dove non sei, tiene compagnia a te e a tutti quelli che, neppure loro, stanno lì. Ciao, Viz.

                                                                                            Silvano C.©

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mercoledì 6 novembre 2024

stupidaggini

Ad ogni problema una possibile soluzione, non certo la sola, ma una possibile sì. Per vincere la solitudine dopo una certa età ad esempio, quando si sono stratificate, col passare dei decenni, le abitudini e i bisogni di avere i propri spazi non invasi dall’altro/a puoi decidere di continuare a vivere ognuno nella propria casa vedendosi quando se ne sente la necessità condivisa. Quando capita di perdere un po' la memoria e non si vede una persona tutti i giorni possono nascere curiosità e quindi domande che alla prima occasione si vorrebbero fare. Il metodo che puoi utilizzare è quello della lista della spesa, coi vari temi in sequenza e ordinati per non dimenticarne nessuno, col risultato comico però di sottoporre quella persona ad una interrogazione come se dovesse superare un esame. Valuta se è il caso di farlo. Se il problema è che non ti chiamano, chiama tu. Capirai subito se hai fatto bene o male a farlo. Se non riesci in alcun modo a vedere come uscirne, esci letteralmente da casa e cammina, oppure leggi, oppure tenta di dimenticare. Prima o poi le cose cambieranno, come non si sa, ma cambieranno.

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lunedì 4 novembre 2024

Dove vanno?

Gli uccelli migratori vanno a cercare la stagione adatta alla loro sopravvivenza, lo fanno da millenni, loro vanno e poi tornano, lo insegnano ai nuovi nati che lo trasmetteranno poi ai loro figli. Vanno dove li spinge la loro natura.

Le ombre in pieno sole si nascondono, non hanno i mezzi per mostrarsi sempre, forse sono un po' vigliacche in questo, non saprei giudicare. Il fatto che osservo, e che tutti possono verificare, è che tornano pure loro, quando scende la sera o le luci perdono in parte il loro potere. Alcune ombre mi spaventano, altre le aspetto, altre le ho semplicemente create e non esistono se non nella mia fantasia.

Tutti quelli sempre sopraffatti dagli impegni, ai quali non basta un giorno di 24 ore, li vedo correre per raggiungere la meta che sembra prenderli in giro spostandosi inesorabilmente più lontano. Per alcuni anni sono stato tra loro. Era un tempo diverso. Pensavo di avere il potere nelle mie mani, e pensandolo un po' l'ho avuto. Adesso mi chiedo dove andavo, adesso che sono sempre qua.

Dove vanno a cercare altro chi si muove su enormi navi da crociera, su ogni mezzo diretto altrove, anche sulle ali della fantasia? In questo caso la meta è nota, a volte è scritta su un biglietto o sui social, ma la domanda giusta sarebbe un’altra in questo caso: hanno trovato quello che cercavano?

E poi ci sono loro, che non sappiamo dove siano andati (ognuno la pensa diversamente) e che spesso pensiamo. Ci mancano e noi restiamo con questa e altre domande senza alcuna risposta. Abbiamo qualche idea ma nessuna prova. Ed ogni giorno che passa aumentano solo le domande perché ogni nuova risposta genera troppe nuove domande. Arrivederci, Viz, non ti faccio nuove domande.

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domenica 3 novembre 2024

Ma 'ndo vai

Mi dicono che, ora che sono in pensione, posso andare dove voglio con maggiore libertà, via dalla pazza folla e dai luoghi più frequentati approfittando in particolare della bassa stagione, cosa che gli altri solitamente non possono fare. Già, in teoria non hanno torto, ma occorre avere qualcuno per condividere i viaggi. Molte volte sono andato da solo, anche prima di conoscerti, in luoghi che per qualche motivo mi interessavano, e sono andato anche con persone che, alla fine, non mi hanno lasciato il desiderio di rifarlo con loro. Ho già dato come tipo di esperienze, non sono interessato a ripeterle. Quindi solitamente non vado, o se vado mi adatto a tempi molto brevi. Conosci i motivi. Con te, in questi anni, saremmo stati spesso a Ferrara e da quel campo base ci saremmo allargati attorno a visitare la provincia e tutti i posti che si possono raggiungere attorno, che sono tanti. Tu però hai dovuto partire per un altro tipo di viaggio, troppo presto, hai cambiato le carte in tavola dei miei progetti in maniera micidiale. E poi sono successe cose non previste, oggi ho dei vincoli che mi limitano, non ultima una bella gatta un po' cicciotta che giustamente ha le sue esigenze. Quindi mi muovo meno di un tempo, la cosa mi spiace ma l’accetto. La situazione potrebbe essere diversa e peggiore, quindi va bene così. Vorrei poter fare viaggi invisibili, viaggi impossibili con te, ovunque, senza una meta precisa o prioritaria. Qualcuno ruba i sogni, non so chi sia, io quelli non li so rubare anche se nel mio oroscopo leggo che per indole sono portato a sognare, quindi li vivo confondendoli con la realtà. Leggo più di un tempo, questo è un modo alternativo di viaggiare, e cerco di camminare, arrivo dove anni fa solitamente andavo solo in auto. Senza esagerare, ovviamente. Arrivederci, Viz, al prossimo sogno.

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sabato 2 novembre 2024

I giorni dei morti

Ho una certa idea che non mi fa piacere. Magari sbaglio, ma credo che abbia ottenuto molto di più tu, senza scatti d’ira o inutili nervosismi, di quanto posso aver mai ottenuto io, e questo malgrado a lungo mi sia in qualche modo vantato o abbia semplicemente pensato di fare le cose più intelligenti e, comunque, di essere più furbo; sei invitata a non ridere. A volte ho ammesso gli errori fatti, e di questo devi rendermene atto, ma non penso sia sufficiente anche se è stato meglio di nulla. Cosa resterà di quello che ho detto e di quello che ho fatto? Credo ciò che ho fatto, o meglio, come mi sono comportato. Non sono le parole che educano o lasciano il segno, perché alla fine restano i gesti, le improvvisazioni, le azioni per istinto, le vere rivelatrici. Non posso assolvermi né condannarmi, ma in queste giornate di memoria dei morti, ripensando alle persone che mi sono state più vicine e che ho perduto, un confronto con loro mi viene quasi naturale. Di tutte so che, anche se talvolta mi hanno in qualche modo ferito, mi hanno regalato infinitamente di più. Non si tratta di perdonarle, non è quello che intendo, ma di vedere che la bilancia alla fine pende a loro favore. Ho anche l’idea che quest’anno ai cimiteri sia andata meno gente, e che abbia portato meno fiori. Pure i fioristi sono sempre di meno, come molte altre attività i cambiamenti nei consumi li stanno danneggiando. Arrivederci, Viz, alla prossima vita, se ci sarà.

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venerdì 1 novembre 2024

Pazzi tutto l’anno

Non so cosa pensare delle festività imposte, delle ricorrenze importanti per non dimenticare, delle giornate mondiali dedicate a… Sulle festività imposte e non sentite, sia religiose sia civili, stendo il velo della pietà, tento di non curarmene, alcune non le celebro oppure le subisco. A volte mi fanno piacere come occasione per un regalo, ma recentemente le vivo come un peso che porta memoria dolorosa per le assenze sempre più numerose. E queste assenze mi spingono a perdere il senso della realtà, la comprensione della differenza tra giusto e sbagliato. Delle ricorrenze ipocrite per non dimenticare ne penso male, molto male. Inutile lavarsi la coscienza fingendo di non voler mai dimenticare chi è caduto in guerra, sul lavoro, per una violenza, per uno sterminio di massa. Uno dopo l’altro tutti scorderemo e tutti saremo scordati. Infine le giornate mondiali dedicate a qualcosa di oggettivamente importante ormai sono troppe, molte alla fine sfuggono anche senza volerlo. La cosa giusta forse sarebbe vivere ogni giorno pensando ad alcune di queste giornate o festività e non farlo una sola volta all’anno. Andare al cimitero solo due giorni all’inizio di novembre è tradizione per alcuni ma non per me, io ci vado ogni giorno. Però sarei da curare e da recuperare ad una vita vissuta nel presente e non solo ricordata, quindi io né faccio testo né sono esempio per nessuno. Meglio Carnevale in fondo, che si celebra esplicitamente come presa in giro e tradizionalmente, per una sola volta all’anno, è lecito impazzire. La locuzione latina Semel in anno licet insanire è perfetta per spiegare il concetto, anche se io per certi aspetti sono pazzo tutto l’anno, e, come giustamente detto da Basaglia, nessuno è normale se visto da vicino. Arrivederci, Viz, un giorno ci rivedremo, forse. E mi prenderai per il culo in modo magistrale oltre a farmi pesare la mia stupidità.

                                                                                            Silvano C.©

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